Salute

Vaccino in gravidanza: un nuovo studio lancia l’allarme - Seconda parte

Da una ricerca “peer reviewed” emerge che vaccinare le donne in gravidanza forse non è una grande idea

L’errata valutazione sul rischio di ricovero delle donne in gravidanza

Inoltre per lo studio di Shimabukuro, la morbilità e la mortalità della malattia COVID-19 in gravidanza era stata segnalata come altamente probabile e utilizzata per giustificare le raccomandazioni internazionali sull’uso di vaccini mRNA in gravidanza. Da notare che inizialmente le donne in gravidanza erano escluse dalle sperimentazioni sui vaccini.

Tuttavia, in due studi recenti, questo aumento del rischio non è stato osservato anzi, il tasso di ricovero in unità di terapia intensiva in gravidanza era paragonabile a quei tassi tra la popolazione generale della stessa coorte e la mortalità ospedaliera nelle donne in gravidanza era inferiore rispetto alle pazienti non gravide ricoverate in ospedale con COVID-19 e polmonite virale (studio 1 e studio2).

Lo studio sui ratti per giustificare l’impatto sulla fertilità

Dato che le donne in gravidanza sono state escluse dalle sperimentazioni cliniche iniziali, il possibile impatto del vaccino mRNA sul feto e la relativa capacità riproduttiva (delle donne), è stata valutata utilizzando studi sugli animali (femmine ratti). Lo studio Pfizer-BioNTech sui ratti è stato segnalato per escludere problemi di fertilità degli animali esposti e dei loro cuccioli. Tuttavia, un attento esame dello studio indica un aumento (circa 2 volte) di perdita pre-impianto (9,77% rispetto al 4,09% nel gruppo di controllo), ma i risultati sono stati segnalati per essere classificati come all’interno degli intervalli medi di controllo (5,1–11,5%).

Trasmissione dell’mRNA e della proteina Spike attraverso la placenta e il latte materno

La trasmissione dell’mRNA e della proteina Spike attraverso la placenta e attraverso il latte materno è una preoccupazione, dato l’effetto sconosciuto sullo sviluppo in utero o su un lattante. Il CDC ha ritenuto valido un’analisi fatta della durata di una settimana, su un campione di 5 donne (vaccinate con Pfizer) che allattavano al seno il proprio neonato.

Gli autori del nuovo studio raccomandano cautela e affermano che la conclusione di “sicurezza” emessa dal CDC sia stata troppo frettolosa, visto il campione troppo esiguo (N=5) e osservato in un tempo troppo breve (una settimana). Inoltre il VAERS ha ricevuto numerose segnalazioni di porpora trombotica trombocitopenica (TTP), disturbi gastrointestinali, eruzioni cutanee, reazione anafilattica e morte nel periodo di allattamento post- vaccinazione.

 Conclusioni

Gli autori del nuovo studio suggeriscono, nelle conclusioni, l’immediata sospensione dell’utilizzo dei vaccini a mRNA in gravidanza (a prescindere dalle settimane) e allattamento, nonché il ritiro degli stessi per bambini e popolazione generale in età fertile.

Da ricordare come nella scheda (link), del Comirnaty di Pfizer/BioNTech sia indicato che:

La sicurezza e l’efficacia di Comirnaty nella popolazione pediatrica di età inferiore a 12 anni non sono state ancora stabilite. I dati disponibili sono limitati”.

“I dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza e in allattamento sono in numero limitato (campione di 23 partecipanti di cui 9 ritiratesi) per tale motivo ne sconsigliano la somministrazione. Inoltre il CSR finale (Study Corporate Social Responsibility) dello specifico studio #C4591015, per valutare la sicurezza e l’immunogenicità in gravidanza e allattamento, è previsto al 30 aprile 2023“.

“Non è noto se Comirnaty sia escreto nel latte materno”.

Pfizer stesso ammette che non  ci sono certezze per i bambini, e sulla gravidanza  afferma che dati sicuri li avremo solo  nel 2023, ma noi – senza tener conto di studi recenti, come quello più recente qui presentato,    che invitano alla prudenza –  abbiamo già iniziato in modo irresponsabile  a vaccinare donne in gravidanza  e ora  continuiamo coi bambini.

 

Per altri approfondimenti visita il sito https://infovax.substack.com/

 

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