Sorpresa Brasile, arriva l’annuncio di Bolsonaro

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Lula vuole estrarre petrolio in Amazzonia

È surreale che ci sia un progetto in Brasile che riunisce petrolio e Amazzonia. Petrobras, la potente compagnia petrolifera statale, ha già indicato con il nuovo corso di Lula l’intenzione di esplorare la foce del Rio delle Amazzoni. Il Ministero dell’Ambiente, guidato da Marina Silva, ha chiarito che analizzerà il progetto con attenzione ma la grande incognita è ciò che Lula farà al riguardo, visto che è sempre lui a decidere. Lo scontro tra la Silva, contraria, e Lula, favorevole, sembra inevitabile e potrebbe riprodurre alcune dei crimini ambientali dei primi due mandati di Lula, tra cui la costruzione della disastrosa centrale idroelettrica di Belo Monte, cosa che portò alle dimissioni della stessa Marina Silva un decennio fa.

Come tutti i brasiliani della sua generazione, Lula vede il petrolio come un simbolo di ricchezza e progresso. La fotografia in cui appare con le mani sporche di “oro nero”, che segna la scoperta di un nuovo giacimento petrolifero durante il suo governo, è diventata un simbolo della Petrobras (e della sua corruzione). Lula è famoso per la sua capacità di ”riconciliare”. Amazonia e petrolio, tuttavia, nel 2023 sono inconciliabili. Ne ha scritto ieri El País.

In un’intervista al Wall Street Journal di ieri, Bolsonaro promette di tornare in Brasile per guidare l’opposizione

“Il movimento di destra non è morto e continuerà a vivere”, ha detto Bolsonaro nella sua prima intervista da quando ha lasciato il Brasile per la Florida alla fine dello scorso anno. Ha detto che tornerà tra poche settimane (inizio marzo) per lavorare con i suoi supporter in Parlamento e nei governi statali per favorire politiche di pro-business, per combattere l’aborto e altre politiche di Lula in contrasto con i valori della famiglia. Bolsonaro ha detto che è ansioso di tornare a casa, ma ha riconosciuto i rischi legali. ”Un ordine carcerario può venire dal nulla”, ha detto.

Per The Economist il trionfo della sinistra in America Latina potrebbe essere di breve durata

Analisi a cui si vede sono stati proprio costretti, visti i disastri socialcomunisti nella regione. “Ci sono ragioni per credere” scrive la rivista, “che stia per iniziare un’oscillazione a destra, e potrebbe rivelarsi più profonda”. È probabile che il ritorno a destra inizi con le elezioni presidenziali in Argentina di ottobre. I kirchneristi al potere non sono riusciti a controllare l’inflazione e sono divisi. Anche le elezioni presidenziali in Paraguay e Guatemala dovrebbero favorire la destra. Un sondaggio di opinione a livello regionale, mostra che circa la metà degli intervistati si identifica con il centro politico e circa il 20% ciascuno con la sinistra e la destra. L’identificazione con la destra è aumentata in Brasile dal 18% nel 2008 al 32% nel 2019. Le ragioni? L’aumento del sostegno ai valori conservatori, soprattutto tra i membri della classe medio-bassa, che difendono la libertà economica. Un altro fattore pro destra è la rampante criminalità, per la quale la sinistra ha poche risposte. Infine l’uso delle nuove tecnologie. È il caso in Argentina di Javier Milei, un economista libertario che attira molto i giovani.

Il Congresso del Perù dichiara Petro ‘persona non grata’

La Commissione Affari Esteri del Congresso peruviano ha approvato ieri una mozione che dichiara il presidente colombiano Gustavo Petro “persona non grata” dopo le critiche alla gestione delle proteste e all’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo. “In Perù marciano come nazisti contro il loro stesso popolo, infrangendo la Convenzione americana sui diritti umani”, aveva detto due giorni fa il presidente della Colombia.

Bolivia: la Procura insiste affinché i vescovi vadano a processo per il ‘golpe’ del 2019

Il rapporto tra la Chiesa cattolica e il governo era già teso nel governo Morales e si è fatto ancora più distante nell’amministrazione del presidente Luis Arce.

Perù: le Ong denunciano penalmente la presidente e i capi della polizia

Organizzazioni per i diritti umani e avvocati indipendenti ieri hanno denunciato penalmente la presidente del Perù, Dina Boluarte, i suoi ministri e capi di polizia per la morte di sei persone durante le proteste di dicembre nella regione sud-orientale di Apurimac. “Cinque dei morti sono stati vittime di un proiettile di arma da fuoco. Due delle vittime erano adolescenti e la più vecchia aveva 19 anni”, ha dichiarato il Legal Defense Institute, una delle tre organizzazioni che hanno fatto la denuncia.

Paolo Manzo, 16 febbraio 2023


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