Una notizia raccontata cento anni dopo

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Il Corriere del Ticino ha una rubrica giornaliera intitolata “Cent’anni fa” che riporta notizie che lo stesso giornale aveva dato allora. Scelgo questa del 27 novembre 1919, mantenendo lo stesso titolo.

1. Interessante l’incipit “Troppo tardi per la nostra edizione di ieri, ci arrivava notizia da Arogno che un tragico incidente gettava improvvisamente il lutto nella famiglia del signor Giuseppe Manzoni, il noto e stimato industriale arognese”. Incredibile ma vero per il mondo di oggi, il CdT di allora si sente in dovere di scusarsi, con i lettori, per non averla potuta dare il giorno prima. Prosegue.

2. “La moglie di costui, la distinta signora Maria, mentre di buon’ora, spinta dalla sua gentile passione pei fiori (è così romantico, quel “pei”. Se lo digiti, Google ti spiega che si tratta del Piano Educativo Individualizzato), tentava, a mezzo di una casa portatile di coprire con stuoie la serra, precipitava da un’altezza di quasi due metri e si fratturava il cranio: la morte fu quasi istantanea”. Il redattore poteva finirla qua. Invece no, la signora Maria nel tessuto sociale di Arogno di certo meritava di più. Allora prosegue.

3. “Era più che sessantenne, di prestanze signorili, Maria Manzoni, venuta dalla vecchia e precaria famiglia vodese degli Audemars, accoppiava alle sue alte virtù di sposa e di madre, una squisita sensibilità artistica. Pittrice di merito, faceva parte della Società delle Belle Arti, avendo esposto sovente, con lusinghiero successo, dei bei lavori”. Soffermiamoci su “prestanze” che ora noi utilizziamo per descrivere i culturisti della domenica mentre allora la signorilità dei tratti. E poi su “famiglia precaria”: per noi oggi è la classica famiglia sfigata della gig economy: padre conducente mascherato simil Uber, figlio rider per consegna pizze, madre badante in nero, quelli che i nostri “competenti” bollano come evasori dei famosi 100 miliardi €. Allora, immagino, precario era nel significato di istituzione post medioevale di concessione in comodato di immobili. Proseguiamo.

4. “Essa traduceva, di preferenza sulla tela, la sua  profonda passione pei fiori, Amò anche l’attività politica con una intrepidezza che veniva, non da cattivo spirito di parte, ma da ardente spirito patriottico, e con il marito e tutta la famiglia Manzoni visse, partecipe diretta, le burrascose lotte del 1889 e del 1890”. Soffermiamoci su questo stupendo passaggio. Maria è una patriota (oggi la si bollerebbe come spregevole sovranista), guidata non certo da spirito di parte “cattivo” (oggi noi persone perbene siamo circondati dagli odiatori di sinistra e di destra). Proseguiamo.

5. “Poi prese la sua arte e la sua famiglia, chiudendosi nella sua casa di Aragno, circondata di fiori, di figliuoli, di nipotini. La morte la colse tragicamente ancora nel pieno delle sue forze e dei suoi affetti”.

Molti del mainstream sghignazzeranno su questo Cameo, invece io considero quello dell’ignoto redattore di cent’anni fa giornalismo alto, perché intriso di umanità, di rispetto, di riconoscenza verso una cittadina esemplare che è stata: sposa, madre, nonna, artista, patriota. Continuiamo a spargere volgare ironia sui valori irrinunciabili del vivere civile, presto anche quel mestiere nobile che è il giornalismo entrerà a far parte della mitica gig economy. Auguri.

Riccardo Ruggeri, 27 novembre 2019

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