La guerra in Ucraina

Ucraina, allarme escalation. La Nato: “Attacco ibrido fa scattare l’articolo 5”

In Germania il capo della cybersicurezza accusato di rapporti coi russi. E Macron: “Già cambiata la natura della guerra”

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Escalation. È la parola, sinistra, che ormai da mesi attanaglia le cancellerie mondiali che si chiedono se, quando e come il conflitto “regionale” in Ucraina potrebbe diventare qualcosa di più. Biden teme l’Armageddon. I cinesi pure. E mezza Ue sta col fiato sospeso in attesa di capire sin dove vuole spingersi Zelensky nella riconquista e quanto Putin si senta davvero con le spalle al muro.

La pioggia di bombe

La situazione sul campo in Ucraina dice che la facile vittoria russa su tutta la linea, paventata da alcuni in un primo momento, non c’è stata. Ma Kiev ha perso grosse fette di territori, passati con referendum sotto il Cremlino. Il resto è un coacervo di interrogativi. L’Occidente ha armato Zelensky, ma non sa se continuare a farlo e in che misura, soprattutto dopo l’attentato a Daria Dugina e al ponte in Crimea, che i servizi segreti americani non hanno nascosto di non apprezzare. Le trattative di pace stanno a zero, nonostante gli sforzi di alcuni. E la pioggia di missili russi di ieri, che Putin ha rivendicato essere “una risposta” alla bomba in Crimea, sono forse il segno che qualcosa, in questa guerra, sta davvero cambiando. E non è detto che volga per il meglio.

“Cambia la natura della guerra”

Lo ha detto chiaramente Emmanuel Macron, con un certo grado di realismo. Secondo il presidente francese i bombardamenti russi a tappeto dimostrano “un cambiamento profondo della natura della guerra“. Difficile dire in quale verso. Ma se fino ad oggi si trattava di un’annessione vecchio stampo, fatto di forze sul territorio che si contendono chilometri di dominio militare, l’allargamento alle grandi città e il lancio simultaneo di 80 missili potrebbero nascondere il rischio di un allargamento della guerra. Anche oltre i confini ucraini.

Gli attacchi cybernetici

Ci sono altri indizi, oltre alle preoccupazioni di Macron. Il primo riguarda lo strano caso dei treni bloccati in Germania del Nord: un presunto sabotaggio ha bloccato i mezzi per circa tre ore, mettendo in allarme il sistema di sicurezza delle infrastrutture tedesche. Secondo il “Der Tagesspiegel” gli autori potrebbero essere estremisti di sinistra o agenti dei servizi segreti russi.  Se così fosse, la cosa si farebbe preoccupante. Fonti della Nato, infatti, oggi hanno fatto trapelare che il famoso Articolo 5 dell’Alleanza, quello che costringe i Paesi a rispondere in caso di attacco contro uno degli aderenti, si applicherebbe anche in caso di “un attacco ibrido particolarmente grave”. In sostanza: non servono missili per scatenare un conflitto mondiale tra Nato e Russia, ma basta una “guerra cibernetica” o il danneggiamento di infrastrutture critiche. Come potrebbero esserlo, ovviamente, le ferrovie.

C’è da considerare che anche gli Stati Uniti hanno denunciato un episodio simile: stando alla Cnn, stamattina i siti internet di una dozzina di grandi aeroporti negli Usa sarebbero stati hackerati dal gruppo filorusso Killnet. Nessun impatto al traffico aereo, però si tratta di un segnale. Se a questo si aggiunge che in Germania il capo dei servizi per la cybersicurezza tedeschi, tal Arne Schoenbohm, è accusato di aver avuto rapporti con un’associazione che avrebbe contatti con servizi segreti russi, la faccenda si fa ancora più complicata. Tanti piccoli punti, che se messi insieme tracciano un quadro a tinte fosche.

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