Viva Mancini, che ride dei terroristi del virus

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E poi dite che non c’è il regime sanitario. Succede che il ct della Nazionale, Roberto Mancini, pubblichi sui social una disegnino. Si vede un’infermiera che chiede a un paziente allettato: “Hai idea di come ti sei ammalato?”. E lui risponde: “Guardando i tg”.

Dai balconi ai pianti

Apriti cielo, anzi, apriti virologo: spunta Walter Ricciardi a catechizzare l’allenatore, mentre i leoni da tastiera, ma pecorelle del virus, l’accusano di offendere i morti di Covid. Mancini è costretto, sulle difensive, a ribadire l’ovvio: “Volevo solo sdrammatizzare”. Ma ormai viviamo nella società in cui ogni minoranza si offende, si sente perseguitata, discriminata, minacciata nella sua integrità da qualsiasi opinione o battuta “deviante”. Non puoi battute su neri e omosessuali, figurati se puoi scherzare sul coronavirus. Pochi mesi fa potevi cantare sui balconi mentre i militari caricavano bare a Bergamo. Ora, al massimo, puoi piangere in diretta Instagram.

Ma la cosa più preoccupante è un’altra. Ogni satira ha un fondo di verità. E la vignetta di Mancini denuncia un’innegabile realtà: che l’emergenza viene gonfiata o ridimensionata, a uso del potere costituito, dai media compiacenti. Così, in America i contagi sono colpa di Donald Trump, in Francia, Spagna e Germania del caso, in Italia degli italiani. I guariti sono spariti dal conteggio anche se sono molti di più dei morti e dei ricoverati in terapia intensiva, perché ora non bisogna darci speranza: bisogna terrorizzarci.

Invece, quando il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, s’era trasformato in una specie di nunzio funebre, perché le vittime superavano chi dal Covid usciva sano e salvo, i guariti erano quel tocco di ottimismo necessario a tener su il morale del popolo. In fondo, i dati – e pure il premier, che comincia a temere di essere trascinato verso un lockdown che ammazzerebbe la sua popolarità – lo confermano: i positivi non sono malati, per fortuna non contiamo defunti a grappoli e pure la pressione sugli ospedali resta gestibile. E la realtà di un 95% di paucisintomatici o asintomatici non cambierebbe nemmeno se uno di noi s’ammalasse e finisse intubato.

Infodemia

Andrà tutto bene? Temiamo di no. Siamo in pericolo? Purtroppo sì. Ma il panico ci aiuta? Per niente.
Ecco: a gennaio, quando deridevano gli italiani spaventati e Michele Mirabella ci insegnava che “il contagio non è affatto facile”, i sapienti si beavano di discettare sulla cosiddetta “infodemia”. Ovvero, un bombardamento di notizie, spesso distorte e imprecise, che alimentavano angosce infondate. Oggi, invece, l’infodemia è diventata il pane quotidiano. E chi osa criticarla è un negazionista, uno che offende i morti. Forse Mancini non ha fatto tutti questi ragionamenti. Forse voleva solo farsi una risata. Anche ridere è un diritto, un segno di salute mentale, specie quando la situazione è nera. Comunque sia, noi stiamo con Mancini. E poi dite che non c’è il regime sanitario.

Alessandro Rico, 22 ottobre 2020

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