Esteri

La guerra in Ucraina

Armi a lungo raggio all’Ucraina, cosa c’è dietro la scelta di Biden

Gli Usa sono pronti ad inviare un nuovo pacchetto militare, pari a 2 miliardi di dollari, all’Ucraina

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Dal secco no di ieri alle nuove concessioni di stamattina. Si fa sempre più intricata la strategia geopolitica di Joe Biden, dopo che il leader della Casa Bianca ha risposto negativamente alle richieste di Kiev circa l’invio dei caccia F-16, ma ha acconsentito al nuovo pacchetto militare dal valore complessivo di 2 miliardi di dollari.

Anche in questo caso, però, ci sono novità non trascurabili, segno che – nonostante alcune freddure delle ultime ore – il sostegno alla causa ucraina, da parte dell’alleanza atlantica, prosegue in maniera sempre più cospicua. È il caso dell’invio delle Glsdb, bombe con un raggio di circa 150 chilometri, ordigni molto precisi sviluppati dalla Boeing e dalla svedese Saab, in grado di essere lanciati come razzi dagli Himars.

Una scelta che ha iniziato a far preoccupare i vertici di Mosca per due ragioni essenziali. La prima: è proprio a partire dall’utilizzo degli Himars che si stabilisce il momento in cui è iniziata la ritirata progressiva delle truppe di Putin, anche se pare che queste ultime siano pronte a lanciare una grande offensiva a fine febbraio, coincidente con il primo anno di guerra. La seconda: la nuova fornitura americana garantirebbe all’Ucraina non solo di difendere e riconquistare i territori persi, ma di estendere il proprio raggio d’azione, potendo colpire obiettivi prima irraggiungibili.

Per approfondire:

Difficile stabilire come e quando tali sistemi verranno utilizzati dalle truppe della resistenza. Notevole, però, è l’apporto che essi potranno offrire a Kiev, soprattutto quando in autunno arriveranno i primi carri armati americani e tedeschi, rispettivamente gli Abrams e i Leopard. A quel punto, ecco che l’Ucraina potrebbe estendere i propri obiettivi militari anche ai territori russi che si affacciano direttamente all’Est del Paese. Una strategia non campata per aria, sia chiaro, ma che ha già trovato applicazione in forma minore in questi mesi, come avvenuto nell’attacco alle basi militari nella regione russa di Belgorod, causando un morto e una decina di feriti.

A ciò, si aggiunge anche la dichiarazione choc del vice capo dell’intelligence della Difesa ucraina, Vadym Skibitskyi, il quale ha promesso che gli 007 di Kiev arriveranno a colpire il Cremlino. Rimane ancora difficilissimo stabilire se si tratti di propaganda o di realtà. Sta di fatto che, pochi mesi fa, i servizi segreti del governo Zelensky sono riusciti ad arrivare a Mosca, assassinando la figlia del predicatore Dugin; oppure riuscendo a sabotare il ponte di Kerch, l’infrastruttura che collega la Crimea al territorio della Federazione russa. Insomma, il rischio che la guerra difensiva ucraina si trasformi anche in un conflitto di aggressione non può più essere escluso.

Matteo Milanesi, 1 febbraio 2023

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