Rassegna Stampa del Cameo

Trump-Putin, il vero motivo dell’incontro

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Non solo non sono un politologo, ma non pretendo neppure di atteggiarmi ad esserlo, banalmente mi limito a giocare a fare lo scenarista, che applica anche alla politica internazionale i criteri del business e del management. E poi ci scrivo Camei, spesso dei divertissement personali, come questo.

Per me, i leader globali sono solo tre, Cina, America, Russia. All’Europa per essere un leader globale mancano un minimo di arsenale atomico moderno che non ha. Le bombe di Emmanuel Macron sono poche, vecchie, forse anche sporche, si salva solo la valigetta atomica, ora versione zainetto Apollo, griffata Vuitton. Pochi i missili intercontinentali (molti ancora in fase sperimentale), qualche sottomarino, null’altro. Poi all’Europa manca un esercito, una marina, un’aviazione, un corpo dei marines, una forza di pronto intervento, in particolare una dottrina militare da grande potenza globale.

Almeno per ora, l’Europa non è nulla (forse non vuole neppure esserlo, visto che spende con fatica quattro soldi per la sua difesa, più per pagare stipendi che armamenti: cosi i militari ingrassano, i magazzini dimagriscono). E non ha neppure un leader, non dico tipo Xi Jinping, Donald Trump, Vladimir Putin, ma almeno uno presentabile. Siamo fermi a Jean-Claude Juncker.

I nostri attuali leader non lo vogliono capire: l’Europa non è una grande Potenza, è semplicemente un grande “Mercato” dove tutti possono venire a scorrazzare, specie la Cina.

Nell’incontro di Helsinki Trump e Putin hanno fatto le loro mosse guardando alla Cina in modo congiunto, l’Europa ha assistito, stupefatta, da serva. Come si conviene a un “mercato”.

Cosa dovremmo fare, in termini politici, se volessimo ragionare da potenza inserendoci in uno scenario 2100? Lo scrivo in modo volutamente dimesso e banale. Sul breve, rimanere legati all’America (gli unici che possano difenderci). Sul medio, ricreare le condizioni per essere una potenza, non solo economica ma pure militare. Sul lungo, accordarsi con la Russia e con Israele per fare la Grande Europa di matrice giudaico cristiana (noi europei siamo quella cosa lì) e tornare ad essere, insieme, una grande potenza. Certo, c’è il 2,55% di noi, la fetta di cosmopoliti. Sono perennemente in viaggio, non sai mai dove trovarli, ma ovunque siano sono inesausti nel pontificare e costringerci dentro le loro formulette vecchie e cupe, per farci rimanere un “Mercato”. Lasciamoli al loro destino, spesso sono dei perdigiorno, seguendoli rimarremo per sempre dei bottegai, mai cittadini orgogliosi di essere europei.

Sull’incontro di Helsinki i giornalisti occidentali di regime avevano già scritto i loro articoli prima ancora che avvenisse, dichiarando che aveva vinto Putin, bla, bla… Lo schema è lo stesso di sempre: Trump è un “idiota affarista”, Putin una “volpe spietata”, nessuno dei due merita fiducia. Continuiamo pure così, e politicamente ci suicideremo. In realtà tutti questi incontri al vertice finiscono sempre in pareggio, anzi 0-0: così dev’essere nelle relazioni internazionali serie.

La vera ciccia dell’accordo TrumpPutin è quella non detta, i due (secondo e terzo nelle gerarchie del mondo) hanno riconosciuto, senza ammetterlo, che il leader assoluto del globo è la Cina, quindi quello è il loro nemico comune (siano benedetti). Per questo hanno voluto essere soli per due ore. Sanno che la storia ci ha mostrato nei secoli come i cinesi esercitino la leadership quando ne hanno la possibilità (Adolf Hitler e i nazisti? Dilettanti al loro confronto). Quindi America e Russia devono cooperare per opporsi a questo paese canaglia per eccellenza.

Per ora le attuali leadership europee, regolarmente elette, sono quelle con la puzza al naso, e non sono d’accordo su questa posizione di banale buon senso. Può darsi che il prossimo anno le stesse non ci siano più (trombate da noi cittadini), non ne sentiremo certo la mancanza, e forse impareremo a ragionare in termini di interesse europeo.

Riccardo Ruggeri, 18 luglio 2018

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