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Toninelli dura poco

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Per il Governo del cambiamento, che non riesce neppure a fare una nomina in Rai, i gerarchi della Casaleggio Associati hanno finalmente deciso di rimuovere, prima delle elezioni europee, il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Il Premier Giuseppe Conte ne è già stato messo al corrente e, per una volta, la “sentenza” vede d’accordo anche i due principali galli del pollaio grillino, Roberto Fico e Giggino Di Maio. Al suo posto sarebbe già stato “estratto” Mauro Coltorti, Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato. Una buona notizia, almeno questa volta, per questo esecutivo di quasi tutti scappati di casa, con l’arrivo di un professore universitario che si occupa di territorio ed è apprezzato anche nella University of St Petersburg (Stati Uniti).

Goccia che ha fatto traboccare il vaso: il terremoto provocato in Abruzzo, se così si può dire per una terra già martoriata dai sismi, quando Toninelli – ex carabiniere di Cremona, la cui carriera politica inizia con 9 preferenze nelle elezioni nel Comune di Crema, senza, naturalmente, venire eletto – si è inventato l’allarme A24-A25, blaterando, in un servizio televisivo, che i piloni dei 170 viadotti della Roma-L’Aquila potessero crollare. Per non lasciare nulla al caso è andato personalmente sotto i viadotti, facendosi accompagnare dal responsabile della vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT), l’ing. Placido Migliorino, che fino a quel momento non aveva mai mosso alcun rilievo al concessionario, la società Strada dei Parchi. Un’operazione mediatica di distrazione di massa per far dimenticare gli errori commessi a Genova, gli orrori sul tunnel del Brennero, la follia sulla vicenda Alitalia, la rimozione forzata anzitempo dei vertici delle Ferrovie, che hanno fatto diventare Toninelli il personaggio preferito da Crozza.

Il risultato dell’ultimo capolavoro è stato che i cittadini laziali e abruzzesi hanno ridotto i transiti e gli automobilisti della domenica sono fuggiti, con effetti negativi per l’economia locale e gli operatori turistici, in un periodo di sagre paesane e alla vigilia della stagione sciistica. Il Ministro però non si è assunto la responsabilità di chiudere quel tratto di autostrada, considerato strategico dalla Protezione Civile perché garantisce l’unico collegamento dell’Abruzzo con la Capitale, ma ha deciso, con un tweet, solo di imporre nuovi limiti alla circolazione. Eppure l’onere dei lavori di natura straordinaria spetterebbe allo Stato, che invece vuole scaricare la responsabilità al concessionario, anziché metterlo nelle condizioni di fare gli interventi per la messa in sicurezza anti-sismica delle infrastrutture, visto che sono passati quasi dieci anni dal terremoto dell’Aquila e che la legge che rende obbligatori quei lavori è del 2012.

I Prefetti abruzzesi e laziali, avendo capito che il cerino acceso dal Ministro rischiava di bruciare nelle loro mani, hanno convocato un vertice con il MIT, la Protezione Civile, i Vigili del fuoco e le amministrazioni locali. Riunione nel corso della quale sono volate parole grosse, con il rischio finale per Toninelli di essere accusato di procurato allarme. Allora meglio la marcia indietro, affidata al solito Migliorino, che ha dovuto ammettere che “l’autostrada è sicura”, ma solo perché nel frattempo è stata imposta qualche lieve limitazione ai tir. Ma alle marce indietro ormai i grillini ci hanno abituati (vedi Tap in Puglia), anche perché come in questo caso con Toninelli all’interno del Governo non vuole più discutere nessuno, da Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza al Ministro dell’Economia Giovanni Tria. E per dirlo anche loro, pronti a mediare su tutto, vuol dire proprio che la misura è ormai colma.

Luigi Bisignani, Il Tempo 28 ottobre 2018

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