Nancy Pelosi e i democratici che odiano la democrazia

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Qualcuno si ricorda Matteo Renzi a settembre scorso? Cercando di giustificare il ridicolo maquillage con cui truccò come gesto di responsabilità l’inciucione gialloosso, il senatore semplice rievocò la tremenda immagine di uno storico strappo istituzionale: Donald Trump che, al dibattito tv con la sfidante Hillary Clinton, prometteva che non le avrebbe stretto la mano, se fosse stato sconfitto alle urne dalla candidata dem. Inaccettabile: il senso di terrore che quella scena gli aveva instillato lo aveva spinto tra le braccia dei Cinque stelle, pur di impedire al dinamitardo Matteo Salvini di scegliersi un capo dello Stato a sua barbara immagine.

Be’, oggi sembra che Renzi non abbia niente da dire di fronte allo spettacolo osceno offerto dai democratici Usa, in occasione del discorso di Trump sullo Stato dell’Unione. A cominciare dal gesto orribile di Nancy Pelosi, che a orazione conclusa, ha strappato i fogli con il discorso del commander in chief della sua nazione. Per carità, lo sgarbo è reciproco: l’inquilino della Casa Bianca, poco prima, aveva evitato accuratamente di stringere la mano alla sua grande accusatrice nel ridicolo impeachment (da cui il Senato lo scagionerà). Ma quello di Pelosi non è un terrificante strappo istituzionale? I sinistri nostrani, i media sempre pronti a scandalizzarsi per ogni uscita sopra le righe del tycoon, i giornali con gli occhi puntati sul citofono di Salvini, considerano normale la sceneggiata dalla presidente della Camera americana? Peraltro, Nancy Pelosi s’è anche rifiutata di officiare il cerimoniale di presentazione. Sui media liberal statunitensi, spicca solo la dura reprimenda (come no!) del New York Times: il gesto della speaker, si legge sul quotidiano della Grande Mela, «è stato particolarmente insolito per il personaggio, che s’inorgoglisce nell’esibire l’appropriato decoro». Chissà quanti editoriali e vesti stracciate, a parti invertite.

L’essenza di quello che, prima ancora di un’ostilità antropologica verso Trump, costituisce un intimo disprezzo della democrazia, la sintetizza bene la deputata Alexandria Ocasio-Cortez. Su Twitter, la giovane eroina della sinistra radicale ha difeso il proprio rifiuto di partecipare alla cerimonia sullo Stato dell’Unione, come un mezzo per non «normalizzare la condotta illegale di Trump». Siamo di fronte, per citare Carl Schmitt (giurista del Terzo Reich), all’inimicizia assoluta: di fronte non c’è un avversario politico, bensì un nemico totale, cui non si può riconoscere alcuna legittimità politica. Ha ragione Viktor Orbán, che alla conferenza dei conservatori a Roma ha detto: «Negli Usa c’è chi odia Trump più di quanto ami il suo Paese». E meno male che l’odio è arriva dalla destra…

Alessandro Rico, 5 febbraio 2020

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