Dopo l’iniziale esplosione di rabbia, espressa nel giro di un amen da parte del ministro Giudo Crosetto, sul caso Vannacci ora il governo – e Fratelli d’Italia soprattutto – comincia a rivedere la propria linea. Segnali, ma significativi, che attenuano la forza prorompente con cui il ministro della Difesa aveva definito “farneticazioni” le frasi contenute nel libro del generale e difendono la libertà di espressione del militare di carriera.
Il primo segnale è arrivato ieri sulla pagina Facebook del viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami. Si tratta di un esponente del governo, peraltro molto più vicino a Giorgia Meloni di quanto il suo ruolo non ministeriale lasci intendere. Scriveva il deputato bolognese: “Ma la libertà di espressione e di pensiero vale solo se sei iscritto al Pd? Chi ha dato alla sinistra il diritto di rilasciare patenti morali su ciò che un cittadino può scrive o meno in un libro?”.
Il riferimento, ovviamente, era alla campagna che il Pd, la sinistra tutta e in particolare Repubblica sta portando avanti sul libro. Tuttavia la destituzione immediata del generale, su richiesta di procedimento disciplinare richiesta da Crosetto, fa pensare che il post di Bignami fosse in qualche modo rivolto anche all’amico Guido, ministro della Difesa. Il quale, attaccato anche “da destra”, ieri si è difeso spiegando di non aver “punito o sacrificato” nessuno. Lui resta “un garantista ligio alle leggi e alla Costituzione”, ma ricorda che “lo Stato e le Istituzioni vengono prima di ogni cosa”. Insomma: Vannacci avrebbe fatto meglio a tacere.
Fatto sta che, al netto di ogni ragionamento di “opportunità” (forse il generale avrebbe fatto meglio ad attendere il congedo prima di mettersi a scrivere?), gli elettori di centrodestra sembrano parteggiare per Vannacci. In fondo quello che scrive nel libro (sulla dittatura delle minoranze, sulle lobby gay, sui migranti e sulla legittima difesa) è più o meno quello che chi si oppone al “pensiero unico” ha sempre detto, magari in altri termini.
Quindi ecco che oggi, dopo le parole del viceministro Bignami, oggi anche Giovanni Donzelli (capogruppo alla Camera, uomo forte di FdI) si schiera con la libertà del generale di scrivere ciò che pensa. “Se stabilissimo che compito della politica è decidere la bontà delle idee sarebbe la fine della democrazia”, dice al Corriere della Sera. Vannacci “come militare fino a questa vicenda ha reso un grande servizio alla Nazione”. Certo Crosetto ha fatto bene ad avviare l’azione disciplinare per verificare i fatti, ma sulla libertà non si discute. “Chi ha dato al Pd il diritto di autoproclamarsi censore?”, domanda Donzelli. “Non vorrei arrivare al principio che si scrivono idee solo se piacciono al Pd. Ma cosa vogliono? La lapidazione in piazza? Il rogo dei libri che non condividono? Il gulag delle idee che non corrispondono alle tante correnti con cui litigano?”.