Vaccini e lockdown: s’inventano i fiori per farci il mazzo

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Per far vaccino ci vuole un fiore, per fare il fiore ci vuol Boeri, per far Boeri ci vuole Arcuri, per fare tutto ci vuole Arcuri. Solo che poi non fa niente, e lo fa pure male. La “più potente campagna mediatica di tutti i tempi”, per obbligare la gente a vaccinarsi, parte in grande stile, modello Candy Candy: fiori da tutte le parti, fiori in cui vaccinarsi, con cui immunizzarsi, fiori, fiori, speriamo solo non ci cresca poi un fiore in bocca, o in un orecchio, o in altro luogo terribilmente allegorico.

Pare un po’ la campagna dei cento fiori di Mao Tse Tung e i risultati promettono di essere gli stessi. Ditelo con i fiori: forse ci vorrebbero delle ortiche, delle piante carnivore, dei fioracci venefici. O magari, dati i personaggi, delle essenze di marijuana. Mentre sfioriamo la margherita del vaccino, arriva non arriva, arriva non arriva, un altro capolavoro firmato Arcuri, ci richiudono duri per tutte le feste: era già tutto previsto, questo è il governo più bugiardo di tutti i tempi, se dice una cosa è segno che pensa all’esatto contrario, hanno ingiallato il paese per arrossarlo meglio, il rosso è l’unico colore che gli piace; e già gli scienziati pazzi si scatenano, Galli, l’ur-sessantottino, sbandiera i ventimila morti che verranno da movida shopping, Brusaferro vuole imporre le mascherine anche in casa, Cartabellotta trova che “il periodo di Natale sia ottimo per un nuovo lockdown”.

Che fiori si son pippati lorsignori dotti medici e insipienti? Qui gli esseri umani, mica i virologi e loro derivati, gli esseri umani non ne possono più, si abbandonano a comportamenti preoccupanti, risse infantili, corse nudiste a dicembre, assembramenti dispettosi, e più i maoisti chiudono più i morti salgono, qualcosa non torna, come le intraprese di Arcuri, ma al dunque si potrà sempre attingere alla sindrome di Toninelli, ogni riccio un pasticcio: “Io non mi ricordo”. Smemoratevi tutti, fumatevi un fiore e svanite, che a questo punto a uscire dalla pandemia ci pensiamo da soli: fare peggio di voialtri, è impossibile. Mettete dei fiori nei vostri cannoni, e state buoni. Abbiamo bisogno di lavorare, comprare, vendere, muoverci, amare, scopare, vivere, e se ci costerà un coviddì, amen: ma con voi, ci ammaliamo e moriamo senza niente di tutto questo, siamo decessi a perdere, siamo numeri da usare per le vostre losche faide interne: le cronache del Covid s’intrecciano malefiche a quelle di palazzo (Chigi), e alla fine dipanarle è impossibile.

“I duri Speranza e Boccia la spuntano sui possibilisti”, è la giaculatoria serale di ogni tigì e vuol dire che la faccenda non è sanitaria, è politica: tanto la pelle è nostra, su di noi testano il vaccino per il disastroso Conte, si chiamerà Di Maio, prodotto dalla Casaleggioassociati, o, chissà, Draghi, o Cartabia, o un piddino del Politburo? In tutto questo, Mattarella tace, eroga banalità solidali senza freno, chissà l’omelia di San Silvestro, che brivido. Loro maoisti, noialtri liberisti bongré malgré, tutto lasciamo fare, lasciamo passare, hanno teorizzato lo stato etico, lo stanno mettendo in pratica, stanno sfociando piaccia o meno nella dittatura (ma a tante nullità ereditiere piace), e noi qui, a bofonchiare dietro le mascherine. Fiori rosa, fiori di pesco, c’eri tu, fiori rosa, stasera esco, non lo fai più, stessa strada stessa porta, scusa, se son venuto qui questa sera, da solo non riuscivo a dormire perché, di notte ho ancor bisogno di te, fammi uscire per favore. Ma arriva Arcuri e dice no, no, no, uououououo. Hanno inventato l’abominio dei fiori per vaccinarci, ma l’unica certezza, tanto per cambiare, è sempre la stessa: ci stanno facendo un mazzo così.

Max Del Papa

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