Vaccino, Arcuri invoca l’esercito: siamo già in ritardo?

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“Su richiesta del commissario Domenico Arcuri abbiamo dovuto pianificare con urgenza la distribuzione del vaccino Pfizer, che giungerà in Italia il 24”. Lo ha comunicato ieri il generale Luciano Portolano, capo del Comando operativo di vertice interforze, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il farmaco “sarà custodito in una prima fase nell’hub centrale dello Spallanzani e, a cura della Difesa, sarà distribuito e somministrato su 21 siti nazionali”.

Non sarà mica che Der Kommissar, il quale, finora, ha toppato su tutto, è corso, nel panico, dai nostri militari, temendo che il suo nome finisca associato al flop della campagna di vaccinazioni “più imponente della storia”, come l’ha definita lui stesso?

Le agenzie, ieri, precisavano che, “in un primo momento”, le dosi dovevano essere distribuite “alle singole strutture” dalla stessa Pfizer. Cos’è successo, in un secondo momento? E quando, di preciso? Il generale Portolano ha spiegato che la richiesta del commissario è partita “due giorni fa” (domenica). È stata la casa farmaceutica americana a dare buca ad Arcuri? O è Arcuri che, nonostante alluda a un ruolo dell’esercito già dalla fine di novembre, si è ricordato di coinvolgerlo formalmente soltanto adesso? Insomma, siamo dinanzi all’ennesimo ritardo? A una richiesta accorata alle forze armate, affinché mettano la toppa su un altro pasticcio combinato dall’ad di Invitalia?

Spottone per Zingaretti

Il 27 dicembre, il manager trasformato in telepredicatore deve celebrare il V-day: uno spottone, in parte a uso e consumo di Nicola Zingaretti, che registrerà la vaccinazione di cinque operatori dello Spallanzani di Roma. Ma sulla campagna di massa, è ancora buio fitto. Anzitutto, manca il personale sanitario. Arcuri, anziché reclutarlo direttamente, con contratti a tempo determinato, s’è rivolto a cinque agenzie interinali, al costo di 25 milioni di euro: soluzione che ha già suscitato le perplessità della Corte dei conti. Nel frattempo, ha tirato fuori l’ideona degli stand a forma di primula, già stroncati dagli esperti. Dove li metterà i superfrigoriferi per conservare le fiale? E se, com’è accaduto in Gran Bretagna e Usa, qualche paziente dovesse manifestare una grave reazione allergica, come lo soccorreranno, dentro al fiorellino di Stefano Boeri?

Il piano per l’immunità

Non solo: anche sul cronoprogramma per immunizzare, entro fine 2021, il 90% della popolazione, le incognite sono molte. Secondo Il Giornale, ad esempio, nel primo trimestre dell’anno potremo vaccinare solo 600.000 persone. L’Aifa, al contrario, punta a quattro e mezzo: una forbice piuttosto ampia…

Meno male, anzi, che sta arrivando l’esercito. Forse, bisognava mettergli in mano tutta la pratica sin dall’inizio, com’è stato fatto negli Usa. Lì. il responsabile della logistica, il generale Gus Perna, ha chiarito: “Se la distribuzione del vaccino non andrà secondo i piani, la colpa sarà mia”. Qui, Arcuri non ha tempo per le autocritiche e le assunzioni di responsabilità. È troppo occupato a spiegarci che dobbiamo (noialtri, ovviamente) impegnarci non per un “buon Natale”, ma per un “Natale buono”. Aiuto.

Alessandro Rico, 23 dicembre 2020

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