Quei 5 Stelle che sognano gli Stati generali della cannabis

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Se pensate che i problemi dei prossimi mesi per l’Italia siano la scarsa produttività, il debito pubblico che sale a cifre iperboliche (insieme ai relativi interessi), la chiusura delle aziende e la connessa disoccupazione, siete fuori strada. O quanto meno, accanto a queste priorità, ce n’è una dimenticata e che andrebbe discussa subito agli Stati generali e rapidamente risolta con una legge: la legalizzazione della vendita e del consumo della Cannabis. È questa l’idea geniale di cento deputati, per lo più dei Cinque stelle, che hanno vergato una lettera-appello al presidente del Consiglio. Il quale, se solo volesse, farebbe ancora in tempo, dicono, a inserire una modifica nel programma di Villa Doria Pamphili e “ programmare un incontro con alcune delle principali Associazioni di categoria: Federcanapa, Assocanapagroup, Ancica Canapa industriale.

Il Parlamento – aggiungono – è già in contatto con queste realtà, e in fase di analisi delle proposte che scaturiranno dagli Stati generali, è pronto a fare la sua parte”. Fra i firmatari, oltre al promotore che è il giovane deputato siciliano Michele Sodano, nomi noti come la ex ministra per il Sud Barbara Lezzi e la senatrice Paola Nugnes, nonché il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa. La cui presenza è forse non casuale: secondo i firmatari, l’emersione del “sommerso” cannabesco “consentirebbe un’iniezione di liquidità e creerebbe opportunità occupazionali significative”.

Insomma, sarebbe un buon affare per lo Stato, che diventerebbe produttore e spacciatore (di illusioni in verità l’attuale governo già lo è). Ma non viene sottovalutato nemmeno il classico argomento della lotta alle mafie, già ampiamente smontato (lo stesso Gratteri ha portato dati inconfutabili), quello del “colpo mortale” che la legalizzazione delle droghe leggere porterebbe alle grandi organizzazioni criminali, quasi che sia il prodotto a creare le mafie e non le mafie a cercare di volta in volta i propri business. “Se è vero, come dice il premier che questi giorni di incontri servono per parlare del futuro dell’Italia – dice l’ineffabile Sodano – a maggior ragione crediamo sia arrivato il momento di dare un colpo alle mafie legalizzando la vendita e il consumo della Cannabis e sottraendo loro la gestione del mercato e dei guadagni”.

Due domande: perché questa idea della legalizzazione ritorna ciclicamente sulla scena politica italiana? E perché ritorna anche ora, in un momento di grave crisi in cui ben altre dovrebbero essere le priorità da affrontare per il Paese? L’idea che mi son fatto è che l’uso dello spinello, tipico simbolo del sessantottismo e della sinistra alternativa, abbia da quelle parti politiche un valore identitario tanto forte che supera di gran lunga per importanza il valore effettivo e reale, ammesso e non concesso che ci sia, di una sua legalizzazione. Per alcuni “fumare”, o quanto meno simpatizzare inconsciamente con chi “fuma”,  è un segno di (falso) antagonismo e (iperfalso) anticonformismo; in più, ricorda i tempi passati, quelli dei “figli dei fiori” (a cui Sodano con la sua lunga chioma, come da foto wikipedia, un po’ assomiglia), cioè quelli di una “purezza” perduta.

In questo modo, quindi, ci si rassicura e si alimenta un immaginario autoreferenziale e ideologico,  impermeabile alla prova dei fatti ad ogni “principio di realtà”. In molti a sinistra, compresa quella interna al Movimento, sono consapevoli che bisogna per far  passare certe leggi-simbolo o identitarie, pandemia o non pandemia, proprio ora: bisogna cioè approfittare di questo momento, che forse non capiterà mai più, in cui fortunosamente si è al governo pur essendo minoranza nel Paese. Queste battaglie, d’altronde, sono le uniche, alla fine, che danno un po’ di coesione e tengono in piedi una baracca alquanto sgarrupata. La legge Bellanova sulla regolarizzazione degli immigrati clandestini è stata, da questo punto di vista, da manuale.

Quanto a Conte, statene sicuro, apprezzerà la richiesta di Sodano & Co e si scuserà con per la imperdonabile dimenticanza (sarà un momento storico: la prima autocritica del premier che la storia ricordi!). Non solo: si impegnerà a piantare, accanto al milione di alberi promessi l’altro ieri, anche un egual numero della magica piantina. Conte-Maria Antonietta dirà al popolo affamato di non mangiare le classiche brioche ma più, questa, semplicemente di farsi una canna.

Corrado Ocone, 18 giugno 2020

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