Se la tv di Stato incentiva la ludopatia

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C’è un nesso inaspettato fra ludopatia e televisione che Luca Ricolfi mette in luce nel suo ultimo importante libro La società signorile di massa e che fa riflettere. Si parte da un dato empirico: la quota della spesa per il gioco d’azzardo sul totale dei consumi privati ha un’impennata brusca e improvvisa nel 2003-4: aumenta in un anno dell’1.3%, mentre nel complesso dei tredici anni precedenti era salita solo dello 0.9%. Nel 2003 la spesa per l’azzardo vale il 2% del totale, nel 2007 supera il 4% con un raddoppio pieno e negli anni successivi continua a crescere.

Ricolfi spiega l’eclatante anomalia dei dati con l’escalation di ascolti che registrano su Rai 1, nella fascia preserale (prima del Tg delle 20), due programmi, “L’eredità” e “Affari tuoi”, impegnati a distribuire milioni senza neppure chiedere, come passaporto per la vincita, un’elevata cultura o abilità. La Rai fa scuola, diffonde una prospettiva: mostra a tutti che è concreta, praticabile l’idea che nella vita si possa svoltare grazie a un colpo di fortuna e con ciò dà un potente impulso ai vari Gratta e Vinci e SuperEnalotto.

Ricolfi non commenta, però la sua interpretazione dei fatti è drammatica. Da quando ha introdotto la televisione in Italia, la Rai pone tra i suoi obiettivi principali quello di educare: programmi e reti culturali (Rai 5, Rai Storia, Rai Scuola), un nugolo di fiction e di film prodotti secondo una chiara ispirazione civile (biografie esemplari, storie con pedagogia incorporata, umiltà e dedizione giustamente poste a esempio), un’informazione attenta a principi di equilibrio. Tutte cose buone e giuste, che fra l’altro aiutano a rendere presentabili il pagamento del canone e le dimensioni di un mastodonte generoso di compensi, alla fine però si scopre che forse il principale effetto sociale dei programmi Rai, passato del tutto inosservato (fra i ciechi c’è pure l’autore di queste righe, dal 2012 al 2015 consigliere d’amministrazione Rai), è stato negli ultimi 15 anni un potente impulso allo sviluppo delle ludopatie.

È solo un’ipotesi, ma fornisce in ogni caso un doppio significativo monito. Il primo dice che le scorciatoie per fare share, le ricette facili per aggregare pubblico nascondono spesso insidie. Il secondo monito invita a non dare troppa fiducia all’ingegneria sociale: le fiction piene di buone intenzioni possono sortire risposte impreviste, l’ispirazione civile rischia di produrre crisi di rigetto, giochi in apparenza innocui forse nascondono un enorme potenziale di danno.

Antonio Pilati, 3 gennaio 2019

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