Stato d’emergenza, ecco come ha violato la Costituzione

Il Viminale limita le manifestazioni no pass, è solo l’ennesima libertà costituzionale caduta sotto i colpi dello stato d’emergenza

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di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Il sottosegretario al Ministero dell’Interno, il pentastellato (sic!) Carlo Sibilia, ha twittato martedì: “Le manifestazioni no green pass paralizzano ogni sabato il centro di numerose città, creando disagi a popolazione e commercianti, oltre a creare assembramenti tra non vaccinati. Per questo arriva una stretta dal Viminale con nuove regole: solo sit-in e via dai centri storici”. Ci sarebbe molto da dire al riguardo, ma passiamo oltre. Un tweet lascia il tempo che trova. Il fatto è che il Ministero dell’Interno sta per varare, entro sabato 13 novembre, una circolare da inviare ai prefetti con la quale limitare il diritto di riunione, libertà garantita e tutelata dal primo comma dell’art. 17 della Costituzione: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi”. L’ennesima libertà costituzionale caduta sotto i colpi della decretazione di emergenza. Facciamo una breve storia della “democrazia in quarantena”.

Marzo-maggio 2020, cadono subito la libertà personale (art. 13) e quella di circolazione (art. 16). Poi quella di riunione (art. 17), di associazione (art. 18), di culto (artt. 7, 8 e 19), di difesa (art. 24) e di insegnamento (art. 33). Il tutto attraverso decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, in attuazione dei decreti-legge num. 6 e 19 del 2020. Per la Corte costituzionale tutto corretto.

Novembre-dicembre 2020, cadono la libertà di domicilio (art. 14) – chi non ricorda il precetto “non più di 4 persone a tavola”? – e viene introdotto il coprifuoco, che resterà in vigore fino ai primi di giugno 2021. Il tutto sempre attraverso dpcm. Come si può dimenticare il mantra “chiudiamo adesso per salvare il Natale”? È finita che siamo rimasti chiusi in casa, tra zone rosse e arancioni, fino a maggio-giugno 2021.

A metà febbraio 2021 arriva Draghi e sostituisce i dpcm coi decreti-legge “matrioska”, creando una bulimia normativa tra divieti introdotti con decretazione d’urgenza e divieti convertiti con leggi di conversione. Dalla padella alla brace, con la certezza del diritto sotto i piedi.

Maggio 2021, obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari. Siamo al salto di qualità. Il diritto alla salute (art. 32) si trasforma per alcune categorie in dovere.

Settembre-ottobre 2021, cade il diritto del lavoro (artt. 1, 4, 35 e 36 della Costituzione). Con decreto-legge n. 127/2021 Draghi e Speranza sospendono dal lavoro e dalla retribuzione i lavoratori sprovvisti di green pass, creando una discriminazione tra cittadini. Altri due diritti costituzionali violati, quello di uguaglianza (art. 3) e quello dei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nelle formazioni sociali (art. 2).

Adesso il governo alza il livello dell’escalation e, al posto dei dpcm e dei decreti-legge, usa gli atti amministrativi ministeriali. Il Viminale sta per limitare il diritto di riunione attraverso una semplice circolare ministeriale contenente linee-guida da inviare ai prefetti, che dovranno applicarle a seconda della situazione contingente. Una libertà costituzionale viene pertanto limitata da linee-guida ministeriali, una nuova fonte del diritto in grado di sopprimere libertà costituzionalmente garantite. “Add cazz sim arrvat” direbbe Checco Zalone.

In tutto questo il Presidente della Repubblica Mattarella, che finora ha firmato tutto quello che il governo gli ha sottoposto, ha trovato il tempo di dire che “dobbiamo sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo combattono”. A questo punto sarebbe interessante che il Capo dello Stato spiegasse se sia consentito l’utilizzo di qualsiasi mezzo, anche quello di sopprimere i diritti costituzionali attraverso semplici circolari ministeriali per sconfiggere il virus, quando ormai è evidente che il virus è solo un pretesto per imporre una vaccinazione forzata. Lui, che un tempo è stato giudice della Corte costituzionale, dovrebbe conoscere meglio di chiunque altro la” gerarchia” tra le fonti del diritto.

Il problema non è solo giuridico, è anche politico. Limitare il diritto di riunione, consentendo solo manifestazioni statiche attraverso sit-in e mascherine, non farà altro che radicalizzare il dissenso. La conseguenza sarà infatti quella di avere manifestazioni al momento ancora pacifiche non autorizzate che verranno represse con manganelli e idranti e a questo punto non si possono escludere reazioni da parte di manifestanti aggrediti. Se di fatto è stata dichiarata una guerra contro chi protesta non è da escludere che chi protesta – non sappiamo in che modo – reagisca alla violenza. Qualche volta usare il pugno duro più che risolvere la situazione può aggravarla. L’autunno rischia di diventare caldo, molto caldo, perché gli animi sono esasperati, al limite della sopportazione. Ed è un brutto segno quando ai cittadini si nega la possibilità di esprimere pacificamente il proprio dissenso nelle piazze.

“Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà…” (Primo Levi).

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