Perché Omicron può segnare la fine della pandemia

La variante è molto contagiosa ma meno letale rispetto alla Delta. Lo dicono i numeri

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di Paolo Becchi e Nicola Trevisan

Nelle ultime settimane molti epidemiologi stanno prestando molta attenzione alla Danimarca, paese di 5,8 milioni di abitanti con una popolazione vaccinata al 77% con due dosi, 82% con una dose e 37% con tre dosi (dati al 20 dicembre).

Lo Staten Serum Institut danese (SSI) riporta, nel suo ultimo report del 21 dicembre, 26.362 casi di Omicron.

Circa il 10.6% delle persone infette da Omicron aveva ricevuto tre dosi di un vaccino contro la Covid-19, il 79.1% due dosi, 1.8% con una dose, mentre l’8.5% non era vaccinato.

Gli ospedalizzati risultano essere 47 (0.18% dei positivi) e 5 casi (0.02%) in terapia intensiva, alla data odierna non si registrano decessi.

Schematizzando la situazione e confrontandola con il totale della popolazione danese con il numero dei contagiati normalizzato, abbiamo quanto segue:

Se la tabella precedente dal report del SSI evidenziava la distribuzione percentuali dei soli positivi a Omicron, il grafico sopra invece, che considera il numero di contagiati Omicron normalizzato per la popolazione, mostra incredibilmente come:

  • i no-vax siano più protetti dall’infezione rispetto ai vaccinati con due dosi di un fattore 4.8
  • i vaccinati con terza dose siano più protetti contro l’infezione rispetto ai non vaccinati di un fattore 1.63, non particolarmente elevato.

Pfizer e Moderna non proteggono dunque dall’infezione. Lo stesso istituto SSI lo ammette. Basta osservare lo studio dove hanno valutato la protezione fornita dai vaccini contro l’infezione da SARS-CoV-2 (con la variante omicron o delta), dopo il ciclo di vaccinazione primaria (due dosi) e la rivaccinazione (terza dose).

Lo studio mostra che tra coloro che hanno recentemente subito un ciclo di vaccinazione primaria (due dosi), la protezione stimata contro l’infezione con la variante omicron era del 55,2% (intervallo di confidenza 95%: 23,5-73,7%) per il vaccino Pfizer-BioNTech e del 36,7% (69,9- 76,4%) per Moderna rispetto alle persone non vaccinate. Ma con un rapido declino degli effetti nel corso di cinque mesi.

Tra le persone di età pari o superiore a 60 anni che sono state recentemente rivaccinate (terza dose) con il vaccino Pfizer-BioNTech, la protezione stimata contro l’infezione con la variante omicron è del 54,6% (dal 30,4 al 70,4%) rispetto alle persone che avevano subito un ciclo di vaccinazione primaria.

Questa domanda potrebbe avere risposta osservando i bassi tassi degli ospedalizzati intorno al 0.2% per Omicron; la variante Delta in UK – ricordiamolo – aveva tassi di ospedalizzazione intorno al 1,03% per tutte le classi d’età, e dunque cinque volte superiore!

Presumendo che questi dati siano comparabili e che quelli danesi siano sufficientemente significativi, si tratta di un’indicazione molto positiva. In quanto farebbe rientrare Omicron in linea con una semplice influenza. Il virus, insomma, da pandemico sarebbe diventato endemico.

Inoltre, guardando i grafici dei contagi e dei decessi, si osserva che il picco dei decessi dell’anno scorso è avvenuto alla fine di gennaio, mentre quest’anno è stato raggiunto il 1° dicembre, proprio quando Omicron ha iniziato a diffondersi. E può significare che sia in declino con l’aumento dei casi segnalati.

Altro fattore che supporta la nostra ipotesi è rappresentato dal tasso di letalità o CFR. Se osserviamo il seguente grafico per la Danimarca, si nota come in corrispondenza di inizio dicembre ’21 questo cali drasticamente. Alcuni potrebbero gridare “è grazie alla vaccinazione”! Ma se fosse così ci si aspetterebbe che fosse prevalente per tutta la stagione e in tutte le località altamente vaccinate, e invece non è così! Come molti studi hanno confermato non esiste una correlazione fra alti tassi di vaccinazione e basso numero di contagi.

Inoltre, ci si aspetterebbe che in piena stagione invernale la curva risalga, invece sta precipitando (link analisi per chi volesse approfondire).

Se la situazione rimarrà inalterata come descritto, considerato il rapido diffondersi di questa variante, ma altresì la sua relativa pericolosità, quando essa risulterà predominante, che senso avranno ancora le restrizioni? L’Oms avrà il coraggio di dichiarare la fine della pandemia al di là degli interessi e delle pressioni commerciali delle case farmaceutiche che spingono a vaccinazioni ripetute nel tempo?

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