Società

Apriamo gli occhi: l’islam ci sta colonizzando

Islam europa

Il conflitto israeliano-palestinese ha alimentato una nuova ondata di giudizi ‘tanto al chilo’ sulla necessità di integrazione e di accoglienza. Un multiculturalismo d’accatto che ha definitivamente perso di vista la realtà. L’Occidente ormai non fa più neppure caso alla silenziosa colonizzazione a cui è sottoposto, in virtù di un malcelato timore di dover ammettere un fallimento politico e culturale. I risultati del disastro sono evidenti.

In Francia, culla del multiculturalismo e manifesto dell’accoglienza ‘sintetica’, si registrano periodicamente tensioni in quelle banlieue divenute terre di nessuno. Sempre più in mano a organizzazioni criminali legate all’etnia d’origine. O il Belgio che fa i conti con il terrorismo di matrice jihadista, soprattutto nella regione Bruxelles-Capitale, dove un residente su quattro si dichiara di religione islamica.

Ma l’apice del delirio lo tocchiamo in Inghilterra dove troviamo sindaci musulmani a guidare tre delle quattro città più grandi del Paese: Liverpool, Birmingham e Leeds. Senza contare Blackburn, Sheffield, Oxford, Luton, Oldham e Rockdale. Si contano 3mila moschee in tutta l’Inghilterra e 130 tribunali della sharia. Il 78% delle donne musulmane non lavora, sostenuto dallo Stato che garantisce anche l’alloggio gratuito. Stesso discorso vale per il 63% degli uomini musulmani. Ogni scuola in Gran Bretagna è tenuta a tenere lezioni sull’Islam. Dunque non parliamo di integrazione ma sostituzione culturale. Per quella etnica ci vorrà più tempo, considerato che tutto questo è stato ottenuto da 4 milioni di cittadini di religione islamica su 66milioni di abitanti in Inghilterra. Una minoranza che indirizza e guida il futuro di un intero Paese.

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E l’Italia si sta avviando sulla stessa strada, piegandosi al volere di poco più di 2milioni e mezzo di musulmani che risiedono nel nostro Paese, di cui una piccolissima parte in possesso di cittadinanza. Ed è per questa minoranza che il crocifisso è sparito dalle aule delle scuole italiane, ci ritroviamo menù etnici nelle mense scolastiche e dobbiamo accettare donne che vanno in giro con il volto coperto sin dalla giovanissima età. È la “bugia dell’integrazione, la farsa del pluriculturalismo”, come sottolineava Oriana Fallaci che, sul tema, ci aveva messo in guardia. Stiamo soccombendo senza combattere una guerra, stiamo cambiando le nostre abitudini e le nostre tradizioni senza rendercene conto. E quando accadrà sarà ormai tardi.

La strumentalizzazione politica del tema sta facendo perdere di vista gli esiti di questa sciagurata gestione dell’immigrazione in Italia. E la necessità di conservare la nostra identità viene puntualmente bollata come semplice “nazionalismo”, come se difendere le proprie radici fosse un reato. Non si può e non si deve mischiare la necessità di aprirsi al mondo, con la supina accettazione delle regole e delle esigenze di chi entra in casa senza chiedere permesso, senza trattare con rispetto chi quella casa l’ha costruita e accudita.

In Italia ci abbiamo messo 40 anni per abolire il delitto d’onore, reato che prevedeva pene irrisorie per chi uccideva la moglie che si era macchiata di adulterio. Gli stessi anni che ci sono voluti per cancellare anche quell’ignominia del ‘matrimonio riparatore’ che prevedeva la cancellazione della violenza sessuale in caso di nozze riparatrici. Insomma: la donna trattata come proprietà privata e non come essere senziente. Un risultato raggiunto grazie a battaglie durante anni, spesso dolorose come quella di Franca Viola nella Sicilia degli anni ’60. Un’emancipazione che ha consentito di raggiungere il livello di civiltà che conosciamo e che stiamo mettendo in discussione con un’integrazione folle che si concretizza nella sola accettazione della cultura altrui, sempre che sia possibile chiamarla cultura.

E no, non può essere così: non possiamo girarci dall’altra parte che quando vediamo donne di religione islamica sottomesse ai propri uomini. Perché quello negli anni diventerà un sentire comune, un modello di società che a breve non riusciremo più ad arginare.

Francesca Chaouqui, 25 ottobre 2023

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