Atto dovuto? “No, voluto. Anzi, volutissimo”. Giuseppe Cruciani, come al solito, non le manda e sull’avviso di garanzia a Giorgia Meloni è carico a pallettoni. “Penso che la magistratura in Italia agisca spesso in base a manie di esibizionismo e di protagonismo, soprattutto quando c’è di mezzo la politica. Non c’è nessun atto dovuto, perché quella denuncia uno la incarta e la mette nel cassetto, se vuole. Se si decide di andare avanti, invece, è perché c’è la volontà di farlo”, dice il conduttore della Zanzara a Nicolaporro.it.
Presenza fissa alla Ripartenza di Nicola Porro, e protagonista assieme a quest’ultimo dell’impareggiabile Zanzara nella Zuppa, Cruciani ha però trovato vero pane per i suoi denti con l’avvio della presidenza Trump e con i primi atti esecutivi siglati dal nuovo inquilino della Casa Bianca. “Ancora si gode per Trump, ora Donald dovrà passare dagli slogan ai fatti, ma penso che lo farà. I dazi? Non so cosa accadrà, ma penso siano anche delle armi di trattativa diplomatica per costringere alcuni Paesi a venire a compromessi. Fa parte della politica, non bisogna stupirsi”, ha commentato Crux.
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A compiacere il mattatore della Zanzara, però, sono stati soprattutto i provvedimenti trumpiani contro l’ideologia woke, dottrina estremista che aveva contagiato non solo il mondo della politica, ma anche quello dell’educazione e delle grandi multinazionali. Al nuovo presidente Usa sono bastati pochi giorni per smantellare molti di quei totem ideologici. “Moltissime cose che riguardano il woke sono già state abbattute, come i documenti sul terzo sesso o i fondi federali ai programmi d’inclusione, che spesso sono dei programmi di discriminazione verso chi non è minoranza etnica o sessuale. Già Trump ha fatto tanto in questo senso”, ha osservato Cruciani.
Intanto, mentre i liberali tirano una boccata d’ossigeno, le star di Hollywood e alcuni influencer progressisti piagnucolano, lamentando nuovi pericoli per la democrazia. Sul punto, la puntura di Zanzara è affiliata: “Piangessero pure. Io non piango perché arriva Trump e non lo avrei fatto se avesse vinto Kamala Harris. Certo, ha però aggiunto Cruciani, “penso che il mondo sarebbe stato in pericolo a livello di libertà d’espressione con la vittoria della Harris”.
Marco Leardi, 7 febbraio 2025
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