Caos migranti

Strage di migranti, la prova che la Meloni ha ragione

Un’altra tragedia nel Mediterraneo: sei persone sono morte di sete nel corso del viaggio per raggiungere l’Europa

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Una nuova tragedia migratoria ha investo il Mediterraneo nella giornata di ieri. Sei persone, inclusi tre bambini di uno, due e dodici anni, insieme a tre donne, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere il continente europeo con un barcone. La piccola imbarcazione constava di altri 26 migranti, che sono stati soccorsi dallo staff di Unhcr, anche se le loro condizioni di salute rimangono estremamente critiche: le profonde abrasioni ed ustioni sarebbero dovute alla lunghissima permanenza al sole, durante il corso del viaggio.

La tragedia nel Mediterraneo

L’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni ha anche cercato di ricostruire il tragico viaggio del barchino. Flavio Di Giacomo, portavoce dell’organizzazione, ha affermato che gli immigrati sarebbero partiti dalla Turchia, per poi rimanere al largo del Mediterraneo per oltre dieci giorni: “Erano partiti il 30 agosto in 32 dalla Turchia, afghani e siriani. Poi, sono rimasti senza carburante e sono andati alla deriva, trascinati fin verso la Libia orientale. Li ha soccorsi un mercantile, ma in sei erano già morti”.

Le condizioni dell’imbarcazione erano a dir poco disumane. Secondo quanto ricostruito, i sei corpi, ormai in stato di putrefazione, sarebbero stati gettati in mare dai sopravvissuti. Secondo Di Giacomo, però, c’è qualcosa che non torna: “Stupisce che per tutti questi giorni siano passati inosservati e che ci sia voluto tanto tempo per essere soccorsi. E’ evidente che senza un sistema di pattugliamento rafforzato, c’è il rischio di drammi come questo”. Esatto, lo Stato italiano non si sarebbe accorto della presenza del barcone, senza mai offrire una base minima di soccorso o lo sbarco sulle coste italiane, quest’ultimo avvenuto a tragedia ormai fatta, grazie ad una motovedetta della Guardia costiera, a 67 miglia a sud est di Portopalo.

I dati sugli sbarchi

Per tutta la giornata di ieri, dopo anche un altro caso, quello che ha riguardato una bambina siriana, morta di sete al largo delle coste italiane, è tornato alla ribalta il tema immigrazione. Da una parte, chi è favorevole ad un blocco navale per controllare maggiormente i confini, ovvero la coalizione di centrodestra; dall’altra, il centrosinistra, i cui risultati migratori sono quelli ottenuti nell’arco di quest’ultimo decennio.

Eppure, pare che abbia ragione, ancora una volta, Giorgia Meloni: “Solo con il blocco è possibile mettere fine alle partenze illegali in Italia ed alla tragedia delle morti in mare”. La presenza di minori partenze è direttamente proporzionale alla diminuzione dei morti in mare. E questo lo riporta anche le statistiche offerte dal Ministero dell’Interno e dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. Sotto il primo profilo, il Viminale ha confessato come gli sbarchi, nel 2022, siano più che triplicati rispetto a quelli del 2020. Ma il dato diventa ancora più rilevante, se paragonato con quello dell’era Salvini: nel 2019 sono sbarcati poco più di 4mila migranti, contro gli attuali 63mila dell’era Lamorgese.

 

Rilevante è anche il tema che riguarda i morti in mare. Secondo l’Onu, l’anno scorso sono stati registrati più di 3mila morti, contro i 1881 dell’anno precedente. Mentre, per quanto riguardo l’anno di governo giallo-verde, i decessi si bloccano a 1500. Ed ecco che, ancora una volta, la relazione è dimostrata dai dati: meno partenze corrispondono a meno morti in mare, checché ne dica la sinistra istituzionale.

L’obiettivo deve essere quello di potenziare i centri di primo soccorso, in particolare quelli adibiti all’accoglienza sulle coste del Nord Africa. Non sarebbe possibile usufruire neanche degli hotspot italiani, visto che i principali, nell’isola di Lampedusa, risultano essere ormai al collasso: per un massimo di 300 rifugiati, attualmente ce ne sono quasi duemila, in condizioni sanitarie estremamente precarie.

E se ci fosse stata la destra al governo?

Ma se la tragedia, con inclusa l’omissione del governo italiano, avrebbe riguardato un esecutivo di centrodestra, magari guidato da Giorgia Meloni e con Matteo Salvini agli Interni, come avrebbe reagito l’intellighenzia di sinistra? Non abbiamo dubbi: il trattamento sarebbe stato meno favorevole rispetto a quello offerto a Draghi. Probabilmente, si sarebbero levati gli scudi del razzismo, della xenofobia, dei “mandanti di stragi e morti”. Eppure, pare che i dati più critici, in tema di sbarchi e decessi, interessino maggiormente i governi di centrosinistra. Sul sito nicolaporro.it, da sempre, proviamo ad offrire una spiegazione: senza regole e controllo, esiste il caos.

In un sistema controllato, dove l’immigrazione è selezionata alle porte del Paese (vedasi Regno Unito), il vantaggio è sia per noi, che per loro. Nel giro di poche generazioni, infatti, Londra si è ritrovata ad eleggere per due volte un sindaco di origini pakistane; il vecchio ministro della Salute del governo Johnson, invece, era indiano. Ed è proprio questo il risultato benevolo di un controllo migratorio: quello di permettere a qualsiasi individuo, cittadino di prima o seconda generazione, di scalare le gerarchie sociali, arrivando a ricoprire le cariche più alte del Paese.

Nel frattempo, l’Italia è pronta ad accogliere un altro barcone, proveniente dal Libano, e che ha già conosciuto una prima tragedia: una bimba di tre mesi è deceduta nel corso del tragitto. E c’è un allarme per le rimanenti 250 persone, ancora alla deriva. Siamo sicuri che sia questo il modello più adatto?

Matteo Milanesi, 13 settembre 2022

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