Vasco, ex ribelle che ora sembra un democristiano

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Cioè, capitto, col Blasco, detto il Kom, non si scherza micca eh, ah, oooh! Cioè lui, capitto, magari dice una cosa, poi ne dice un’altra, però siccome son passati 10 anni nel frattempo, eeeh, oooh, tè lo devi sapere, se no, oooh, aaaah, poi qualcuno ci chiama, si lamenta, dice: siete solo voi, voi giornalisti cialtroni, cattivoni, come quel tale, che scrive sul giornale, quel Perro, quel cane, e quell’altro, pirla psicopatico, eeeh, oooh, siamo ancora qua.

Eh sì, siamo ancora qua, solo che stavolta le dichiarazioni di Vasco Rossi detto Blasco detto Kom, sono fresche come uova di gallina. Incidentalmente c’è il nuovo disco in uscita e quindi la promozione, siccome siamo noi, siamo solo noi, siamo pieni di guai, però anche i fatturati vanno rispettati e insomma il Vasco a tutto campo infierisce, tuona anatemi contro i giornalisti che poi son sempre, tranne qualcuno che lo coglie in essenza di spirito, son sempre come quel Salvalaggio là, che cattivo che era, mentre lui era sì un rocker, cattivo, spericolato, però tanto buono, un rocker ai tortellini, formato famiglia, per i ragazzi e le fanciulline, e le tentava tutte per provocare, per farsi attaccare, però poi ci soffriva, come no, se appena qualcuno abboccava.

E allora, ecco qua, subito, come antipasto, la nuova canzone che, oh, ah, dice: noi, siamo pieni di guai. Un’ossessione, proprio: prima era “una questione di guai”, poi volevi la vita “piena di guai”, adesso ti lamenti perché siamo pieni di guai. E va beh, sarà l’età. Però, sempre quel trucchetto populista, di tutti gli artisti, giovani, vecchi, bolliti, stufati, dell’identificazione, sì, mi son fatto il palazzo sul Jumbo però in fondo in fondo siamo uguali, siamo solo noi, siamo pieni di guai. Dischetti per le allodole. Ma a noi interessa qui la conversione di Blasco di Tarso, cascato dalla tigre. Ecco le sue parole più nuove, di sapore tuttologico, riportate da Adnkronos, belle virgolettate, così almeno la sovrastruttura una volta tanto non romperà la balle.

Vasco contro i polulismi

Lancio n. 1. “Dai nuovi governanti che sull’onda di estremismi, populismi e fake news si prospettano all’orizzonte, noi non ci aspettiamo solo nuove leggi speciali ma un vero e proprio Undicesimo Comandamento”. Lo ha detto Vasco Rossi, durante una conferenza stampa a Milano per presentare il nuovo album ‘Siamo qui’, in uscita il 12 novembre prossimo. Undicesimo comandamento è anche il nome di una canzone del rocker di Zocca. A chi gli chiedeva cosa intendesse con ‘Undicesimo Comandamento’ Vasco ha spiegato: è quello che “mi aspetto da questi fenomeni populisti che stanno arrivando, che sarà forse di amare loro più di qualunque altra cosa, ad esempio ‘Ama Trump'”. Questi fenomeni, ha aggiunto Vasco Rossi, “ci sono negli Stati Uniti ma anche in Europa e soprattutto in Italia, dove c’è una campagna di [sic] semina di odio. E’ stato seminato odio da questi politicanti irresponsabili, che solo per avere qualche consenso in più sono pronti a cavalcare le paure della gente, a sobillarle e far diventare tutti più cattivi. Non dovrebbero esistere”.

Quali sono gli estremismi e i populismi? Quali le fake news? Forse avere invocato più chiarezza nella gestione emergenziale? Forse avere chiesto quelle cure domiciliari sulle quali oggi sono tutti d’accordo? Il problema dei settantenni come VasKom, è che ci arrivano sempre un attimo in ritardo: è notizia di oggi, seppure data a malincuore dai giornali di regime, che le cure domiciliari c’erano, ci sono e andavano seguite; e anche che i milioni di italiani contro il lasciapassare che stritola ogni libertà (ma non eri un apostolo del fare il cazzo che ti pareva, Blasco?), non sono tutti fascisti, anzi. E la campagna che semina odio dove alberga? Forse nel fondamentalismo di chi vuole i non vaccinati ridotti a poltiglia verde? O nel tuo amico, di pari intelletto e cultura, Scanzi che si voleva divertire a vedere i non vaccinati “cadere come mosche mentre mangio popcorn”? Nella censura di ogni posizione differente, per quanto sfumata (ma non eri tu che “mi si escludeva”, perché eri diverso, originale, e allora i Salvalaggio, bla bla bla?). Chi è che in America ha detto “ama Trump”?

In Italia, comunque, hanno ripetuto se mai “ama Mattarella”, ama Draghi, ama il potere, e chi non era d’accordo andava massacrato sui social. Chi è che cavalca paure, sobilla e fa diventare tutti più cattivi? Ma son discorsi da rocker, questi contro la cattiveria, via, tutti col fiore in bocca? Chi sono i politicanti irresponsabili, che puzza tanto ma tanto di populismo formato ginnasio? Quanto allo spettro delle leggi speciali, qui siamo alla confusione somma, sicuramente genuina: non sono i populisti-fascisti ad averle introdotte, ma il regime diversamente democratico dei Conte, dei Draghi, del PD, che hanno progressivamente mangiato i diritti fondamentali, imposto 20 mesi di coprifuoco carsico con cui hanno trasformato uno Stato emergenziale in uno Stato speciale, come dice Cacciari, e potrebbe anche dire: Stato concentrazionario. Di che vai farneticando, Kom?

La destra “pericolosa” secondo il rocker

Lancio n. 2. In Italia “c’e’ una destra molto estremista, per me e’ giusto che ci sia la destra, ma non deve essere una destra estremista e pericolosa come quella che si vede all’orizzonte. C’e’ un continuo seminare odio”. Lo ha detto Vasco Rossi, in conferenza stampa oggi a Milano per il lancio del suo nuovo disco “Siamo qui”, in uscita il 12 novembre. “Anche i toni della Meloni e di Salvini sono divisivi, creano solo odio solo per avere consensi, c’e’ gente che soffia sul fuoco. Sapete chi sono”. Sollecitato sul fatto che qualcuno possa invitarlo a limitarsi a cantare, Vasco ha replicato: “Io esprimo un’opinione, sono un cittadino, e pago le tasse, e le pago tutte”.

Sì, abbiamo capito, ti esce il disco nuovo, per carità compratelo, ché siamo tutti pieni di guai ma quelli di qualcuno costano di più. Allora: qui c’è chi semina odio. E chi è? Ovvio, Salvini e Meloni. A noi non ce ne frega niente di tutto sì, però, per amor di onestà, saprebbe riferire, citare il BlasKom casi di istigazione all’odio dai due infami sopra citati? Già che c’è, gli sovviene per caso la casistica che ha messo in fila Meloni “troia, vacca, con la f… che sa di ricotta andata a male” (copyright Raimondo Etro, brigatista), “lardosa fascista incinta” (Asia Argento), Salvini sottouomo (copertina di Famiglia Cristiana, addirittura), Salvini nemico (un caporedattore Rai), Salvini al manicomio con la figlia di sei anni (idem), Meloni a testa in giù (innumerevoli, tra i quali il commentatore di nicchia Alessandro Robecchi, prontamente rewtittato da Scanzi), Salvini da abbattere, Meloni di appendere e un milione di eccetera? Hai sentito niente, Blasco? Al di là di questo, l’osservazione sulla destra che ci deve anche essere (bontà tua), però buona, insomma come pare a te, è il solito giochetto stucchevole delle patenti dai vigli della democrazia: tutti a sinistra, senonché questo Rossi riposa in fama di progressista, ma una fama curiosa, atteso che di sinistra non ha mai fatto né detto niente, anzi è uscito negli anni ’80 sposando in pieno quello che allora si definiva, in modo alquanto approssimativo, edonismo reganiano: voglio tutto, voglio fare il cazzo che mi pare e non me ne fotte di niente e di nessuno. Quanto all’osservazione sul cittadini che paga tutte le tasse, è quanto di più qualunquista, piccoloborghese, perbenista si possa concepire. Altro che rock eccessivo, spericolato, sciagurato. Quanto al problema del blocco dei concerti, qui RossiKom cede a un’ipocrisia che non merita sconti: per non dover ammettere che viene dal governo in carica, non certo dai pericolosi neofascisti che seminano odio, si rifugia nella vaghezza del cittadino che paga le tasse e ha diritto di esprimersi. Sì, ma la logica non guasterebbe. Peraltro, questo diritto dovrebbe essere garantito a tutti, invece chi è fuori dall’ortodossia democratica non può letteralmente più aprir bocca. Solo che al libertario Blasko non sembra importare. Anzi.

Il “ribelle” appiattito contro i no vax

Lancio n. 3. ‘Credo nella scienza, se ho mal di testa prendo un antidolorifico non parlo col santone. Il no vax pensa che ci sia un complotto perché tutto deve avere un motivo, non riesce ad accettare che sia un caso ma pensa ci sia dietro qualcosa. Provi a parlarci ma non puoi convincerlo, lui è convinto di quello e ha bisogno di crederlo perché la sua testa è così”. Lo ha detto Vasco Rossi durante una conferenza stampa a Milano per presentare il nuovo album ‘Siamo qui’, in uscita il 12 novembre. “Per questo mi dissocio da quello che dice Red Ronnie ultimamente – ha proseguito il rocker – quando va a parlare come opinionista tratta di argomenti che non conosce. Una volta ha detto che i testi dei rapper sono violenti e istigano i ragazzini alla violenza. Mi ricorda quando Salvalaggio diceva che io ero responsabile dei giovani che si drogavano perché cantavo ‘Coca Cola’ ma io raccontavo i giovani di quel tempo”.

Veramente, Vasco usava pigliare altra roba, almeno se c’è da credere alle sue tante canzoni sul fegato spappolato e variazioni sul tema. Dai, su, che ci hai costruito una carriera e una mitologia, “noi siamo quelli che poi muoiono presto”. Dopodiché, la folgorazione sulla via del vaccino, del buon senso a cachet (inteso come analgesico), “vivere o niente”. La trasgressione stagionale, ma no, ma quale sfasciarsi la vita per pulsioni esistenziali, se ci avete creduto avevate capito male, io rappresentavo un passaggio sociale. ‘Ndemm, Vasco, che così son buoni tutti. Tutti complottisti! Anche Red Ronnie, al quale si dà l’intervista promozionale però dissociandosi dalle sue escandescenze novax. Sì, il Ronnie sarà pure un esaltato, però per carità lasciamo perdere “gli argomenti che non conosce”: rocker, cura te stesso. Il novax è un matto incurabile, “la sua testa è così, lui pensa ci sia dietro qualcosa… Sì, molti novax sono effettivamente dei fanatici: ma vale anche per gli scettici, i dubbiosi o i semplici intolleranti al greenpass, per quanto vaccinati? E comunque, credere solo “alla scienza”, per dire alle verità del potere, è assai poco rock. È conformista. È da irregimentati. E questo un rocker, vero o sedicente, non lo può proprio sostenere.

Il complottismo, facciamola semplicissima così tutti capiscono, è una cosa, la dietrologia un’altra: significa andare dietro, ossia oltre, le versioni ufficiali, e senza qualche matto che si prenda la briga non se ne esce; non si scoprono gli altarini sul terrorismo, sullo stragismo, sulle guerre sporche, sugli affari torbidi, su tutte le cose che non piacciono neanche ai rocker populisti. Si chiama giornalismo, per grazia d’Iddio e disgrazia di Rossi c’è ancora qualcuno ostinato nel praticarlo: e così si scoprono certe porcate sui respiratori ammuffiti, sui banchi a rotelle tossici, sulle mascherine di polvere, sui milioni ballerini, sui carrierismi deprimenti, sul regime cinese che ispira quello italiano rendendoci un esperimento geopolitico, sulla corruzione istituzionale, sui conflitti d’interesse in seno all’Aifa, sul livello pessimo degli scienziati del CTS, sulle loro vanità, sui loro affarucci televisivi, sui concorsi truccati, sulle faide interne, sui lockdown in funzione del mantenimento del potere, sul terrorismo sanitario che serve al potere per blindarsi e non affrontare l’emergenza povertà, sulla follia di una carta verde che paralizza un Paese inutilmente, unico caso al mondo, sugli errori, se poi furono errori, sulla prima immediata fase di emergenza, costati centotrentamila cadaveri male diagnosticati e peggio curati, sulla tachipirina e vigile morte, sul bisogno di spaventare la gente, sullo sconcio lucro dei tamponi a 15 euro, anche questo unico caso al mondo, sul traffico di vaccini, sui vaccini falsi, sui soloni passati dal prendere per il culo chi temeva il virus a desiderare morto chi non lo teme, sulla paralisi burocratica, sulla distruzione dei servizi socioassistenziali, sulla Caporetto della scuola, della sanità extracovid, dei trasporti, e potremmo continuare per pagine. Ah, se solo ci fosse un rocker, vero, capace di fare un disco su tutta questa merda. Ma il nostro BlasKom preferisce rispolverare il solito vecchio Salvalaggio, pace all’anima sua, che 40 anni fa gli dava del balordo: e allora? La furbata della coca-cola “per descrivere i giovani”, poi, davvero non si può sentire: no, tu, caro Vasko, giocavi ad evocare la coca-coca, perché allora andava così, perché era il tuo modo, legittimo, rock, di emergere, e forse allora eri davvero coerente col tuo personaggio. Ma certe scuse alla panna, guarda, mollale, che ti rendono meno credibile oggi di allora. Ti rendono patetico.

Ultima chiosa, riassuntiva. Vasco Rossi Blasco Kom si indigna per la condanna al figlio di un anno e passa per sinistro stradale: si può capire, i figli sono figli e suo figlio protesta, si definisce innocente, vittima di errore giudiziario, non fu lui a guidare; speriamo sinceramente che, se così è, riesca a dimostrarlo: nessuno ne sarà più contento di noi. Però, caro babbo Vasco, non sei tu ad avergli insegnato che la vita è bella se piena di guai? Adesso, sentirti dire che è uno schifo, che confidi nella magistratura la quale saprà ristabilire la esattezza dei fatti, perdonaci, più che un rocker esagerato, spericolato, che se ne frega di tutto sì, ricorda Mastella. Tutto in te ricorda un vecchio democristiano: quel puntare al centro moderato, al buon senso, alla destra presentabile, alla fede acritica nella scienza, alla fiducia nella magistratura, alla fede nel regime e nelle sue verità. Quantum mutatum ab illo! È latino, significa che sei tutt’altro da allora, sei irriconoscibile, che ne è delle tue invettive sul “potere che ci inganna”, che costruisce false verità e “gli spari sopra sono per voi”? Prima apocalittico, dopo integrato, ma sempre legato da un qualunquismo in fondo innocuo: ecco come si fa ad essere ancora qua, eeeh, oooh, aaaah.

Il tuo affezionatissimo pirla psicopatico.

Max del Papa, 14 ottobre 2021

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