Michele Santoro marcia, Putin ringrazia e lui vuole querelare Myrta Merlino. Domenica scorsa Michele Santoro ha organizzato una marcia per la pace diffusa, cioè tante piccole marce contemporaneamente in tante città italiane, mentre nelle stesse ore a Roma sfilavano dei filo-Putin dichiarati.
Il solo accostare i due eventi, come ha fatto sulla Sette Myrta Merlino, ieri mattina nel suo “Aria che tira”, ha mandato su tutte le furie Santoro, che ha fatto irruzione in diretta telefonica nel programma “minacciando sfracelli”.
Io invece credo che l’accostamento non sia improprio. Stare dichiaratamente al fianco della Russia, come hanno fatto i fans di Putin, e chiedere il disarmo dell’Ucraina, come hanno fatto i pacifisti Santorini, sono infatti due facce della stessa medaglia. Anzi, direi che i primi sono più coerenti e coraggiosi, mentre i secondi si dicono equidistanti sì, ma in realtà arrivano sullo stesso obiettivo dei filo-Putin: gli ucraini devono smetterla di sparare il più presto possibile indipendentemente da cosa fanno i russi, perché anche un bambino capisce che questo sarebbe il finale se l’Occidente desse retta a Santoro e smettesse di rifornire l’Ucraina di armi e munizioni.
Il fatto che un giornalista che si professa libero e indipendente, e che per questo in carriera ne ha combinate di tutti i colori, minacci una querela, dice bene quanto si allunga la sua coda di paglia, di quanto deboli siano le sue argomentazioni, di quanto corto circuito logico ci sia nel chiedere una pace astratta, senza porre condizioni accettabili per entrambi i contendenti. Se Santoro volesse davvero la pace e non la resa dell’Occidente, dovrebbe infatti marciare sì, ma per dire a Putin, cioè all’aggressore, di piantarla lì, di fermarsi, di dichiarare una tregua e accettare di sedersi a un tavolo di trattativa.
No, lui chiede innanzitutto di indebolire ancora di più l’aggredito, peraltro senza mettersi nei suoi panni, che se questi Ucraini vanno avanti a difendersi, a combattere e a morire da oltre un anno, forse hanno qualche motivo per farlo e non sarà certo l’attività di quattro egocentrici intellettuali italiani a fargli cambiare idea. Insomma, la pace che è in testa Santoro è la resa incondizionata dell’Ucraina e non ci sarà marcia o marcetta che possa oscurare questa brutta verità. Anche per oggi è tutto, appuntamento a domani e partire da ora è sì.