Nuovi guai in vista per Aboubakar Soumahoro. La Corte d’appello di Bologna ha condannato il deputato di origini ivoriane al pagamento della somma di euro 25mila a causa di una serie di irregolarità riscontrate nella rendicontazione della campagna elettorale che sancì la sua elezione alla Camera dei Deputati alle ultime elezioni politiche. Nello specifico, i giudici di Bologna contestano al parlamentare “scarsa trasparenza sulle fonti di finanziamento, essendosi completamente sottratto a ogni controllo sulla provenienza e sulla stessa entità dei contributi ricevuti”.
Ciò, in quanto: “la designazione del mandatario elettorale non risulta tempestiva né rituale. Il modulo è stato depositato a gennaio 2023, privo di data, sottoscritto dal candidato con firma non autenticata.” E ancora: “L’accettazione del mandatario designato risulta sottoscritta con firma autenticata il 26.1.2023, ben oltre il termine. Non risulta aperto alcun conto bancario destinato alla raccolta fondi, avendo il candidato usato una Postepay intestata a Stefano Manicardi” (attualmente consigliere comunale del Pd a Modena).
Per tutti questi motivi la Corte d’appello del capoluogo emiliano ha emesso una sentenza di condanna a carico di Aboubakar Soumahoro che, come detto, lo obbliga al pagamento di 25mila euro (a fronte di una richiesta iniziale di euro 40mila), cifra che comunque sia risulta ampiamente alla portata di uno che di professione fa il parlamentare della Repubblica.
Ma attenzione: il grosso guaio in cui è incappato l’onorevole Soumahoro non riguarda tanto il pagamento della somma di denaro di cui sopra, che un parlamentare percepisce nell’arco di appena un paio di mesi, quanto piuttosto il rischio, a ben vedere assai concreto, che, una volta terminato l’iter giudiziario che lo vede coinvolto, la giunta parlamentare delle Elezioni possa decretare la sua decadenza dalla carica di deputato. Chiaramente, Soumahoro avrebbe ancora a sua disposizione il terzo grado di giudizio per potersi difendere dagli addebiti contestatigli, com’è giusto che sia, ma, laddove anche la Corte di Cassazione dovesse confermare la sua condanna, il deputato ivoriano si ritroverebbe immediatamente di fronte lo spettro della decadenza, che comporterebbe per lui, oltre alla perdita della carica di parlamentare, anche l’obbligo di restituire in via retroattiva stipendi e indennità percepiti fino al momento della decadenza.
Uno scenario, questo, che si preannuncia assai verosimile, che scriverebbe la parola fine sull’ingloriosa parentesi politica dell’ex pupillo di Bonelli e Fratoianni.
Salvatore Di Bartolo, 30 gennaio 2025
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