Guerra in Ucraina

Biloslavo: “Una sconfitta nel Donbass aumenterà la determinazione di Kiev”

Fausto Biloslavo ad Atlantico Quotidiano: armi inviate finora non risolutive, forse Odessa prossimo obiettivo di Putin

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Fausto Biloslavo, giornalista e reporter di guerra, ha raccontato sin dalle prime fasi il conflitto in Ucraina, vissuto sul campo di battaglia al fianco dei combattenti di Kiev per diverse settimane. Con Atlantico Quotidiano fa il punto sull’attuale andamento della guerra, i suoi possibili scenari e l’importanza dei rifornimenti di armi da parte dell’Occidente.

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Innanzitutto, come sono cambiati gli equilibri sul campo di battaglia con l’arrivo degli armamenti occidentali?

Armi inviate importanti ma non risolutive

FAUSTO BILOSLAVO: Le armi controcarro ed i missili a spalla Stinger hanno fatto la differenza, dato che grazie al loro arrivo i russi hanno iniziato a perdere centinaia di mezzi militari e carrarmati. Tuttavia, armi del genere sono importanti ma non decisive a lungo termine. Rallentano l’armata russa ma non possono neutralizzarla, come testimoniato dalla progressiva avanzata nel Donbass.

Al momento i russi controllano il 20 per cento del territorio ucraino e anche se non riusciranno ad ottenere tutti gli obiettivi iniziali del conflitto (cambio di regime a Kiev etc.) possono comunque giovarsi di un’avanzata sul campo. Dal punto di vista ucraino c’è ancora forte volontà di resistere e proseguire nei combattimenti, fattore che ha comportato l’efficacia della propria resistenza ed il mancato raggiungimento degli obiettivi principali russi.

TADF: Ritiene che le difficoltà attuali dei soldati ucraini nel Donbass siano dovute anche al ritardo nella consegna di armamenti da parte dell’Occidente? Penso ad esempio ai razzi Himars

FB: I razzi Himars risulteranno certamente utili per gli ucraini quando saranno utilizzabili, ma non risolutivi. Le forze sul campo dei russi, la loro potenza di fuoco ed il fattore temporale permetteranno una conquista dell’intero Donbass, sia pure lentamente.

Purtroppo, tali rifornimenti di armamenti costituiscono anche un rischio di escalation del conflitto. È necessario e doveroso inviare armi e sostenere la resistenza dell’Ucraina, essendo però consapevoli che ciò allontanerà le possibilità di assistere presto all’inizio di negoziati e trattative di pace.

Sconfitta nel Donbass

TADF: Crede nella possibilità di assistere ad un collasso dell’esercito ucraino in seguito alla conquista dell’intero Donbass da parte dei russi?

FB: Questo no. Penso che per gli ucraini arriverà una sconfitta nel Donbass ma non credo che ciò possa significare una capitolazione degli interi comparti militari della nazione. Anzi, ritengo che la perdita del Donbass possa soltanto produrre ulteriore determinazione a combattere per il resto dei combattenti di Kiev.

Odessa prossimo obiettivo di Putin?

TADF: Dal suo punto di vista Vladimir Putin ha realmente abbandonato l’intenzione di rovesciare il governo di Kiev e conquistare l’intera ucraina?

FB: Spero di sì, ma ovviamente nessuno può conoscere le reali intenzioni del Cremlino. Tuttavia, credo che gli obiettivi primari dei russi che dovrebbero preoccuparci sono quelli più vicini alle zone del conflitto attuale. Ad esempio, la città di Odessa costituisce un importante incognita.

È probabile che la Russia tenti di conquistarla una volta terminata l’avanzata nel Donbass? Al momento Putin sta copiando la cartina della Novorossia dei tempi di Caterina la Grande, dato che sovrapponendola risulta identica a quella odierna. Pertanto, questo suo percorso di invasione ed aggressione delle zone che considera filorusse prevede anche la città di Odessa.

Ritengo che questa sia la domanda principale da porsi, dato che in caso di perdita della città gli ucraini subirebbero un danno strategico consistente, venendo privati dello sbocco al mare.

Il Battaglione Azov

TADF: Ha raccontato spesso nei suoi collegamenti televisivi di aver incontrato membri dell’ormai celebre Battaglione Azov. Nutre verso essi la stessa considerazione di chi li descrive esclusivamente come un covo di esaltati con “simpatie neonaziste”?

FB: Non sono esclusivamente un covo di esaltati, piuttosto dei combattenti determinati, ben addestrati ed armati che hanno difeso strenuamente la città di Mariupol. Tuttavia, alcuni di loro hanno delle ideologie nostalgiche e simpatie neonaziste, ma questo non può permettere delle generalizzazioni verso il battaglione stesso e, soprattutto, verso l’intera nazione ucraina.

Erano in totale un gruppo di 5 mila uomini, 1.500 sono stati catturati dai russi, tra cui il comandante. Ora hanno dei nuovi arruolamenti, in larga parte provenienti da volontari esteri. Utilizzarli propagandisticamente per giustificare l’aggressione all’Ucraina, nazione di 44 milioni di abitanti e 140 mila soldati ufficiali, è paradossale.

Come sono accolti i soldati russi

TADF: Nel corso della sua permanenza ha tenuto collegamenti da numerosi territori dell’Ucraina: alcune città del Donbass, Kharkiv e la capitale Kiev. A seconda dei suoi spostamenti ha osservato differenti valutazioni e stati d’animo da parte della popolazione nei riguardi della Russia e della cosiddetta “operazione militare speciale”?

FB: Sì. Gli stessi pianificatori di guerra russi credevano di essere accolti più che pacificamente dalla popolazione ucraina ed è vero che in alcune città come Kharkiv una fetta di popolazione, in particolar modo quella anziana, era volutamente rimasta in città per attendere con curiosità l’eventuale arrivo dei russi. Tuttavia, quando le loro case sono state bombardate ed hanno iniziato ad assistere ai massacri dei soldati di Mosca sono diventati meno disponibili e tolleranti verso la loro permanenza.

Nel Donbass attualmente c’è una fetta di popolazione, anche se nettamente minoritaria, che attende l’arrivo dei soldati russi. C’è pertanto una diversità di vedute e sensibilità a seconda delle zone del Paese: nella parte ovest è invece presente un istinto molto patriottico e nazionalista, implacabilmente ostile alla Russia.

Scene impossibili da dimenticare

TADF: Se le chiedessi di raccontarmi la scena o la situazione sul campo che l’ha maggiormente coinvolta emotivamente durante la guerra quale menzionerebbe?

FB: Potrei menzionarne tante. Non dimenticherò la vecchietta evacuata da Irpin in un carrello della spesa, perché impossibilitata ad esser trasportata diversamente, sotto i colpi di artiglieria. Allo stesso tempo ho presente la scena del peluche intriso di sangue alla stazione di Kramatorsk. Il bambino che lo possedeva era stato spazzato via dal bombardamento e per terra giaceva il suo giocattolo macchiato di sangue.

Ritengo di dover menzionare anche i morituri di Popasna, uno dei fronti più caldi del Donbass, occupato dai russi nelle settimane scorse. Ero presente lì con gli ucraini e ricordo il cambio della squadra all’ultimo avamposto di trincea: i soldati si segnavano su giubbotto antiproiettile, gambe e braccia, nome e cognome con il pennarello, per permettere la ricomposizione dei resti giusti dei propri corpi in caso di frantumazione dovuto allo scoppio di una granata.

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