Trump sfida i big del Web: “Apro il mio social”

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“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, diceva qualcuno. E certo Donald Trump non è sarà esente da colpe. Però la sua battaglia contro le Big Tech una base razionale ce l’ha eccome. Ricordate? Dopo l’assalto a Capitol Hill dei suoi seguaci e le polemiche sui brogli al voto, i grandi social network lo hanno messo alla porta. Facebook e Instagram lo hanno estromesso, Twitter s’è accodata e pure Youtube ha detto “no” a The Donald. Caso più unico che raro in cui un ex presidente eletto, candidato votato da milioni di elettori e uomo di peso della politica mondiale, non può comunicare col mondo usando gli strumenti più diffusi al momento. Un vulnus per la democrazia, comunque la si pensi del Tycoon, che Trump vorrebbe “aggirare” creando un social tutto suo.

Trump social: la nuova società

Se ne parla da settimane ormai. E ora pare che The Donald sia passato dalle parole ai fatti. La nuova creatura si chiama Truth Social e sarà proprietaria della Trump Media and Technology Group (Tmtg). Il lancio dovrebbe avvenire il mese prossimo, con un occhio attento alle presidenziali Usa del 2024.  “Ho creato Truht Social e Tmgt per oppormi alla tirannia di Big Tech”, ha scritto in un comunicato l’ex presidente americano. “Viviamo in un mondo dove i talebani hanno una presenza enorme su Twitter, ma il vostro presidente americano preferito è stato messo a tacere. Questo è inaccettabile”.

Il paragone coi talebani

Tutti i torti non li ha, in effetti. Dopo la riconquista talebana di Kabul, il nuovo regime degli studenti del corano ha comunicato col mondo attraverso Twitter. Eppure nessuno, nonostante le violenze passate e le notizie emerse poi (oggi, per dire, una pallavolista 18enne è stata decapitata), ha pensato di escludere dai social gli esponenti del governo coi turbanti. Trump, invece sì. E per chi, come noi, ama li libertà e la libertà di espressione, l’idea che qualcuno possa cancellare la voce di milioni di elettori con un clic qualche impressione la fa. Provate a pensare a cosa successe quando il Tycoon accusò la Cina di aver lasciato scappare il coronavirus da un laboratorio: l’ipotesi venne subito bollata come complottista da tutti i grandi media. Poi però, quando Joe Biden l’ha rilanciata, improvvisamente è diventata una pista seria da seguire. Ecco: possiamo delegare a una società privata o a un gruppo di media il compito di definire chi può e chi non può esporre la propria opinione? Siamo sicuri emergerebbe sempre e solo la verità?

Staremo comunque a vedere se Truth riuscirà a ridare a The Donald la capacità comunicativa di cui godeva quando, da presidente, affidava i suoi proclami a Twitter. Prima di essere bannato d’imperio.

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