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Affitti brevi, Santanchè smentisce il suo ministero. Perché allora procede?

Ancora non si riesce a capire la mossa del ministero del Turismo contro le case vacanze

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Il ministro del turismo vuole limitare gli affitti brevi. Ma non dice perché. Recentemente, il Ministero del turismo ha diffuso, in bozza, un disegno di legge che introduce – come espressamente indica la rubrica dell’articolo 5 – “limitazioni delle locazioni per finalità turistiche” (i cosiddetti “affitti brevi”).

Abbiamo già espresso in altre occasioni le ragioni di principio (inaccettabile limitazione del diritto di proprietà) e di opportunità (agire attraverso divieti anziché mediante incentivi) che ci portano a essere contrari al provvedimento. In questa occasione, invece, vogliamo concentrarci sulla ratio dello stesso, vale a dire sulle due motivazioni che gli stessi autori della bozza hanno messo nero su bianco, raffrontandole con alcune recenti dichiarazioni del ministro del turismo.

Nell’articolo 1 del provvedimento, tali motivazioni vengono spiegate così:

1. “fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali”;

2. “salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”.

Ieri la senatrice Santanchè, intervenendo all’inaugurazione del Festival della Versiliana, ha dichiarato: “Quando sento parlare di overtourism penso che non ci sia troppo turismo ma che forse non siamo capaci di organizzare il turismo”, aggiungendo che c’è bisogno di un maggior numero di posti letto “perché fortunatamente nel mondo c’è molta voglia di Italia”.
La prima motivazione del disegno di legge, dunque, viene a cadere.

Lo scorso 13 maggio, invece, le agenzie di stampa riportavano la seguente dichiarazione del ministro: “Vorrei che la smettessero di dire che i centri storici si svuotano per gli affitti brevi, questa è una bugia perché da molti anni i centri storici purtroppo, si stanno spopolando”. E anche la seconda motivazione del disegno di legge viene a cadere.

A questo punto, la domanda – come diceva quello – sorge spontanea: se lo stesso ministro del Turismo non crede alle due motivazioni con le quali viene formalmente motivato un intervento normativo promosso dal suo stesso ministero, perché quell’intervento viene portato avanti?

Se a prevalere fosse il buon senso, il testo presentato verrebbe ritirato. Se ciò non accadrà, saremo tutti autorizzati a pensare che ad animare gli estensori della proposta non siano le ragioni indicate nell’articolato, ma la pressione di qualche categoria interessata ad ostacolare attività altrui. Non una bella cosa, per un governo. Chiunque sia il ministro.

Giorgio Spaziani Testa, 10 luglio 2023

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