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Altro che censura democratica, contro le fake usiamo il metodo Musk

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Esiste un inalienabile diritto individuale a sparare cazzate in tv o sui giornali, al bar o al telefono? No! In compenso lo sparatore di cazzate è un fastidio che una società aperta deve essere capace di sopportare, come il maleducato o il prepotente. Uno strano fenomeno a cui stiamo assistendo è che, mentre gli sparatori di cazzate arrivano in base agli argomenti (emblematico il caso del Prof. Orsini emerso grazie alla Guerra dal suo anonimato), il loro pubblico è piuttosto stabile: cazzate internazionaliste, cazzate ambientali, cazzate grilline, cazzate pandemiche oggi cazzate di guerra. Insomma esiste una robusta fetta di popolazione che si abbevera di cazzate.

Di certo non esiste un diritto all’idiozia o alla stupidità, come qualcuno sembra sostenere in nome dell’uno vale uno (sostenere che la terra sia piatta o che la Clinton faccia parte di una setta di pedofili cannibali non è esercizio del diritto di opinione: è semplicemente un indizio di idiozia che in nome della convivenza civile siamo abituati a sopportare), ma sicuramente esiste il dramma dell’ignoranza (originale o di ritorno), diffuso problema sociale che sta alimentando il peggio della politica. Anche consapevoli della necessità di tollerare questi individui (gli spara cazzate e gli stupidi sono fra noi dagli albori dell’umanità), dobbiamo essere consapevoli che il crescere incontrollato del loro numero ci porterà verso soluzioni non solo sbagliate ma pericolose.

Nei paesi autocratici si ricorre alla censura, che spesso si orienta verso le opinioni dissenzienti piuttosto che stupide, mentre nelle società aperte si applica il debunking (smascherare le bufale), ma sempre più spesso si invoca la censura democratica, ovvero la stessa fesseria che ha tacitato Trump su Twitter. Detto questo, si deve distinguere la stupidità e l’ignoranza dall’uso strumentale che alcuni ne fanno. Gli sviluppi sono simili ma gli intenti sono diversi. Per capirci, Sibilia appartiene alla prima specie, Conte, forse, alla seconda.

Facciamo un esempio attuale: nessuno può credere che il ministro Lavrov sia uno stupido, probabilmente è un signore colto, interessante, poliglotta e cosmopolita. Allora dobbiamo chiederci il perché faccia affermazioni evidentemente stupide (Hitler ebreo, la denazificazione, ecc.), mentre con professionalità sostiene l’assurdo diritto russo ad aggredire un popolo sovrano. È facile: Lavrov non sta parlando a tutti ma a quella nutrita schiera di imbecilli pronti a cadere nella sua trappola fatta di un sapiente mix di menzogna, ignoranza e paura, ovvero quello che ha sempre alimentato i regimi peggiori. Per questo è fastidioso vedere i difensori del “free speech” all’italiana, prendersela con il giornalista che ha intervistato Lavrov senza impedirgli di fare propaganda (di fatto invocando una qualche forma di censura nei suoi confronti), quando ci dovremmo preoccupare di rendere quella propaganda meno efficace.

È il momento di chiederci quali strumenti abbiamo per contrastare la propaganda e smascherare i manipolatori? Consapevoli che per ogni giornalista pronto ad incalzare il potente di turno ne troverete altri due pronti ad incensarlo, e che per ogni intellettuale critico ve ne sarà un altro apologetico, e così via. Il libertario Elon Musk con l’Opa su Twitter, grazie all’applicazione originaria del Primo Emendamento ed alla proposta di abolizione dell’anonimato, sta proponendo una strada possibile, capace di coniugare la libertà di espressione con la responsabilità delle proprie opinioni. Considerato che non possiamo obbligare le persone ad essere intelligenti o sincere, quello che possiamo fare è sapere chi siano, conoscere la loro storia e conservare la memoria delle loro posizioni nel tempo. Cancellare le opinioni che non ci piacciono, tacitare quelli che le sostengono, oscurare un passato che non ci piace, invece di risolvere il problema lo acuisce, privandoci del migliore strumento per smascherarli: la memoria.

Antonio De Filippi, 9 maggio 2022

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