Esteri

Quei segnali sul Medio Oriente: il vento cambia direzione

L’esplosione a Bandar Abbas, l’attacco a Beirut, l’invettiva dell’Anp contro Hamas, la Siria negli Accordi di Abramo. Indizi che meriterebbero di essere interpretati

Ayatollah Iran guerra medioriente © Artindo e Nikkiz Studio tramite Canva.com

Chi conosce un minimo il Medio Oriente dovrebbe sapere che i segnali che scaturiscono da scelte e da fatti contano più delle parole. E talora questi segnali, traslati in occidente, odorano, come dimostra il caso delle prestigiose Università americane, di soldi.

Queste brevissima premessa per poi mettere a disposizione di chi legge quattro segnali mediorientali più o meno volutamente sottovalutati e tenuti sotto traccia dai media main stream, e un segnale altrettanto sottostimato emerso da alcune manifestazioni per il 25 aprile in Italia. A chi legge trarre le conclusioni

  • Bandar Abbas: Quasi 50 morti, più di mille feriti, un numero non ancora calcolabile di dispersi. La nave cinese coinvolta nell’esplosione nel porto iraniano di Khorramshahr è stata identificata come una nave da carico che trasportava materiali chimici. Secondo le autorità iraniane, l’esplosione è stata causata da un incendio che ha coinvolto contenitori contenenti sostanze chimiche, tra cui potenziale carburante per missili. In particolare perclorato di ammonio, un componente utilizzato nella propulsione missilistica; si tratta di un sale che si presenta come solido cristallino, che può decomporsi con incredibile velocità nel caso di aumento della temperature, di un urto o contatto con materiali organici o metalli in polvere innescando una reazione a catena. Il governo israeliano nega qualsiasi responsabilità come per altro era accaduto nel porto di Beirut. In entrambi i casi Bandar Abbas e Beirut sono strategicamente determinanti per l’export, ma specialmente per l’import di prodotti. Non è azzardato prevedere per l’Iran una crisi anche negli approvvigionamenti alimentari nella rete dei mercati e dei prodotti alimentari.
  • Aerei da guerra israeliani colpiscono il sobborgo meridionale di Beirut, Dahiya, domenica sera, dopo aver emesso un avviso di un imminente bombardamento nella zona. Enormi colonne di fumo si sollevano dalla zona dopo l’attacco, che ha colpito gli edifici vicini con tre bombe. Circa un’ora prima dell’attacco, un portavoce dell’esercito di occupazione israeliano ha emesso un avviso, annunciando un attacco aereo contro quelle che ha definito “strutture di Hezbollah” nella zona di Hadath, e ha esortato i residenti locali a mantenersi ad almeno 300 metri di distanza dal sito.
  • Il Presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas lancia un durissimo attacco contro Hamas durante un intervento al Consiglio Centrale dell’Autorità Palestinese. Abbas chiede con fermezza la liberazione immediata degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza. “Figli di cani, consegnate gli ostaggi e chiudete questa vicenda”, tuona il presidente dell’Anp, ribadendo che “la guerra deve finire” e accusando il gruppo islamista di aver fornito a Israele il pretesto per la distruzione della Striscia.
    Nel suo intervento, Abbas ricorda come il colpo di mano di Hamas nel 2007 – quando il gruppo ha preso il controllo di Gaza con la forza – abbia avuto conseguenze devastanti: “2.165 famiglie sono state completamente annientate, e 6.664 parzialmente. Più di due terzi delle abitazioni sono state distrutte durante la guerra”.
  • Ahmed al-Sharaa, meglio noto come Abu Muhammad Al Jolani, leader del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), la Siria mira a ottenere la piena legittimità politica internazionale attraverso la normalizzazione dei rapporti con Israele e l’adesione agli Accordi Abramo. Durante un incontro con il deputato statunitense Cory Mills il leader siriano ha espresso interesse a unirsi agli Accordi Abramo – a determinate condizioni – e a soddisfare le richieste di Washington per la rimozione delle sanzioni economiche, come lo smantellamento delle armi chimiche e la lotta ai gruppi terroristici stranieri. Gli Accordi di Abramo siglati nel 2020 sotto l’egida della prima amministrazione Trump, sono una serie di trattati di normalizzazione tra Israele e alcuni Stati arabi (Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e, in parte, Sudan e mirano a favorire cooperazione economica, sicurezza e diplomazia.

Segnali inequivocabili, che letti in contemporanea, testimoniano di un vento che ha cambiato direzione; segnali inequivocabili di un isolamento di tutti i proxy filo-iraniani (i prossimi saranno gli Houthi); segnali dei governi arabi che sono fermamente intenzionati (forse ancor più che Israele) i movimenti islamici radicali e il terrorismo. L’intuizione della prima amministrazione Trump, quella relativa agli Accordi di Abramo e alla creazione di una fortissima leva economica e finanziaria, in grado di favorire il percorso verso una pacificazione mediorientale, si sta rivelando vincente. E qui corre dovere un’ultima notazione: il 25 aprile l’Anpi ha rifiutato ai pro-Pal e agli amichetti dei centri sociali la testa dei cortei.

Bruno Dardani, 28 aprile 2025

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