Rifiuti, Gualtieri inizia malissimo

Raggiunto l’accordo “anti-assenteismo” tra Ama e i sindacati, bonus ai netturbini per farli lavorare

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Dopo aver difeso goffamente l’accordo, il neosindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha caricato tutto l’onere dello scandaloso contratto “anti-assenteismo” siglato dall’Ama (l’azienda municipalizzata di Roma per i servizi ambientali) sulle spalle del nuovo amministratore unico, da lui stesso nominato a inizio novembre, l’ex ministro della Funzione Pubblica, Angelo Piazza. Aggiungendo pasticcio a pasticcio Gualtieri, dopo due giorni di polemiche, ha precisato che l’accordo nel mirino dell’opinione pubblica è stato sottoscritto “in piena autonomia” dall’azienda. E ci mancherebbe. Il problema è considerare l’intesa per quello che è: un’ignobile farsa.

Ama, un bonus per gli assenteisti

È incredibile che il Comune di Roma, che è proprietario e cliente dell’Ama, decida di mettere tre milioni in più sul piatto per assicurarsi un mese e mezzo di pulizia “per le feste” (dal 22 novembre al 9 gennaio). È ancora più incredibile che l’incentivo si rivolga ai lavoratori che non faranno assenze (tranne riposi settimanali, festività infrasettimanali e scioperi!), anzi, a quelli che ne faranno di meno, precisando comunque che “eventuali giornate di sciopero attinenti alla vertenza Nazionale – si legge nel testo dell’accordo – non verranno computati come giornate di assenza”. E “al netto dei riposi” e delle festività infrasettimanali. Insomma, un premio per coloro che non si inventeranno scuse per non andare a lavorare. Invece che predisporre controlli medici sui lavoratori assenti – e sui medici che dovessero prescrivere generose diagnosi di indisposizione – si mette mano al portafoglio: un mese e mezzo di lavoro ordinario valgono da 200 a 360 euro in più. Non solo, un premio aggiuntivo sarà diviso sulla rimanenza dei tre milioni elargiti dal Comune.

Tasso di assenze a livelli record

Se questo è il buon giorno, l’avventura della nuova Giunta comunale di Roma parte maluccio. Invece di prendere il “toro per le corna”, preferisce negoziare qualche incornata, per soffrire di meno. Gli oltre settemila dipendenti di Ama – un numero tutt’altro che modesto per l’attività richiesta – registrano da sempre un assenteismo da record. Il tasso di assenze nel 2020 ha toccato livelli mai visti: 20,3% di forfait nel primo trimestre (ferie escluse, ovviamente), un altro 20% nel secondo trimestre, poi una lieve flessione durante l’estate, e di nuovo su fino al 18% abbondante al termine del 2020.

Ama ha il doppio dell’assenteismo delle municipalizzate in Italia, ma invece di contrastare il fenomeno si decide di dare un premio per far fare ai dipendenti quello che dovrebbero già fare a termini di contratto. Quattro anni fa l’assessore alle Partecipate della Giunta Raggi, Massimo Colomban, aveva quantificato in 1.800 su 7.500 il numero di dipendenti inabili al lavoro in Ama. Se fosse stato vero, perché sono ancora dipendenti? Non risulta che siano stati disposti controlli speciali: l’ex ad Ama, Stefano Zaghis, disse di voler “assoldare” degli ispettori, rinunciando alle procedure ordinarie, ma nei fatti nulla è accaduto. Anzi, si sono spesso dovuti acquisire servizi in subappalto, aumentando i costi a carico del Comune.

Gestione indecente

È appena il caso di ricordare che alcuni dipendenti dell’azienda sono stati rinviati a giudizio per una presunta truffa su “false cremazioni”, e altri invece sono stati denunciati, essendo stati scoperti a forzare gli impianti di rifornimento nelle officine e nei depositi dell’azienda, rubare carburante, riempire taniche e usarlo per le proprie auto o venderlo. Questo è il panorama delle relazioni in azienda. Potrebbe anche scatenarsi uno sgradevole effetto domino.

La strategia adottata all’Ama, oltre a suggerire un’indecente gestione del servizio, rischia di essere un cattivo esempio per altre società “municipalizzate”: gli 11 mila dipendenti di Atac, perché non dovrebbero chiedere un analogo trattamento?

Antonio Mastrapasqua, 22 novembre 2021

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