Vaccini e problemi cardiaci: allarme tra i giovani in Israele

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Dopo tante ipotesi e teorie sulla possibile correlazione tra patologie cardiache e somministrazione di vaccini, spunta un dato pubblicato sulla rivista Scientific Reports da Christopher Sun e Retsef Levi del Massachusetts Institute of Technology e da Eli Jafe del Servizio di medicina di emergenza di Israele a Tel Aviv. Per il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, la novità di questo studio è nel fatto che “si basa su dati del mondo reale, non estrapolati dai trial”.

Casi di arresto cardiaco

La ricerca si è strutturata sulle chiamate giunte alle strutture di pronto soccorso di Israele in seguito a casi di arresto cardiaco e sindrome coronarica acuta, registrate a ritmo settimanale e le cui relative diagnosi sono state in seguito verificate. Le segnalazioni considerate nella ricerca comprendono tre periodi: il primo, precedente la pandemia di Covid-19, comprende il 2019 fino a febbraio 2020, il secondo corrisponde al periodo della pandemia nel quale non erano ancora disponibili i vaccini (marzo-dicembre 2020) e il terzo va da gennaio a maggio 2021, quando in Israele erano state somministrate le prime e le seconde dosi dei vaccini anti Covid-19 a Rna messaggero (mRna).

È emerso che in quest’ultimo periodo, rispetto ai precedenti, le chiamate al pronto soccorso da parte di persone di età compresa fra 16 e 39 anni per problemi cardiovascolari sono aumentate del 25% rispetto ai due periodi precedenti. Alla luce di questa situazione, secondo gli autori della ricerca la sorveglianza è d’obbligo e dovrebbe considerare le chiamate alle strutture di pronto soccorso accanto ad altri dati sanitari e indagare le possibili cause. “I dati riportati in questa ricerca sono in accordo con quanto finora si è osservato in Germania e in Scozia, come rilevano gli autori del lavoro – osserva Broccolo – È un risultato che dovrebbe sollevare l’attenzione da parte dei medici e dei soggetti vaccinati sui segni clinici riportati nella popolazione della fascia d’età compresa fra 16 e 39 anni”.

Novavax, luci e ombre

Ombre anche per il vaccino “Novavax”. dopo la segnalazione da parte dell’Agenzia americana Food and drug administration (Fda), lo scorso venerdì del maggior rischio di infiammazione cardiaca in seguito alla somministrazione del vaccino anti Covid, sviluppato dalla farmaceutica statunitense. Come segnala La Verità, “su richiesta della stessa Fda, un comitato indipendente valuterà i dati degli studi clinici e formulerà le sue raccomandazioni. Come aveva fatto anche per gli altri tre vaccini poi autorizzati, due a mRna (Pfizer e Moderna) e quello di J&J, con virus modificato e attenuato, l’Agenzia ha reso pubblico un lungo documento di analisi anche per il vaccino di Novavax”.

Già approvato in 40 Paesi, tra cui – ovviamente – l’Italia, doveva convincere gli indecisi perché è a base proteica, usa cioè una tecnologia più consolidata. “Pur avendo valutato il vaccino efficace – al 90,4 per cento e al 78,6 per cento negli over 65 – nel prevenire le forme gravi di Covid, l’Fda ha espresso preoccupazione per i sei casi di infiammazione cardiaca, note come miocardite e pericardite, su circa 40 mila persone che avevano assunto il vaccino Novavax durante due studi cardine. A impensierire l’Agenzia è il fatto che le miocarditi hanno interessato, entro 20 giorni dalla somministrazione del vaccino proteico a base di proteina Spike, giovani uomini (16-28 anni), noti per essere a più alto rischio di infiammazione del cuore anche per i vaccini a mRna”.

“Rischio miocardite più elevato”

Spiega Maddalena Guitto: “Una persona che aveva ricevuto un placebo durante i test ha sviluppato miocardite che, come è noto, può essere innescata da infezioni virali anche indipendenti dalla vaccinazione, ma resta il rapporto sei a uno. Tutti i casi sono stati curati all’ospedale e si sono risolti. «Questi eventi», ha scritto l’Agenzia nei documenti pubblicati nei giorni scorsi, «sollevano la preoccupazione di un’associazione causale con questo vaccino, simile all’associazione documentata con i vaccini Covid-19 a base di mRna»”. A differenza però di quello dei prodotti a mRna, per il prodotto di Novavax il rischio di miocardite sarebbe più elevato perché è stato segnalato prima della commercializzazione.

“L’azienda produttrice respinge la tesi della relazione causale sostenendo che i casi di miocardite sono prevedibili, in studi di oltre 30 mila persone. Probabilmente il vaccino di Novavax, che secondo Fda sarebbe efficace anche contro Omicron, verrà approvato con l’obbligo di inserire, nel foglietto illustrativo, l’informazione sul rischio di sviluppare miocarditi e pericarditi”.

Emergono sempre nuovi studi che mostrano “luci ed ombre” sui vaccini, ma in attesa di nuove ricerche, è importante sottolineare l’importanza della “libertà di scelta” dei cittadini in caso di emergenza sanitaria che resta, in ogni caso, uno strumento politico in grado di realizzare un equilibrio tra tutela del diritto alla salute e della libertà personale.

Carlo Toto, 8 giugno 2022

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