Politica

4 anni fa venivano uccise le nostre libertà

Il 9 marzo del 2020 arrivò il lockdown per mano del governo giallorosso capitanato da Giuseppe Conte

© loops7 e Vedi altro di Aliaksandr Huseu tramite Canva.com

Il 9 marzo di 4 anni fa iniziava il lockdown imposto all’Italia dall’allora premier Giuseppe Conte con un Dpcm, il quale rappresenta un semplice atto amministravo. In una diretta a reti unificate, l’avvocato del popolo così si rivolse ad un popolo già ampiamente terrorizzato da un nascente consorzio della paura formato da politici, virologi e operatori dell’informazione: “L’Italia intera entra in lockdown a causa della pandemia di Covid-19. Stop agli spostamenti, scuole chiuse, blocco di ogni manifestazione sportiva. Da oggi ci sarà l’Italia zona protetta. Siamo consapevoli di quanto sia difficile modificare le nostre abitudini. Ma purtroppo non c’è tempo. I numeri ci dicono di una crescita importante dei contagi, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi. Ai loro cari va la vicinanza di tutti gli italiani. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia, e lo dobbiamo fare subito. Sto per firmare un provvedimento che potrei definire così: #iorestoacasa”

Di fatto questo fu il punto di svolta di una follia collettiva che, alimentata da un crescente coacervo di interessi che si stavano spontaneamente consorziando, alcuni giorni dopo culminò nel surreale inno collettivo che i milioni di reclusi in casa intonarono dai balconi, con l’idea che tutto sarebbe andato bene. E invece, come forse gli annalisti futuri avranno il coraggio di ammettere, andò praticamente tutto storto. Con l’insensato obiettivo, perseguito a lungo dal ministro della Salute Roberto Speranza, di azzerare i contagi e i morti con il Covid-19, si colpì nel profondo lo stato diritto, limitando la libertà dei cittadini con misure senza precedenti, si paralizzò l’economia con effetti che ancora oggi stiamo subendo e, cosa altrettanto fondamentale,  vennero concentrate gran parte delle risorse della sanità pubblica sul contrasto ad malattia che colpiva essenzialmente i soggetti immunodepressi, facendo letteralmente morire di altre cause moltissimi soggetti che soffrivano di altre e ben più gravi patologie.

Quel fatale 9 marzo fu solo l’inizio di una lunga notte per la nostra già claudicante democrazia. Un lunghissimo ed estenuante periodo in cui l’informazione nazionale, tranne rarissimi casi come questo giornale, continuò incessantemente a martellare gli italiani con una surreale propaganda del terrore, mettendo al centro del dibattito pubblico una schiatta di virologi in gran parte spuntati dal nulla. Tutto questo non fece che sollecitare nella massa dei nostri connazionali  l’istinto di conservazione, predisponendoli ad accettare di buon grado le successive imposizioni sanitarie degne di un regime tirannico.

Tant’è che, dopo la “scarcerazione” di massa, avvenuta ufficialmente il 4 maggio, ci fu una successione infinita di norme restrittive a tutti i livelli (una lunga fase nella quale chiunque rivestisse un qualche incarico pubblico tendeva ad assumere il ruolo di sceriffo sanitario) che culminò nell’imposizione di un abominevole lasciapassare sanitario, strumento coercitivo che estese all’intera popolazione l’altrettanto abominevole obbligo vaccinale previsto per gli ultracinquantenni.

Ebbene, quasi a testimoniare che una certa rimozione di massa abbia impedito al Paese di analizzare retrospettivamente gli errori e gli orrori democratici dil quel periodo buio, della “nuova normalità” che scaturì nel sentire comune si trova una evidente traccia nel nuovo piano pandemico 2024/2028, il quale si trova alle battute finali. In esso, recependo alcune indicazione della sempre più screditata Organizzazione mondiale della sanità, c’è scritto nero su bianco, come riporta l’Ansa, che “in condizioni emergenziali possa diventare necessario imporre limitazioni alla libertà dei singoli individui al fine di tutelare la salute della collettività.”

Evidentemente i colossali danni imposti all’Italia a partire dal quel fatidico 9 marzo del 2020 non sono bastati per evitare che simili esperienze autodistruttive si possano ripetere.

Claudio Romiti, 9 marzo 2024

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