Io ho un conto aperto con i lettori. Ogni volta che uno scalzacani dà il peggio di sé, scrivo: non preoccupatevi, adesso fa il libro e poi lo candidano. Loro: ah, il solito esagerato. E subito quello fa il libro e poi lo candidano. In questo caso la sequenza è invertita, tenetevi forte: incombe in libreria la prima fatica della ex maestra precaria, oggi funzionaria in commissione casa al parlamento europeo, per indiscussa esperienza, Ilaler Salis: Vipera, il libro! Lo fa con Feltrinelli, una major, a dimostrazione che il mercato editoriale è una suburra senza più serietà e senza più logica. Però quella occupatrice ne ha fatta di strada: dai dettati ai piccoli mugik della rivoluzione all’autobiografia, subito pompata da babbo Salis perché le ragioni del sangue vanno con quelle degli ideali che vanno con quelle degli affari. A giudicare dalla prosa, precaria anche quella, nei dazebao su Instagram, Ilaler, la sovversiva dell’analisi logica parrebbe l’ultima in grado di vergare un volume. Ma l’avranno aiutata, e poi siamo in democrazia e ognuno può scrivere le puttanate che vuole, o no?
Vipera: e perché non Comunista? Ma forse era superfluo, sono sinonimi. La nostra Simenon da centro sociale di che parla? Beh, che domande, di sé, delle sue prigioni, come Silvia Pellica, chissà se anche delle sue occupazioni, dei suoi 29 precedenti di polizia, delle sue 4 condanne definitive, del suo processo pencolante a Budapest per tentato omicidio in gruppo. Insomma uno spaccato di vita, e di serratura, e anche un Manuale delle Giovani Marmitte, i Robin Hood da Askatasuna, gli scassinatori di case che le sottraggono ai legittimi proprietari per darle agli abusivi che diventano illegittimi possessori, che coincidono con i “salisiani”. Nel silenzio della magistratura, perché il povero Mario Giordano può dannarsi fin che vuole a urlare, ma tanto le cose non cambiano. Non con Ilaler che ha dietro il partito, l’europarlamento, la commissione casa, i giornali e le case editrici.
Scriversi addosso: “Ilaria Salis ripercorre la sua drammatica vicenda personale, iniziata con un arresto a Budapest l’11 febbraio 2023, ai margini di una manifestazione antifascista contro il “Giorno dell’Onore” [veramente, ai margini di un pestaggio che ha quasi lasciato morti in terra due presunti nazisti, cosa commentata con favore dai compari in Italia]. Il suo fermo si trasforma in una lunga detenzione in condizioni disumane nelle carceri ungheresi, preludio a un processo politico carico di significati simbolici [talmente disumane che andava in udienza ridendo, ingrassata e posando per i fotografi]. Con una scrittura coinvolgente e onesta [immaginiamo], Salis racconta l’esperienza di isolamento, le privazioni fisiche ed emotive, e la forza necessaria per resistere in un contesto ostile [eh certo, vuoi mettere un bel trilocale occupato o la residence bruxellese]. Ogni capitolo è un tassello che esplora temi profondi e universali: il significato dell’antifascismo oggi, la brutalità della repressione, il sistema carcerario come strumento di controllo, ma anche la potenza della solidarietà tra detenuti e compagni di lotta. E poi il riscatto: la candidatura di Ilaria Salis alle europee del 2024 e la sua elezione, simbolo di una vittoria non solo personale, ma collettiva. È una storia che non si limita alla denuncia, ma diventa anche un invito all’azione, un manifesto di speranza e determinazione. Perché “essere antifascisti oggi non è solo un valore: è una necessità urgente”.
Beh, si. Se ti cava di galera e ti fa ricca… Il riscatto, come no. L’invito all’azione, quale? Manganelli in borsa e via andare? Commercialmente sarà un fallimento, come lo è stata l’ultima prodezza di Casarini con tanto di intervento bergogliano, lo ruberanno i 4 balordi dei centri sociali e forse, ma quelli sono tirchi come zio Paperone, e per loro fortuna non leggono, i rari libri li comprano come arredo, lo comprerà qualche parassita delle ztl che l’hanno eletta, tanto a loro la casa mica gliela occupava. Ma quello che conta è l’indotto: ne faranno delle letture nelle chiese, che i parroci metteranno a disposizione con entusiasmo, verrà il pelato napoletano vista Central Park a recitare, verranno i Raimo, i Tomaso, i ceffi Rubio, ma che spettacolo! Così si aprono le porte delle rassegne letterarie, già prenotato il prossimo salone resistente diretto da Chiara Valerio, feat. ZeroCalcare, amico e compagno. Insomma la classica operazione autopromozionale di potere, sperando di influenzare chi di dovere. And so the story goes: a chi ha, i precedenti, la svergogna della vergogna, sarà dato, a chi non ha condanne o miserie da sbandierare, anche quello sarà tolto.
Tutta da ridere. I comunisti anticapitalisti che per soldi si vendono perfino le condanne, gli ambientalisti che bruciano alberi per le loro cacata carta, a dirla con Catullo. Febbraio è il più crudele dei mesi, in senso editoriale: oltre a Ilaler “Vipera” (e che è? Una canzone per Sanremo?), si annunciano le memorie di Fedez by Fabrizio Corona, tanto per restare ai pregiudicati che scrivono. E chissà chi altri. Scrivere è come andare a Sanremo, basta aver fatto schifo, male o ridere, se poi hai combinato qualcosa di buono, pazienza, per questa volta sarai perdonato. Dietro promessa di combinare qualche mascalzonata riparatrice alla svelta. C’è comunque da registrare la nuovissima tendenza dei reclusi, a vario titolo, a trasformarsi in romanzieri. A proposito, di “Scesci” Sala si sa niente?
Max Del Papa, 2 febbraio 2025
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