Tasse, la sentenza rivoluzionaria sugli immobili occupati

Il caso di una occupazione abusiva alla Commissione tributaria: il proprietario non deve pagare l’Imu

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In questi giorni ha fatto notizia una sentenza della Commissione tributaria regionale della Toscana che ha stabilito che, in caso di occupazione abusiva di un immobile, su quell’immobile non debba essere pagata l’Imu. Segno dei tempi: la patrimoniale immobiliare è data talmente per scontata che, se un giudice sancisce che debba essere risparmiata almeno al proprietario che sia stato privato della disponibilità stessa del suo bene, la cosa viene ritenuta eclatante. Il caso portato all’attenzione della Commissione riguardava – come si legge nel provvedimento – “un vasto edificio catastalmente suddiviso in otto immobili che da molti anni è stato occupato illegittimamente da soggetti che si trovano in una situazione di emergenza abitativa e che non è mai stato liberato dalla forza pubblica nonostante la società abbia presentato una denuncia penale per ragioni sociali”.

“È necessario – scrivono i giudici – adottare un’interpretazione costituzionalmente orientata in base alla quale, in una situazione di fatto come quella descritta nella presente vicenda, il proprietario dell’immobile occupato abusivamente non è attualmente ed effettivamente titolare di alcun indice di capacità economica per cui l’applicazione dell’imposta con simili presupposti sarebbe in contrasto con l’art. 53 della Costituzione poiché, per ragioni non dipendenti dalla volontà del soggetto passivo dell’imposta, mancherebbe in concreto quella capacità contributiva richiesta dalla norma costituzionale. Il titolare di un immobile occupato non trae nessun utile dal suo diritto di proprietà né quello di un godimento diretto del bene, né di un godimento mediato attraverso il conseguimento di un corrispettivo per il suo utilizzo ed è anzi costretto a subire un deterioramento del bene con conseguente diminuzione patrimoniale”.

Insomma, dice la Commissione tributaria della Toscana, è vero che l’Imu è un’imposta sostanzialmente patrimoniale, ma il “possesso” al quale la legge ricollega l’obbligo del suo pagamento deve essere inteso come materiale disponibilità del bene. Corretta o meno che sia, sul piano giuridico, l’interpretazione dei giudici toscani (la questione è controversa), il principio affermato è di puro buon senso. L’Imu è un’imposta che pesa per 22 miliardi di euro l’anno su proprietari – famiglie e imprese – che hanno la sola “colpa” di avere investito nel mattone i loro denari. È, quindi, iniqua in sé, specie se si considera che le altre forme di investimento non subiscono il medesimo trattamento fiscale.

Ma pretenderla persino quando un immobile è occupato abusivamente, magari da anni, si configura come una vera e propria vessazione, molto simile a quella che colpisce gli immobili inagibili e inabitabili (per i quali è previsto solo un abbattimento alla metà del tributo) e quella concernente gli immobili che rimangono in mano agli (ex) inquilini in caso di mancato pagamento dei canoni o di finita locazione.

Si tratta di situazioni di evidente ingiustizia, di cui dovrebbero occuparsi – senza attendere l’intervento della magistratura – il Parlamento e il governo. I quali dovrebbero porsi anche il problema del peso che questa imposta ha sui tanti immobili che i proprietari non riescono a vendere o affittare e che rappresentano per loro esclusivamente una fonte di spese. Invece no, l’Imu la vogliono tutta, da tutti, persino da chi è costretto a indebitarsi per pagarla.

Nel frattempo, Il rapporto Istat-Bankitalia – diffuso pochi giorni fa – sulla “ricchezza dei settori istituzionali in Italia” conferma che il valore degli immobili è in calo dal 2012. Casualmente, proprio il primo anno di applicazione dell’Imu. Guarda alle volte le coincidenze…

Giorgio Spaziani Testa, 1 febbraio 2022

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