Politica

La corsa al voto

Panico a sinistra: i russi attaccano la Meloni

Tre giorni fa un editoriale di fuoco della Pravda contro la leader FdI. Ma nessuno se n’è accorto

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Dopo le frasi di Dmitri Medvedev sul voto degli europei (“punite i vostri governi”), Di Maio, Letta e compagnia non hanno atteso neppure un minuto. Erano tutti pronti a cavalcare l’asino. hanno sbraitato contro le “ingerenze russe” sulle elezioni italiane, condannato il presunto silenzio del centrodestra, accusato Salvini, Meloni e Berlusconi – era il sottinteso – di intellighenzia col nemico. E adesso come si comporteranno? Dovrebbero fare altrettanto, il condizionale è d’obbligo, per l’editoriale della Pravda russa. E difendere Giorgia Meloni.

Il quotidiano di Mosca ha infatti dedicato un corposo articolo alla leader di FdI, indicata come il “potenziale presidente del Consiglio italiano”. Secondo i russi, qualora Meloni salisse a Palazzo Chigi allora l’Italia si avvierebbe sulla “strada del caos” portando il Belpaese “in una crisi ancora più profonda dell’attuale”. “Meloni – si legge – ha espresso sostegno all’Ucraina e alla fratellanza transatlantica e ha assicurato che il suo governo sarà un solido governo atlantista che sosterrà l’Ucraina nella sua lotta contro la Russia”. Tra le colpe della leader della Garbatella, l’aver abbandonato il suo “storico euroscetticismo” e lo starsene “in silenzio” sulle politiche anti-immigrazione o contro la lobby Lgbt. In sintesi: Meloni, non volendo presentare l’Italia come “anello debole dell’Occidente”, non sta facendo l’interesse nazionale. Che, nell’ottica della Pravda, sarebbe quello di essere meno duri nei confronti di Mosca.

In un Paese normale, simili esternazioni sui quotidiani esteri sarebbero trattate per quello che sono: opinioni, peraltro irrilevanti. Al pari delle analisi di un editorialista americano qualunque (mica sono Oracoli), pure le sparate della Pravda o di Dmitri Medvedev andrebbero lette, digerite e infine cestinate. Altro che “ingerenze gravissime”, come denuncia a destra e a manca Luigi Di Maio ogni qual volta ha l’occasione per sparare alzo zero sul presunto filo-putinismo del centrodestra. Gli elettori votano col cervello, non certo seguendo le invettive di Medvedev o della Pravda. Qui la questione non è se l’ex presidente russo invita gli elettori italiani a “punire i governi europei” o se l’ufficio stampa del Cremlino se la prende con la Meloni. Alle elezioni conterebbero i programmi. Cosa vuole fare Fdi? Cosa Enrico Letta? Qual è il posizionamento italiano sulle sanzioni, sulla guerra del gas, sulle mosse della Nato e via dicendo?

Difficile dire se il centrosinistra si strapperà le vesti anche stavolta e scenderà compatta in difesa della Meloni (dubitiamo). Però proviamo ad immaginare questo loro travaglio interno: schierarsi con Giorgia-la-fascista oppure rischiare di passare per filo-putiniani? A rigor di logica, domani Repubblica dovrebbe aprire di nuovo col seguente titolo: “L’ingerenza russa”. Letta punterà il dito contro la “grave interferenza”. E tutti intervisteranno un esponente Copasir per spiegare come il Cremlino guida gli elettori italiani.

Ps: l’articolo della Pravda risale al 17 di agosto. Tre giorni fa. Eppure nessuno dei nostri grandi media se ne è accorto. Erano troppo impegnati ad accusare il centrodestra sulle sparate di Medvedev.

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