Ci risiamo: i media premiano la strategia di Hamas di massimizzare le vittime civili

La “strage al campo profughi” di Jabaliya. Molti media ancora si fanno dettare i titoli da Hamas. Usare i civili come “scudi umani” non può garantire immunità

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Jabaliya_Cnn

A pochi giorni di distanza la storia si ripete, suggerendo che non si tratta di un caso isolato, di uno scivolone, ma di una deliberata narrazione, frutto di un radicato pregiudizio anti-israeliano. Ricordate i titoli sui 500 morti all’ospedale al-Ahli di Gaza colpito da Israele? Non erano bombe israeliane, ma un missile fasullo dei terroristi. Non era un ospedale ma un parcheggio. Non erano 500 morti, ovviamente, ma forse nemmeno un ventesimo. Ma la velina di Hamas fu sbattuta nelle aperture di tv, siti e giornali in una manciata di minuti.

Hamas detta i titoli

Ieri molti media occidentali si sono di nuovo fatti dettare le loro headline dall’ufficio stampa di Hamas. “Strage al campo profughi di Jabaliya”, hanno titolato in molti (tra cui gli italiani La Stampa e Rainews24). Stesso identico meccanismo. Stavolta almeno le bombe erano effettivamente israeliane, ma non erano “profughi” e non era un “campo”. Quanto ai numeri, la fonte è sempre Hamas.

Eppure, non hanno avuto scrupoli nel lanciare un titolo che rappresenta una distorsione dei fatti. Più sottile rispetto alla bufala dell’ospedale, ma pur sempre distorsione. Misleading, “fuorviante”, come direbbero i fact-checker professionisti ma a corrente alternata. Un titolo che infatti suggerisce subdolamente che Israele abbia di proposito commesso una strage di civili e, peggio, di civili particolarmente fragili e indifesi come i profughi.

Ora, che ci siano state molte vittime civili non si può certo escludere. Ma l’obiettivo centrato dallo strike israeliano era un centro di comando sotterraneo di Hamas nella sua roccaforte di Jabaliya, un quartiere a nord di Gaza City, in cui si trovava uno dei leader dell’attacco del 7 ottobre, Ibrahim Biari, comandante del battaglione Jabaliya, insieme ad alcune decine di terroristi. A seguito dello strike, secondo l’IDF, le infrastrutture sotterranee costruite dai terroristi sono collassate, portandosi dietro i palazzi.

Si potrebbe obiettare: ma questa è la versione israeliana. Ok, obiezione accolta, ma ci chiediamo: perché puntualmente, automaticamente, pur nell’impossibilità di verificare in modo indipendente, molti media fanno proprie la veline di Hamas, usando nei titoli, spesso l’unica cosa che viene letta, le stesse espressioni e cifre?

La strategia militare di Hamas

Titoli tendenziosi che premiano una precisa strategia militare di Hamas, persino proclamata: massimizzare le vittime civili.

Fin troppo evidente lo scopo: massimizzare le vittime civili per suscitare lo sdegno nelle capitali occidentali e arabe e così aumentare la pressione politica su Israele affinché accetti un cessate-il-fuoco. Chiunque, o per ingenuità o per pregiudizio e malafede, sostenga in questa fase un cessate-il-fuoco, o vi contribuisca con una rappresentazione mediatica funzionale a tale strategia, è complice di Hamas.

Il problema è che molti media e politici occidentali non vedono l’ora di poter attribuire un crimine a Israele per avvalorare la tesi della “reazione sproporzionata” e la loro falsa equivalenza morale tra Israele e Hamas – nonostante l’unicità della macelleria del 7 ottobre.

Nessuna equivalenza

Peccato che Israele e Hamas non potranno mai essere equivalenti. Israele prende di mira i civili? No, prende di mira i terroristi. Non bombarda indiscriminatamente, “a tappeto”. Rimangono uccisi anche civili? Probabile, anche se le cifre di Hamas sono del tutto inaffidabili, come dimostra il caso dell’ospedale al-Ahli.

Probabile, anche perché Hamas usa i civili come scudi umani. I suoi tunnel, i suoi centri di comando, i suoi depositi di missili sono situati sotto i centri abitati, le sue postazioni in mezzo, quando non dentro i palazzi. E questo è un crimine di guerra. Lampante. Tutti lo sanno, nessuno lo nega. E i leader di Hamas addirittura lo rivendicano, come ha fatto pochi giorni fa Ismail Haniyeh: “Abbiamo bisogno del sangue delle donne, dei bambini e degli anziani di Gaza affinché risvegli in noi lo spirito di risolutezza”.

Nessuna immunità

Eppure, molti sembrano dimenticarsene. “Anche se il comando di Hamas era lì, Israele non doveva bombardare sapendo che c’erano anche dei civili”. Posizione legittima ma che non ha nulla a che vedere con il diritto internazionale. Come abbiamo cercato di spiegare, non basta la contabilità delle vittime civili per parlare di crimini di guerra. Per il diritto internazionale non basta che ci siano vittime civili per avere un crimine di guerra.

Per Israele sarebbe un paradosso, un vicolo cieco che di fatto gli impedirebbe di difendersi. Se non si difende, viene distrutto. Ma se si difende e causa vittime civili, perché Hamas si nasconde in mezzo ai civili, allora viene accusato e gli viene chiesto di fermarsi. Dunque, cosa dovrebbe fare esattamente Israele per sconfiggere il suo nemico?

La realtà è che questa posizione garantirebbe ai terroristi l’immunità e premia, incoraggia l’uso dei civili come scudi umani – che è un preciso, inequivocabile crimine di guerra. Viceversa, nessun diritto di guerra stabilisce che nascondersi in mezzo ai civili possa garantire l’immunità. Nessun diritto di guerra vieta in assoluto di colpire un obiettivo militare in presenza di civili. Distruggere un centro di comando nemico, dopo aver avvertito per due settimane tutti i civili della zona di allontanarsi, è nel pieno rispetto del diritto internazionale.

Il quale, come ha ricordato sul Telegraph il professor Guglielmo Verdirame, richiede proporzionalità tra il vantaggio militare che si prevede colpendo un obiettivo e il rischio per i civili. Più grande il vantaggio militare, per esempio decapitare le forze nemiche del loro centro di comando, più alto il rischio che è legittimo assumersi di vittime collaterali. Piaccia o meno, questo dice il diritto di guerra.

La proporzionalità va considerata in funzione dell’obiettivo militare, non della contabilità delle vittime da una parte e dall’altra. Che Hamas si nasconda deliberatamente in mezzo ai civili non può e non deve garantire loro alcuna sorta di immunità.

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