Quattro alternative (valide) al green pass obbligatorio

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di Maddalena Loy e Emilio Mordini, Psicoanalista e chair del Comitato Etico dell’Associazione Europea di Biometria (EAB)

Perché la decisione del Presidente francese Emmanuel Macron di richiedere, su tutto il territorio nazionale, il pass sanitario per accedere a ristoranti, bar, aerei, pullman e treni è una scelta profondamente illiberale? Perché applica una strategia politica autoritaria, cioè basata sull’uso della forza del governo per obbligare i cittadini.

Quando si ha l’obiettivo che i cittadini adottino una determinata cura o trattamento sanitario preventivo ci sono due principali strategie:

1. cercare di rendere il rifiuto del trattamento troppo gravoso;

2. premiare l’accettazione.

Il primo sistema è detto “a disincentivi”, il secondo “a incentivi”. Il primo è tipico degli Stati a vocazione autoritaria-centralistica, come la Francia, dove il monarca decide e la massa obbedisce (o si ribella sul serio, ma questo è un film che ancora non possiamo prevedere): l’uso di disincentivi, infatti, significa sostanzialmente limitare libertà e diritti dei cittadini, punendoli per il rifiuto che oppongono al trattamento sanitario. Il secondo sistema, quello a incentivi, è invece un sistema premiale, in cui coloro che scelgono certe cure e trattamenti sono “premiati”: è un approccio caratteristico degli Stati a tradizione liberale, come quelli anglosassoni, che si basa sulla persuasione e il far leva sull’interesse individuale delle persone.

Anche prima del Covid si era posto spesso il tema della scelta tra questi due sistemi e – nel mondo della bioetica anglosassone – si era da tempo affermato il principio della cosiddetta “alternativa meno restrittiva possibile” (the least restrictive alternative). Secondo questo principio, quando si deve convincere un paziente ad adottare una cura, bisogna sempre scegliere il sistema che riduca meno la libertà della persona. Il principio fu fatto valere per la prima volta nel 1966 nella sentenza Lake v.Cameron dal giudice David Bazelon negli Usa. Il giudice affermò che il paziente ha sempre il diritto di ricevere il trattamento che limiti meno le sue possibilità di scelta. Questo principio è stato fatto proprio dal Consiglio d’Europa nella Raccomandazione n.1235 dell’aprile 1994, ed è stato riaffermato nello stesso anno da un gruppo di lavoro della Commissione Europea dedicato ai trattamenti coercitivi dei malati psichiatrici. Le conclusioni di quel gruppo di lavoro possono essere oggi facilmente adattate anche alle vaccinazioni.

Disincentivi al rifiuto vaccinale

I disincentivi a rifiutare di vaccinarsi comprendono uno spettro di approcci coercitivi che vanno dal trattamento sanitario obbligatorio a forme punitive più o meno severe. Utilizzando il parametro delle alternative lasciate al soggetto, si possono distinguere:

1. compulsion proper, in cui non si lascia alcuna alternativa alla persona: l’individuo è costretto, anche con la forza, a sottoporsi al trattamento che rifiuta (Tso);

2. compulsive pressure, in cui in caso di rifiuto il trattamento non è imposto con la forza: esiste la possibilità di accettare o rifiutare, però il rifiuto è punito molto severamente (ad esempio, chi non si vaccina perde il posto di lavoro, come è accaduto al personale sanitario in Italia);

3. coercion proper e coercion pressure, che lasciano al soggetto il diritto di decidere e di negoziare, anche se una delle due scelte è resa fortemente svantaggiosa. In questo caso, il rifiuto a vaccinarsi è punito con sanzioni amministrative, perdita di benefit, restrizioni nelle libertà quotidiane (ad esempio il sistema dei passaporti vaccinali per accedere a locali, mezzi di comunicazione, negozi, adottato da Macron è un tipico sistema basato sulla “coercion pressure”: un cittadino è teoricamente libero di rifiutare ma il prezzo da pagare per la propria scelta è molto alto).

Ragioni a favore e contro il sistema a disincentivi

A favore:

1. Comunica ai cittadini l’importanza della decisione di vaccinarsi e l’impegno di legislatori e governanti affinché tutti si vaccinino

2. Nelle forme più dure (Compulsion, Tso) è l’unico sistema che funziona contro gli attivisti no-vax radicalizzati, che però in Italia, in epoca pre-Covid, erano davvero rari.

Contro:

1. Anche nelle forme più soft (ad es. passaporto vaccinale) limita in modo drammatico i diritti costituzionali dei cittadini, incrementa la burocratizzazione della vita, genera irritazione anche in coloro che accettano di buon grado di vaccinarsi perché rende più complicati i controlli e le mansioni di ogni giorno.

2. Nelle forme più dure (ad esempio, il Tso vaccinale) è difficilmente sostenibile, richiede l’uso delle forze di polizia, un forte e maggioritario consenso nella popolazione e rischia di provocare gravi conflitti legali e sociali.

Incentivi alla vaccinazione

Gli incentivi a vaccinarsi possono essere di due tipi, economici e non economici, e si basano tutti sul principio della persuasione e dell’interesse del singolo. Un possibile elenco è il seguente:

Economici:

Generali: detrazioni fiscali – detrazioni sul bollo auto – carte discount da usare per gli acquisti – accesso a specifici programmi per la sostituzione a prezzi vantaggiosi (rottamazione) di autovetture, elettrodomestici, computer, smartphone, ecc. – sconti sull’ingresso a cinema, teatri, sale concerti – sconti per iscrizione a piscine e palestre.

Specifici sanitari: esenzione dal pagamento del ticket su tutte le prestazioni – buoni per l’acquisto di farmaci da banco e supplementi (Vitamina C, Vitamina D ecc.) approvati dal medico di base – sconti su assicurazioni private aggiuntive – esenzione dal pagamento della tassa sul SSN pagata con il bollo auto

Non economici:

Artistico-culturali: ad esempio, accesso riservato a musei, mostre, eventi culturali – visite riservate a luoghi archeologici e d’arte normalmente non aperti al pubblico – priority pass per teatri, cinema, sale concerti

Altro: ad esempio priority pass e upgrade automatico per i viaggi in treno – priority pass e upgrade automatico con le principali catene alberghiere in Italia – eventi gastro-enologici in coordinamento con le associazioni di categoria. – priority card per eventi sportivi.

Ragioni a favore e contro il sistema a incentivi

A favore:

1. Evita scontri sociali e il radicalizzarsi delle contrapposizioni e non lede alcun diritto costituzionale;

2. È il sistema più efficace nei confronti di quella vasta zona grigia che si è venuta a creare nel nostro Paese: cittadini che non oppongono un vero rifiuto ideologico a vaccinarsi ma sono riluttanti per varie ragioni (poca fiducia nel sistema causato dalla pessima comunicazione istituzionale, pigrizia, dubbi sulla reale necessità, ecc.), gruppo che comprende anche molti sanitari;

3. Può essere usato contemporaneamente per rilanciare i settori più colpiti dalla crisi post-Covid: ristorazione, turismo, alberghiero, automobile, commercio, trasporti;

4. Può servire a promuovere il marchio Made in Italy e promuovere la ripresa economica nel nostro paese;

Contro:

1. È meno efficace contro gli attivisti no-vax (che sono però una minoranza, rumorosa ma esigua);

2. È più costoso (ma può coincidere in parte con gli aiuti ai settori in crisi);

3. Richiede una stretta collaborazione pubblico-privato che in Italia può essere difficile e favorire fenomeni di corruzione (che comunque in Italia si verificano in ogni modo).

In conclusione, un elementare conto costi/benefici è decisamente a favore dei sistemi a incentivo perché non ledono diritti costituzionali, hanno un target molto più vasto e un prezzo sociale nullo o positivo e possono essere accostati a politiche di ripresa e sviluppo.

L’adozione di un sistema ad incentivi sarebbe forse possibile in Italia se si invertisse il paradigma della comunicazione istituzionale, incentrato fin da marzo 2020 sull’assenza di una figura centralizzata incaricata di informare in maniera trasparente e onesta i cittadini sull’evoluzione reale dell’epidemia (non avendo l’obiettivo di spaventare la popolazione con potenziali rischi, scenari catastrofici, e così via). La scelta di avere un’autorità centrale per la comunicazione (e non per la propaganda) è stata ad esempio adottata in Germania che non a caso, proprio ieri, ha annunciato che non intende seguire la proposta della Francia e non adotterà forme di pressione coercitiva per far vaccinare i propri cittadini. Sarebbe bene che l’Italia seguisse l’esempio della Germania.

Purtroppo, ragioni culturali e storiche fanno, invece, temere che il nostro Paese possa preferire i sistemi punitivi a quelli premiali: sarebbe un grave errore che ci porterebbe a scegliere politiche meno efficaci, per di più restringendo ulteriormente quei diritti di libertà. Che sono l’essenza di uno Stato liberale.

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