Tutti i segreti del successo del Napoli

Quando il rinnovamento vuol dire scudetto: l’esempio del club partenopeo è illuminante

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Kvaratskhelia

Se riavvolgessimo il nastro e tornassimo ai blocchi di partenza del campionato 2022-2023 il Napoli non era certamente considerato come pretendente numero uno per la conquista dello scudetto con le principali agenzie di scommesse che accreditavano il club partenopeo come quarta favorita dopo Juventus, Inter e Milan.

La stagione precedente, chiusa con il 3° posto (ed annessa qualificazione Champions) aveva lasciato qualche rammarico in quanto fino a poche giornate dal termine il Napoli era ancora in lotta con Milan ed Inter per la conquista del titolo, finito poi ai rossoneri.

Sullo sfondo un prospettato e fisiologico rinnovamento della rosa con alcuni calciatori chiave arrivati a fine ciclo e destinati a cambiare aria; Koulibaly, Fabian Ruiz, Mertens ed Insigne su tutti rappresentavano veri punti di riferimento sul rettangolo di gioco e perderli contemporaneamente nella medesima sessione di mercato poteva rappresentare una grande incognita. Inutile dire che sostituirli non sarebbe stata un’impresa semplice ma ciò che è riuscito a fare il Napoli sembra qualcosa di veramente straordinario.

Le altre puntate:

Il ds Giuntoli e la società hanno operato in modo eccellente sul mercato in entrata portando a termine operazioni mirate con una precisione chirurgica; con grande competenza ed efficacia si sono individuati profili funzionali al progetto che in poco tempo si sono presi la scena diventando i simboli del nuovo corso partenopeo.

Oggi è per certi versi facile esaltare calciatori come Kvaratskhelia e Kim ed anche per questa ragione è giusto tributare al Napoli il merito per averli individuati e prelevati in campionati un po’ periferici rispetto a quelli espressione dell’élite del calcio europeo. Kvara (classe 2001) è approdato sotto il Vesuvio dal club georgiano della Dinamo Batumi (in precedenza al Rubin Kazan aveva lasciato la Russia dopo l’avvio del conflitto in Ucraina) per una cifra che ad oggi pare “irrisoria” (10 milioni di euro); Kim, primo sudcoreano nella storia del Napoli, è arrivato dal Fenerbahce per circa 20 milioni di euro e fino al 2021 (quando era giunto in Turchia) non aveva mai giocato in un club europeo (con esperienze nei campionati sudcoreano e cinese).

Gli altri acquisti di spicco dell’estate, Raspadori (in prestito con obbligo di riscatto dal Sassuolo) e Simeone (in prestito con diritto di riscatto dall’Hellas Verona), non hanno avuto un impatto devastante come Kvara e Kim; entrambi sono stati in un certo senso “penalizzati” dall’esplosione del georgiano e da un Oshimen in perenne stato di grazia (in estate potrebbero arrivare per lui offerte irrinunciabili da alcuni top club europei) ma nonostante questo hanno fornito il proprio contributo.

L’ottimo impatto dei nuovi e la progressiva crescita in termini di rendimento degli altri calciatori già in rosa (oltre ad Osimhen non si può non menzionare ad esempio Anguissa, Zielinski, Lobotka e Di Lorenzo) sotto la sapiente guida di Spalletti hanno fatto del Napoli una squadra devastante che oltre a dominare in modo incontrastato il campionato italiano ha regalato grande calcio anche in Europa, dove ha conquistato i quarti di Champions League (in vista l’euroderby con il Milan) e scritto una nuova pagina di storia del club, spingendosi su livelli che non aveva toccato neppure ai tempi di Maradona.

Se quindi è giusto esaltare il Napoli per ciò che sta facendo sul rettangolo verde, è altrettanto doveroso riconoscere e sottolineare l’eccellente operato della società e del suo direttore sportivo (Giuntoli), che dopo aver fatto benissimo a Carpi ha trovato la consacrazione sotto il Vesuvio. È sotto gli occhi di tutti l’abilità del club nel giocare d’anticipo su calciatori dal potenziale esplosivo; acquistare oggi Kvara per 120 milioni di euro (o forse più) è una cosa relativamente semplice se si ha la capacità finanziaria (magari illimitata) per farlo ma andare ad intercettarlo nel campionato russo o georgiano ha un altro peso specifico e sottintende grande competenza e capacità di lettura sul mercato.

Altra nota di merito del Napoli è quella di aver tratto linfa vitale dal rinnovamento della rosa; l’uscita in contemporanea di alcuni calciatori che avevano fatto la storia recente del club (Koulibaly, Fabian Ruiz, Mertens, Insigne su tutti) poteva non essere indolore ed invece questo passaggio critico è stato gestito in modo esemplare; il ricordo di tali calciatori è stato offuscato sia dai nuovi che dalla crescita dei “vecchi” e anche solo questo è già di per sé un risultato straordinario.

Raggiungere il terzo scudetto della storia e proseguire nel sogno europeo sono oggi per il Napoli ed i suoi tifosi una piacevole certezza, difficilmente pronosticabile ad inizio stagione, soprattutto per le modalità con cui si sta realizzando.

L’esempio del club partenopeo può essere considerato illuminante non solo sotto il profilo strettamente calcistico; il rinnovamento e più in generale il cambiamento rappresentano passaggi molto delicati all’interno della vita di un’azienda e sono spesso e volentieri forieri di incertezza e rischi. La vera sfida è gestire il cambiamento con determinazione ed in modo proattivo, cogliendo le opportunità che dallo stesso possono scaturire e trasformando una situazione potenzialmente sfavorevole in un trampolino di lancio verso obiettivi sempre più ambiziosi.

In buona sostanza proprio ciò che è riuscito a fare in modo eccellente il Napoli la scorsa estate quando, in una fase di fisiologica incertezza, ha saputo porre le basi per una delle stagioni più esaltanti della sua storia.

Enrico Paci, 21 marzo 2023

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