Cronaca

ACAB, che schifo la serie tv che oltraggia noi poliziotti

Lo sdegno della polizia per lo sceneggiato in onda su Netflix: “O è finzione o è realtà: bufale sugli agenti”

Avremo modo di rappresentare il nostro punto di vista, siamo indignati ed è poco per quello che abbiamo visto. Ora scandalizza che nessuno dica nulla, si raccontano fatti operativi come fossero verosimili e si fa passare i “Celerini” in una maniera indegna. È stato rappresentato il Reparto Mobile, di Roma come si vede nella serie tv, un anti-stato. Noi siamo lo Stato, non solo la magistratura che nella serie è raffigurata come assatanata contro di noi come se avesse a che fare con dei delinquenti.

Abbiamo tante domande ma per ora ne facciamo solo una: dal momento che la nostra Amministrazione non ha patrocinato né avallato lo sceneggiato (di questo siamo felici perché sa che siamo poliziotti ed uomini veri e non maniaci e omertosi come rappresentati dalla serie tv) e dal momento che l’immagine della nostra stessa Amministrazione è lesa da questa assurda rappresentazione, chi è stato a divertirsi a gettare fango sulla nostra onorabilità e sulla nostra dignità?

Ci sono troppi dettagli sulla nostra operatività, dalle divise, agli armamenti, ai dialoghi, che sono resi verosimili e poi trasformati in cruda bassezza e maniacale egocentrismo, tramutati in idiozie mai viste né sentite, facendo passare un messaggio non solo sbagliato ma grave e pericoloso.

Chi? Sembra difficile che una casa di produzione cinematografica sappia come indossiamo le nostre divise e quali siano, come ci si siede sui mezzi di polizia, come ci si schiera in fase operativa, come si mettono gli armamenti e le protezioni sui mezzi, addirittura alcune sigle radio… c’è dell’incredibile.

Infastidisce pensare che tutto quello che attiene a queste ricostruzioni operative passi per quella fastidiosa e fissa penombra, quasi a nascondere e celare, per quella musica diremmo trash che crea un’atmosfera quasi da banda e non da Stato.

Noi siamo lo Stato, quello vero fatto non di eroi di un giorno ma di uomini veri di tutti i giorni. Siamo stati disegnati in modo davvero preoccupante, la verità è un’altra sebbene forse qualcuno abbia indicato alla produzione i tantissimi dettagli che fa sembrare tutto vero.

I celerini vengono descritti in questo modo quando invece il Reparto Mobile è molto altro, fatto da quei poliziotti che vedete arrivare per primi ogni volta che c’è qualche sciagura. Sono i primi ad arrivare sui terremoti per estrarre le persone da sotto le macerie, sono i primi ad arrivare nelle alluvioni, i primi ad arrivare nelle bufere ed in tutti i vari interventi per salvare le persone in emergenza.

Basti vedere le immagini tragiche del crollo del ponte di Genova per scoprire che insieme ai Vigili del Fuoco i primi ad arrivare sono stati gli odiati, cattivi e pervertiti “Celerini”.

È assurdo che si facciano serie tv dove vengono esaltati dei criminali (come Gomorra e Romanzo criminale) tanto da diventare dei beniamini da imitare dai ragazzi e vengano invece fatti passare da criminali operatori di polizia che tutti i giorni con grandi sacrifici lavorano per la sicurezza delle persone, pur restando da soli nei momenti più difficili e pericolosi dove nessuno più vuole assumersi alcuna responsabilità.

Eppure nella serie tv non c’è un poliziotto che abbia una famiglia normale, una situazione personale normale: dalla ricostruzione-finzione sembra quasi che per lavorare al Reparto Mobile occorra essere problematici:  quante eccellenze ci sono, invece, nemmeno lo immaginate; quanta gente che davvero fa del bene agli altri, accompagna i figli alla laurea, gente che arriva a fine mese come gli altri italiani ma riesce a trovare il tempo per amare, fare sport, insegnare, studiare, cantare. Per noi è normale perché siamo normali, per la maggior parte degli italiani ora siamo ACAB, una finzione mascherata da becera e grave verità. Oltretutto, sembra davvero strano che questa serie esca proprio ora.

Pure i fatti della Val di Susa, e con questo per ora chiudiamo. Chi scrive il 3 luglio del 2011 c’era quando raccogliemmo da terra un nostro collega svenuto per una bomba carta esplosa all’altezza del suo viso, un capo-squadra che sembrava morto lì vicino a noi. Ebbene, lì subimmo per ore ed ore l’assalto di gente assatanata ed armata fino ai denti, terroristi veri, non manifestanti. Ma la serie tv ha addirittura inventato un ferito grave tra i manifestanti, individuo che sarebbe stato ferito dai poliziotti del Reparto Mobile di Roma creando altro odio nei nostri confronti. Ma non è vero niente. Non è mai successo. Qui allora bisogna mettersi d’accordo: o la serie tv è finzione, ed allora si raccontano finzioni senza alcun rimando alla vera vita operativa; oppure se si infilano dettagli veri e altri fasulli, diventa ricostruzione faziosa. Qualcuno dovrà spiegarcelo! Come qualcuno dovrà spiegarci perché chiamare una serie che parla male di noi con un acronimo che significa che tutti i poliziotti sono bastardi.

Ma c’è troppo silenzio e questo non lo accettiamo. Perché quando sbagliamo o sembra che sbagliamo subito i vertici prendono posizioni chiare e decise, i nostri nomi spiattellati su tutte le pagine dei giornali (i soliti oltretutto che sono sempre lì a fare inchieste contro di noi). In questo momento di riflessione e dolore per noi che amiamo il nostro lavoro ci starebbe bene una frase del Ministro dell’Interno o del Capo della Polizia di cui sappiamo benissimo la stima nei nostri confronti. Una parola fa da conforto e speranza. Del resto sono state infangate le Divise della Polizia di Stato che in altre fiction e film sono state sempre rappresentate non verosimili ma lontane dalla realtà. In questa sembra tutto vero, tranne la verità.

Pertanto chiediamo alle nostre istituzioni di indagare su quanto avvenuto e come sia stato possibile tutto ciò. Meritiamo rispetto, siamo poliziotti orgogliosi di rappresentare il nostro Paese.

Andrea Cecchini, segretario Italia Celera

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