Non solo i deputati del bonus, siamo tutti un po’ furbetti

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Perdonatemi se quel che sto scrivendo qualcuno forse l’ha già scritto o detto, ma mi trovo a 1700 mt s.l.m., e non leggo giornali né guardo Tv. A cena, alcuni ospiti dello stesso albergo parlavano indignati di alcuni onorevoli – li chiamavano furbetti – che avrebbero incassato 600 euro a titolo di bonus-covid. Mi son fatto spiegare di cosa si trattasse e m’han detto quel che sapete già e che ho verificato in internet digitando su Google la parola “furbetti” (straordinario: basta solo questa parola).

In rete volano parole marziane: fuori i nomi, chi sono, quanti sono e quanto guadagnano, spunta l’ottavo nome, ecco la lista, scandalosi parlamentari, non saranno ricandidati, si grida allo scandalo, i segretari di partito espellono i furbetti, alcuni di essi stessi si cospargono il capo di cenere, altri, nel dubbio di esserlo, si autodenunciano (ma di che?). Spero che nessuno si suicidi (non si sa mai, viste le palate di fango e la gogna sempre pronta). Non mancano i risvolti comici, se non esilaranti, come quello di tale Borrelli, dei soliti Verdi: «nelle nostre liste (hanno liste?) non ci saranno furbetti, questione di coerenza, dignità, e Politica con la P maiuscola». Bum-bum-bum.

Devo dire di trovarmi pienamente, totalmente, indiscutibilmente dalla parte di costoro. E chiunque abbia espresso anche solo dubbi sulla “opportunità” della loro domanda di bonus, nella migliore delle ipotesi, ha perso un’occasione per tacere (nella peggiore è un genio).

Perché, se la mettiamo sul piano dell’opportunità, riflettendoci, sono furbetto anche io, e con me tutti voi. Per esempio, quando vado in farmacia e acquisto 10 euro di medicinale, lo Stato mi dice di farli registrare nella tessera sanitaria. Vergogna su di me (e su tutti voi): con quel gesto sto sottraendo ai “veri” bisognosi del Ssn euro 1 e centesimi 90 di cui io, grazie a Dio, non ho certo bisogno. E quando vado al cinema il biglietto lo chiedo ridotto, perché sulla testa della cassiera sta scritto «biglietto ridotto a chi ha più di 65 anni», e io li ho. Mi faccio schifo. E mi fate schifo tutti voi che avete già 65 anni e andate al cinema. E anche chi di voi è ancora giovane: i 65 anni arriveranno, inesorabili, anche per voi. E potrei continuare all’infinito coi miserabili privilegi di cui io ho goduto (e tutti voi con me) senza averne avuto proprio bisogno.

C’è poi un’altra cosa. Col lodevole intento di dare la regalia a chi ha subìto più danni, inevitabilmente la darai a chi è più ricco: avere zero introiti quando prima gli introiti ammontavano a mille è un danno maggiore di avere zero introiti quando ammontavano a cento. In ogni caso, quei 600 euro non bastano per dotare di plexiglass i locali della tua attività.

Insomma, l’intera vicenda – pare invece a me – implica una e una sola cosa: l’avvocato Conte e i suoi baroni non sanno come scrivere una legge. Mi chiedo se qualche opinionista abbia avanzato questa possibilità. Sarebbe stato compito di codesta legge – che nessuno ha scritto – evitare di dar benefici a chi, malgrado il covid, grazie a spalle sufficientemente larghe, non avrebbe avuto bisogno d’aiuti. Se questo fosse stato l’intento. Che so, per esempio, avrebbero potuto limitare il bonus solo ai detentori di reddito inferiore ad una certa soglia. Ma la legge è un’altra: quella che è stata scritta.

La cosa veramente vergognosa, allora, è continuare a lasciare il Paese nelle mani di un azzeccagarbugli da seicento euro, responsabile morale di 35mila morti. Dategli quattro capponi e pregatelo di togliere il pesante, ingombrante, disturbo.

Franco Battaglia, 16 agosto 2020

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