Se sei trumpiano fai fatica anche a sposarti

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Speciale zuppa di Porro internazionale. Grazie a un nostro amico analista che vuole mantenere l’anonimato, il commento degli articoli tratti dai giornali stranieri.

La corrispondente alla Casa Bianca del New York Times Katie Rogers ha scritto il 17 febbraio sul quotidiano di Manhattan un insinuante articolo sulle nozze di Stephen Miller e Katie Waldman “who met while he was developing the administration’s restrictive immigration policies and she was working as a spokeswoman for the Department of Homeland Security” che si sono incontrati mentre lui stava implementando le politiche di restrizione dell’immigrazione dell’amministrazione Trump e lei era la portavoce del ministro dell’Interno.

Assumendo questo impegno, spiega la Rogers, i protagonisti si sono resi conto di “what it meant for one notorious Trump aide to get married in a heavily Democratic town where the mere sight of him is known to create angry confrontations” che cosa significava per un noto braccio destro di Trump sposarsi in una città massicciamente Democratica dove la sola vista di Miller, è risaputo, crea rabbiosi bisticci. Perciò “they hired security. Wedding invitations contained a card detailing the couple’s privacy requests. The registry was created under a fake name” hanno dovuto impiegare personale per la sicurezza, gli inviti di nozze contenevano dettagliate richieste di privacy da parte della coppia. La registrazione del matrimonio è stata fatta sotto falso nome.

È “an uncomfortable truth for young aides since the beginning of the administration: Washington’s highly politicized culture — a reality that the president and zealous officials like Mr. Miller have directly contributed to — can be brutal on dating life” una sconfortante verità per i giovani impegnati alla Casa Bianca sin dall’inizio della nuova amministrazione: la cultura  altamente politicizzata di Washington – una realtà che il presidente e i suoi più zelanti funzionari come mr. Miller hanno direttamente contribuito a creare – può essere brutale per chi cerca di fidanzarsi. “For the young aides in this White House, one solution seems to be to meet and marry each other, or at least endeavor to find love inside the political bunker of the Trump administration” per i giovani impegnati nella Casa Bianca, una soluzione sembra essere quella di frequentarsi e sposarsi tra loro o almeno sforzarsi di trovare l’amore nel bunker dell’amministrazione Trump.

La Rogers racconta poi di altri matrimoni tra trumpiani politicamente impegnati, ammette che simili accoppiamenti avvenivano anche con le amministrazioni democratiche, resoconta i problemi politici che si stanno creando nei siti per appuntamenti on line in tutti gli Stati Uniti.

Dietro il tono scherzoso della corrispondente a Washington del Times, comunque, si avverte la soddisfazione di chi ha, anche personalmente, contribuito a creare un clima di sfrenata caccia alle streghe contro chi sostiene l’attuale amministrazione presidenziale, si coglie la voglia di riproporre le antitesi da Guerra civile europea (lo scontro che si allargò a tutto il mondo, dalla Prima guerra monidale alla fine dell’Unione sovietica) con le durissime contrapposizioni fascismo-antifascismo (e comunismo-anticomunismo).

Al posto però di confronti su principi e valori, su terribili scelte da assumere, si intravede piuttosto il desiderio di un estenuato establishment mediatico-finanziario infastidito dall’idea che dei puzzoni, siano essi lavoratori o imprenditori, si permettano di interferire con chi si ritiene l’unico depositario di una politica intelligente.

 

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