Cultura, tv e spettacoli

Rispunta Gassman: il delatore del Covid ora fustiga il Pd

L’attore se la prende col partito per l’arrivo dell’ex grillino Dino Giarrusso: “Non vi voto più”

Il Pd sembra Sanremo, la sceneggiatura si arricchisce ogni giorno di colpi di scena clamorosi, sul genere squisitamente demenziale. Non bastava il museo delle cere in lizza per il Politburo, le caviglie di Bonaccione, l’usato insicuro di Cuperlo, l’usura sicura di De Micheli, il sardinismo rettiliano di Elly; non bastava lo psicodramma, in verità poco dramma, di Enrico Letta; né la cronaca di una disfatta annunciata di Majorino in Lombardia, ma chi è che gli scrive i testi a questi? Eh no, adesso piovono pietre in forma di tragedie d’uomini ridicoli: da una parte Giarrusso la Iena che si iscrive al “partito dei mascalzoni”, ipse dixit, oltre a un sacco di altre cose, accolto da caviglione Bonaccini, però no, però sì ma prima ti scusi, però io vorrei non vorrei ma se vuoi; poi il monumentale gnegnegnè di Alessandro Gassmann, uno che credeva di esistere, di contare qualcosa: ecco, felloni, e io non vi voto più, fanciulleggia.

Pd, di male in peggio

Reazioni: non pervenute. Perché l’uscita del piccolo Gas, ennesimo figlio di un cognome, ricorda quella famosa pubblicità del detersivo? Scambierebbe lei un fustino di questo con due di quelli? Cazzo, subito! Il fustino Ale infatti non porta niente, Giarry la Iena (che è Giarry, non Jarry, quello della patafisica) ne porta a catena altri: Spada(de)fora “ci sta pensando”, cioè ha già deciso; Di Maio ha smentito, quindi è garantito che entra; e pure Di Battista non si sente troppo bene a cazzeggiare dalle parti del Fatto Quotidiano. Del resto, perché costernarsi, caro Gassmanino? Non fu proprio l’house organ dei 5 Stelle a riverniciare il vecchio partito comunista, coperto di contumelie per un decennio e di colpo riabilitato, proprio alla sovietica, con tanto di travagliata benedizione furbi et orbi, “adesso l’alleanza ci può stare perché il Pd è un partito diverso”? Si è visto quanto diverso.

L’uscita dell’attore

Il Pd non poteva cambiare, solo peggiorare: oggi è un luna park abbandonato, una casa degli orrori dove nessuno entra più: per qualche svalvolato che si azzarda, che facciamo? Gli chiudiamo il portale in faccia? Vai, vai, piccolo Gas, continua con le tue fiction, se ce la fai, che noi abbiamo già le nostre. La rivoluzione della sinistra post comunista, sempre assai comunista passa pure per i cosiddetti intellettuali di riferimento: non è più tempo di delatori ossessivi con sette mascherine addosso che chiamavano la polizia se il vicino di casa scendeva le scale senza pezzuola e si vantavano su Twitter, “Io ho fatto il mio dovere”. Basta con gli Zdanov, o meglio largo ad altri Zdanov. Oggi tirano le Madame, tirano le pattinatrici transgender che cascano a culo per terra. E se Alegnegnegne non lo capisce, peggio per lui: non mancherà a nessuno. Si accomodi dove vuole, il figlio del Mattatore.

Qui, ecco, fossimo noi dietrologi, ma di quelli veri, che negano l’uomo sulla luna, le torri gemelle e il curriculum di Burioni, potremmo insinuare che la sortita attoriale vada collocata nel contesto di riferimento ossia nel senso della storia ovvero festival di Sanremo. Dove, tanto per cambiare, partecipa il figlio Leo, il Gassmaninonino, uno iscritto alla kermesse fin dalla più tenera età. “Tre cuori”, porta little little Gas. Due sono di riserva, non si sa mai con sti cazzi di vaccini. Beh, non sarebbe bellissimo vedere papà in collegamento, sull’onda delle minima immoralia della politica? Del resto, quest’anno ci vanno proprio tutti. Basta che siano Pd/5Stelle, e Amadeus li imbarca. Dov’è la differenza, caro Alegnè, dov’è il problema? Lo capisci che ci sei rimasto solo tu a non capire che è tutta na famigghia lì dentro?

Il circoletto sanremese

A proposito di canzonette connection, mediaticamente parlando, nel senso debordiano dello spettacolo, restano due sogni. Uno è la presenza, in collegamento, di MMD. Anche se non si capisce bene chi, in questo caso, potrebbe fare da intermidiario: possibilmente un giornalista dalla “mente rraffinatissima”. L’altro è Cospito, il nuovo mito della sinistra cospiratoria e qui, quanto a intermediari, c’è solo l’imbarazzo della scelta: per non cascare sempre sui soliti simboli del garantismo rraffinatissimo, i Sansonetti, i Lerner, i Manconi, buttiamo là un quasi giovane, siamo pur sempre a Sanremo: lo strippettaro da centro sociale, ovviamente ricco di famiglia, Zerocalcare, suo accesissimo tifoso (gli dedicherà un libretto agiografico a fumetti). Cospito è uno che gode, per diretta ammissione, se solo gambizza, molotovizza, tenta stragi; le sue formazioni risultano in contatto con cellule dello stragismo islamista, ed è lui a voler condurre la trattativa su 41bis, ergastolo ostativo, vincitore al festival.

Perché, amici miei, la trattativa coi mafiosi si esecra, coi terroristi rossi si benedice. Dunque è giusto che la sinistra sanremese lo voglia libero, bello e magari ringraziato, graziato e candidato. Solo che qui c’è da andarci piano, mica è uno Zelensky di turno questo, viaggiamo su tutt’altro rango e ci vuole tutt’altro riguardo: il collegamento andrebbe fatto dal refettorio del carcere, previo accordo sul menu di gradimento del grande capo anarchico. Augh! Mica facile, convincerlo. Alegnegne, torna, sta casa rossa aspiett’atte.

Max Del Papa, 31 gennaio 2023

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