L'intervista

Missili Usa a Kiev, Luttwak: scopo difensivo, da Mosca “propaganda infantile”

Edward Luttwak ad Atlantico Quotidiano: l’intento è di permettere agli ucraini di rispondere con mezzi adeguati al fuoco dell’artiglieria russa

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Le operazioni “lente e distruttive” dei russi nel Donbass; la “propaganda infantile” di Mosca sui missili Usa a Kiev; le divisioni in Europa tra Paesi che hanno il senso della sicurezza e altri “votati alla resa”; Il no di Erdogan non impedirà a Svezia e Finlandia di entrare nella Nato. Le valutazioni di Edward N. Luttwak, tra i massimi esperti di strategia militare statunitensi, e consulente strategico del governo Usa, intervistato da Atlantico Quotidiano.

L’offensiva nel Donbass

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Come valuta l’andamento del conflitto in Ucraina e la compattezza attuale del fronte occidentale?

EDWARD LUTTWAK: In questo momento la guerra è focalizzata sul tentativo russo di conquistare gli oblast di Donetsk e Luhanks. In particolar modo l’offensiva russa si sta concentrando sulla città industriale di Severodonetsk, attraverso un “martellamento” militare differente dalle consuete azioni belliche.

La Russia non sta circondando la città per poi entrarvi e cominciare la guerriglia, piuttosto sta operando continui e pesanti bombardamenti che hanno lo scopo di indurre i combattenti della resistenza ucraina ad abbandonarla. Ritengo che tale comportamento sia determinato dalla mancanza di motivazione tra i soldati russi, provati da combattimenti estenuanti e spesso fallimentari condotti per quasi 100 giorni e non in grado di condurre operazioni militari di tipo convenzionale.

Un metodo lento e distruttivo

TADF: Lei ritiene che nel corso delle prossime settimane la Russia possa riuscire nell’intento di conquistare l’intero Donbass?

EL: I russi si stanno “evolvendo” nel corso di questo conflitto: hanno imparato dai propri errori, licenziato i generali incompetenti e promosso delle figure maggiormente capaci di guidare le operazioni militari. Pertanto, c’è un processo di miglioramento dell’esercito russo, che comporta maggiore efficacia, aggiunta alla superiorità numerica sul campo, che è sempre stata presente dall’inizio del conflitto.

Avendo ridimensionato la propria ambizione iniziale di conquistare l’intera Ucraina si stanno concentrando sul territorio del Donbass e, in assenza di ulteriori rifornimenti di armi da parte occidentale, riusciranno nell’intento. Tuttavia, ribadisco che il metodo utilizzato nelle operazioni è lento e distruttivo, contrario alla dottrina militare russa usuale e motivato dalla probabile incapacità di combattimento.

Missili a Kiev a scopo difensivo

TADF: Lei è favorevole alla scelta dell’amministrazione Biden di fornire all’Ucraina il sistema lanciarazzi di precisione a medio raggio Himars?

EL: Lo scopo di tali razzi è quello di fornire agli ucraini la capacità di fare fuoco di “controbatteria”, in modo tale da colpire l’artiglieria russa, che sta attaccando il territorio del Donbass con armi simili, provocando consistenti danni alle città.

TADF: Crede alla denuncia del governo russo, secondo cui la fornitura all’Ucraina di questi razzi potrebbe determinare un allargamento del conflitto?

EL: No. Questa è propaganda infantile condotta da Mosca. Azioni concrete russe sul territorio ucraino, come quelle che avvengono ora a Severodonetsk, comportano una risposta concreta da parte degli americani, dato che gli ucraini non hanno l’artiglieria adeguata per rispondere se non supportati dall’Occidente.

Pertanto, l’intento del rifornimento è quello di permettere agli ucraini di rispondere con mezzi adeguati all’avanzata, ma tali razzi non verranno utilizzati per colpire il territorio russo. Quando i russi accusano gli Usa di fomentare l’escalation con azioni simili si comportano in maniera poco seria e nessuno gli crede.

Europei tra sicurezza e resa

TADF: Può esprimerci una sua valutazione sulla spaccatura politica in atto nell’Unione europea in merito alle sanzioni da adottare contro la Russia?

EL: In generale esistono Paesi dove c’è ancora il senso della sicurezza nazionale, come la Finlandia e la Svezia, che hanno scelto di aderire alla Nato, o il Regno Unito, l’Olanda e la Danimarca, che hanno assunto un tipo di atteggiamento verso la Russia dall’inizio del conflitto. In altre nazioni non c’è invece fiducia nel proprio esercito, non si crede all’importanza della difesa volta a prevenire e reagire agli attacchi di stati nemici e di conseguenza si valutano soltanto gli aspetti scomodi delle sanzioni, che hanno un fine effettivo non riconosciuto da quei popoli.

In alcuni Paesi, come l’Italia, c’è una fetta di popolazione che dinanzi ad una eventuale aggressione russa preferirebbe una reazione “mediterranea”. Ad esempio, l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha utilizzato questo termine per proporre una linea geopolitica alternativa per la nazione italiana, lontana da Nato e visione atlantica, fondamentalmente votata alla resa dinanzi al nemico.

Il no di Erdogan a Svezia e Finlandia

TADF: Cosa pensa dell’atteggiamento ostile della Turchia verso l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato?

EL: La Turchia con Erdogan al potere ha costantemente incrementato il rischio di essere cacciata dalla Nato, a causa dei comportamenti autocratici verso l’opposizione e i dissidenti interni, per aver rifornito di armamenti l’Isis, aver censurato la stampa che denunciava tali gesti, e per aver acquistato i missili antiaerei russi.

Ora pretende di impedire l’ingresso nell’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia perché danno asilo politico ai curdi, che allo Stato turco piace bombardare. Basta visitare i villaggi del sud-est per rendersi conto delle azioni compiute dal governo di Erdogan contro la popolazione curda. Tuttavia, l’opposizione della Turchia può durare fino a quando i membri dell’Alleanza hanno pazienza e spirito di sopportazione, poi ci sarà l’adesione effettiva delle due nazioni indipendentemente dalla volontà di Ankara.

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