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Scoop in Olanda: “L’Ue pagò gli attivisti green per sostenere Timmermans”

Bufera sul padre del Green Deal: le attività di lobbying per promuovere l’agenda verde. Fidanza (FdI): “Gravissima influenza”

© Engin_Akyurt, sellingpix e MistikaS tramite Canva.com

La notizia è semplice semplice e per alcuni un tantino scandalosa: l’Unione Europea avrebbe “pagato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell’ex commissario Frans Timmermans“. Cioè il papà del Green Deal, ovvero il progetto politico che sta mettendo in ginocchio l’Europa senza cavare un ragno dal buco in termini di minor inquinamento. A scriverlo è il quotidiano olandese De Telegraaf che avrebbe avuto accesso ai contratti riservati, alcuni pure sostanziosi, da 700mila euro, con cui si è cercato di “orientare il dibattito sull’agricoltura”. E non solo.

L’inchiesta del quotidiano olandese è clamorosa, se confermata. Bruxelles avrebbe in sostanza sovvenzionato gruppi di pressione ecologisti per spingere il Green Deal. “Alle organizzazioni – denuncia il Telegraaf – sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri”. Il denaro sarebbe arrivato da “un fondo multimiliardario” istituito “per sussidi climatici e ambientali”. L’obiettivo neppure troppo velato sarebbe stato quello di portare le politiche green in cima all’agenda europea come sognato proprio da quella Maggioranza Ursula del primo mandato della Von der Leyen che aveva fatto del gretinismo il suo marchio di fabbrica.

Qualche esempio? Il quotidiano parla di una campagna a favore della Nature Restoration Law, fortemente voluta da Timmermans, e che sarebbe stata “promossa da un’organizzazione coordinata di 185 associazioni ambientaliste”. “C’erano persino liste redatte dalle lobby con nomi di tutti i politici che dovevano essere contattati”, si legge nell’articolo di Alexander Bakker. A raccontarlo è Dirk Gotink, eurodeputato del Ppe, che ha avuto accesso agli stessi documenti analizzati dal quotidiano. Le associazioni green avrebbero dovuto anche “rendicontare” i loro risultati ottenuti con la pressione sui politici: una associazione, la European Environmental Bureau, sarebbe stata incaricata di spiegare in quali casi il Parlamento Ue aveva reso la legislazione più verde grazie alla loro attività di lobbying.

Sia chiaro: le attività lobbistiche in genere sono lecite. Niente di strano. Il punto, accusa Gotink, è “l’atteggiamento della Commissione europea: ora vorrei sapere se questo tipo di attività è avvenuto anche su altri temi come la migrazione”. Critico anche Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles e coordinatore Ecr in commissione Agricoltura al Parlamento europeo: “Se tali evidenze venissero confermate saremmo di fronte a un vero e proprio Timmermans-gate, una gravissima interferenza sulle dinamiche democratiche del Parlamento e un utilizzo scandalosamente improprio da parte della Commissione Ue di risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate a beneficio degli agricoltori.” FdI ora chiede chiarezza sulle somme investite e versate a soggetti non istituzionali “per condizionare il dibattito pubblico” perché “questo che rischia di essere uno scandalo di proporzioni enormi”. Già pronta una interrogazione urgente, a cui potrebbe unirsi anche la Lega che esprime “sgomento e preoccupazione”: “Se la notizia fosse confermata, sarebbe gravissimo: soldi degli europei per finanziare segretamente lobby a favore delle proprie stesse politiche sarebbe inaccettabile, l’ennesima conferma di quanto questa Ue sia distante dalla gente e dai territori, una bolla di eurocrati che mette i propri interessi prima di quelli dei cittadini. È necessario fare chiarezza immediatamente”.

Timmermans, dal canto suo, nega ogni coinvolgimento e sostiene di non aver “mai chiesto loro di fare il mio lavoro”: “”La totale trasparenza è il modo migliore per scoprire cosa sia realmente accaduto”

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