Messina Denaro, parla l’autrice del ritratto: “Compratore sparì dopo l’acquisto”

L’intervista esclusiva all’autrice del quadro: “Non so come è arrivato a casa della madre di Messina Denaro”

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Dopo l’arresto dell’ultimo dei Corleonesi, Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio 2023, viene misteriosamente ritrovato un ritratto del boss nella casa della madre. Nel 2009, l’opera era stata esposta a Salemi, in una mostra intitolata Facce di Mafiosi e che riportava i ritratti di varie personalità associate a Cosa Nostra. Vittorio Sgarbi era il sindaco del comune, che dista poco più di 20 chilometri da Castelvetrano (cittadina d’origine di U Siccu), l’assessore era Oliviero Toscanil’autrice della tela Flavia Mantovan. Dopo aver sentito le verità del critico d’arte, al termine della sua lezione su Antonio Canova alla Ripartenza 2023, abbiamo deciso di intervistare anche Flavia Mantovan.

L’ha sorpresa vedere il suo ritratto a casa della madre di Matteo Messina Denaro?

“Assolutamente sì. Io sono una mamma e vivo a Milano. Ho scoperto che il ritratto è finito nelle mani della madre di Matteo Messina Denaro grazie a mia sorella, che vive in Inghilterra, e mi ha mandato il link dell’articolo di Repubblica. Nell’intervista sono state fatte illazioni, facendo anche… diciamo così… delle ipotesi sul quadro. Per esempio, che era stato compiuto con una tecnica superata degli anni 70, oltre a non aver condiviso ‘l’interpretazione diabolica’ che io avrei dato al ritratto. E ringrazio per aver corretto l’articolo”.

Per caso sa o ha idea di come ci è arrivato?

“Nel 2005, appena prima dell’arresto del boss Bernardo Provenzano, accettai di fare questi dipinti, su incentivo della galleria Horti Lamiani di Roma. Doveva essere una sorta di esercizio e di gavetta, anche perché io dipingevo Angelina Jolie o Leonardo Di Caprio, ritratti ovviamente diversi da quello di Matteo Messina Denaro. Dopo che Sgarbi diventò sindaco di Salemi (2008), io stavo negli Stati Uniti, quando decise di dare il via alla mostra per il Museo della mafia, aperto nel castello normanno-svevo”.

E…

“Sgarbi ha trovato tra le foto inviate anche alcune di Falcone e Borsellino, ma ha deciso di mettere solo le facce di mafiosi. Io ho esposto il ritratto di Matteo Messina Denaro ed altre 19 tele. Dopo due mesi, comunque, coi quadri pronti, facciamo apertura per dare scalpore. La mostra rimase aperta per un po’ (13 giorni), e poi i quadri finirono a Roma. Il gallerista che ha venduto l’opera fu Carmine Siniscalco dello studio S a Roma, morto nel 2017”.

E chi fu l’acquirente?

“Non so chi lo ha comprato. Ma dopo qualche mese, Sgarbi contattò la galleria per conoscere l’acquirente del quadro e chiedere di poter esporre il ritratto a nuove mostre. L’esito fu negativo, senza che non rispondesse neanche al cellulare. Contatti zero”.

Qual è il messaggio che ha voluto trasmettere con il ritratto del boss?

“La corona aveva la funzione di indicare la funzione di Messina Denaro, che in quel momento era il boss dei boss. Gli occhiali infuocati volevano dare l’idea ed un segnale di paura, di un personaggio forte. La mia intenzione era quella di rappresentare la personalità corretta e di dare la possibilità di emozionarsi e riflettere. Ed anche l’idea di Sgarbi era quella di esporre il ritratto per ricordare e trasmettere comunque sensazioni di paura. La nostra operazione artistica con Sgarbi e con il museo della mafia aveva la funzione di storicizzarla… mostrare il lato spaventoso per ricordare le vittime per mano mafiosa”.

Matteo Milanesi, 26 gennaio 2023

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