Occhio a Bruxelles

Oggi scatta la censura sul Web: la deriva orwelliana dell’Ue

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Ue censura

Il Digital Services Act (DSA) europeo rappresenta una significativa evoluzione nel panorama della gestione dell’informazione online nell’Unione Europea. Entra in vigore oggi, per 19 grandi piattaforme online, tra cui Aliexpress, Amazon Store, App Store, Bing, Booking, Facebook, Google Maps, Google Play, Google Search, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, X, l’ex Twitter, Wikipedia, Youtube e Zalando. Poi dal 17 febbraio dell’anno prossimo sarà allargato a tutte le piattaforme. E, come denunciato ieri per prima dalla Verità, rischia di essere il primo tassello di un sistema di “censura” online.

L’illegale offline è illegale online

Almeno sulla carta, il principio guida del DSA è che ciò che è illegale offline dovrebbe essere considerato illegale anche online. L’obiettivo teorico del DSA è proteggere gli utenti da contenuti illegali, quali pedopornografia o terrorismo, odiatori e prodotti illeciti, come contraffatti o pericolosi, offerti online. Tuttavia, non tutto è oro ciò che luccica. Vi sono infatti aspetti preoccupanti che riguardano la possibile futura censura dell’informazione online. Come denunciato da Maddalena Loy, alcuni degli articoli che costituiscono il DSA suggeriscono che potrebbero essere imposti limiti di natura politica, travestiti da istituzionali, sulla libera circolazione dell’informazione. Di fatto, ciò che sarà considerato “vero” non corrisponderà necessariamente alla realtà dei fatti, ma piuttosto a quello che organismi sovranazionali decideranno che lo sia.

L’ambiguità del Comitato europeo per i servizi digitali

Le regole per pubblicare informazioni verranno stabilite dal nascente Comitato europeo per i servizi digitali, che per ora è descritto come un “gruppo consultivo indipendente composto da coordinatori dei servizi digitali rappresentati da funzionari di alto livello”. Tuttavia, l’indipendenza di tale gruppo è messa in discussione dal fatto che sarà guidato dalla Commissione Europea, un organo politico.

La crisi come acceleratore di censura

Particolare preoccupazione suscita il ruolo delle “crisi”, caratterizzata nel considerando 91 come una situazione in cui “potrebbe essere necessario adottare con urgenza determinate misure specifiche”. Di fatto, in caso di crisi, la Commissione potrà richiedere l’adattamento dei processi di moderazione dei contenuti e l’aumento delle risorse destinate alla moderazione dei contenuti ovviamente a favore di “segnalatori attendibili” che “dispongono di capacità e competenze particolari ai fini dell’individuazione, dell’identificazione e della notifica di contenuti illegali”. Debunker di tutto il mondo, unitevi.

Utenti e aziende sotto la lente del DSA

Il DSA dedica un’attenzione particolare alle segnalazioni degli utenti, incentivando gli utenti singoli a segnalare contenuti. In caso di emergenza, l’Ue potrà richiedere l’adozione di misure di sensibilizzazione e la promozione di informazioni affidabili. Più preoccupante ancora è il fatto che le sanzioni per i contravventori saranno severe, con gli utenti a rischio di sospensione dopo un solo avvertimento e le aziende che diffondono contenuti valutati come “falsi” o “fuorvianti” a rischio di riduzione degli incentivi finanziari.

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