Mottarone, era giusto pubblicare il video della funivia?

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Era giusto o no pubblicare il video della tragedia sulla funivia del Mottarone? Da ieri non si parla di altro: giornali, siti e televisioni hanno diffuso il filmato delle telecamere di sorveglianza, in cui si vede il cavo che cede, la cabina che si impenna e poi, a causa dei freni di sicurezza disattivati, torna indietro a elevata velocità, finché non si schianta al suolo. Andava mostrato oppure no?

Partiamo da un dato di fatto, ineludibile: quel video era un atto disponibile alle parti, ma ancora non pubblicabile, perché le indagini preliminari non sono terminate. Dal punto di vista giuridico, dunque, non vi sono molti dubbi. Ciò detto, dal lato giornalistico, noi riteniamo che nel momento in cui un cronista viene in possesso di materiale d’interesse pubblico, è perfettamente condivisibile che decida di diffonderlo. Sta poi ad ascoltatori e lettori stabilire se premiare o meno la scelta.

Nelle scorse ore, le critiche piovute addosso al Tg3 e ad altre testate puntavano il dito contro la “mancata sensibilità” nel mandare in onda gli ultimi drammatici istanti di vita di quelle 14 persone morte nell’impatto. Il piddino Enrico Borghi si è detto “sconcertato”. La collega Serracchiani è andata oltre: “Dove si ferma il diritto di cronaca – si è chiesta – e dove comincia il rispetto della vita, della morte e del dolore?”. E tanti altri, anche semplici cittadini sui social, hanno condiviso questo sentimento. Tuttavia, con lo stesso criterio di “sensibilità” si sarebbe allora dovuto evitare di pubblicare il video del crollo del ponte Morandi, degli attacchi alle Torri Gemelle di New York, o dei corpi dilaniati al Bataclan. A volte, la cronaca forte, anche stomachevole, non è puro splatter, ma denuncia: denuncia dell’efferatezza, scuotimento delle coscienze, partecipazione comunitaria all’orrore sul quale non può e non deve calare il silenzio.

A queste considerazioni, ne aggiungiamo un’altra: la Procura, finora, si è contraddistinta per un approccio estremamente mediatico, giustificato esattamente in virtù dell’interesse pubblico rivestito dalla vicenda. Se un pm o una pm organizzano conferenze stampa e parlano con i giornalisti, ancor più che tramite gli atti, possono poi meravigliarsi se i giornali si tuffano sulla vicenda? Ci si può indignare? Ci si può trincerare dietro la legge – che, certo, va rispettata – ignorando le regole dei media e il fatto che quasi tutti preferiscono rischiare una lieve punizione per pubblicazione di atti segreti, piuttosto che restare fuori dal circuito di ascolti e visualizzazioni?

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