Renzi, stacca la spina

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Cosa dovrà mai ancora succedere affinché Renzi ritiri i suoi ministri da questo Governo arronzato, incapace di gestire il pre, il durante e il dopo Covid-19? L’ex Rottamatore potrebbe limitarsi ad un appoggio esterno fino al termine dell’emergenza sanitaria per poi riaccendere il dibattito tra le forze politiche. Essendo il fondatore di Italia Viva l’artefice di questo matrimonio d’interesse tra Pd e grillini, ha tutto il diritto di essere anche il primo a scrivere la parola fine. Se continua a far sedere i suoi ministri a Palazzo Chigi, diventa complice di Conte proprio ora che quasi tutti riconoscono, sia pure a denti stretti, che la sua posizione in relazione alla fase 2 è la più corretta.

A maggior ragione proprio ora che “Giuseppi”, che passa ore e ore con i giornalisti di mezzo mondo per la sua inappagabile vanagloria, ha praticamente messo in un angolo la sua conterranea Teresa Bellanova, capa delegazione di Italia Viva a Palazzo Chigi, considerata, da destra a sinistra, il miglior ministro dell’attuale Esecutivo con uno Staff di qualità.

E non deve essere certo un caso se Marco Travaglio, “l’Emilio Fede” di Conte, ha scritto di lei: “deve lasciare non per come veste o quanto pesa, ma per quello che pensa e quello che dice”. La paranoia che Conte nutre per Renzi è tale che, come raccontano testimoni diretti, non solo pratica mobbing verso la ministra dell’agricoltura, ma addirittura ne ignora qualsiasi istanza, a scapito della reputazione internazionale del nostro Paese, di cui il Made in Italy agroalimentare costituisce una risorsa fondamentale.

Anche per questo Renzi rischia un domani l’accusa di correità con Conte e davvero bene fa Maria Elena Boschi a prendere le distanze dal governo, quasi fosse già passata all’opposizione. Per non parlare dei continui Dpcm schizofrenici, emanati con cadenza edittale, che non faranno arrivare neppure un euro in tasca agli italiani e alle aziende, visto che il meccanismo dei prestiti adottato è stato reso farraginoso e inattuabile.

Al riguardo i più autorevoli banchieri, da Carlo Messina (Intesa San Paolo) a Jean Pierre Mustier (Unicredit) hanno già fatto sapere, con note puntuali recapitate al Mef e a Banca d’Italia, che con queste norme sarà impossibile erogare qualsiasi finanziamento perché intravedono il rischio di procedimenti penali per reati  come il concorso in utilizzo di fondi dello Stato, per via della garanzia Sace, e il concorso in bancarotta per le aziende che non dovessero riuscire più a sollevarsi.

Senza dover nemmeno commentare l’inutilità della neoproclamata task force, lottizzata dal Quirinale per contenere ‘Giuseppi’, dei diciassette professoroni, scienziati e super cervelloni guidata da Vittorio Colao che per quanti sono, in giro per il mondo, non riusciranno a riunirsi tutti insieme neanche in smart working. Che senso ha, quindi, per il leader di Italia Viva continuare a restare in questa Armata Brancaleone, non certo per salvaguardare la poltrona inascoltata della Bellanova o della ministra della famiglia, Elena Bonetti, peraltro mai intervenuta con proposte sensate, o quella del sottosegretario alla Farnesina, Ivan Scalfarotto, che per primo ha parlato della fragilità della coalizione di maggioranza. E non può essere che continui a mettere il suo sigillo su questa accozzaglia di azzeccagarbugli, come fu per la prescrizione, solo per paura delle elezioni, che tanto non ci saranno, o per potersi sedere al tavolo delle prossime nomine.

La speranza è che Renzi riesca a rimettere in moto la politica e non permetta che Giuseppi si faccia il suo partito di manettari e diventi un dittatorello sudamericano. La brillantina e i capelli tinti li ha già, auguriamoci che non si faccia crescere anche i baffi. Anche perché, più che altro, correrebbe il rischio di ricordare Charlie Chaplin nel Grande dittatore.

Luigi Bisignani, Il Tempo 12 aprile 2020

 

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