Putin userà l’atomica? Improbabile, ma deterrenza fondamentale

Intervista a Vittorio Emanuele Parsi: più l’Occidente si mostra fermo e unito con Mosca, più si riducono i rischi. In caso di attacco nucleare, ritorsione Nato durissima

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Dobbiamo prendere seriamente le minacce di Putin? La richiesta di Kiev di entrare nella Nato, le proteste in Iran e i rapporti di un governo Meloni con l’Ue. Ne abbiamo parlato con Vittorio Emanuele Parsi, direttore ASERI e professore di relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano.

Uso dell’atomica improbabile

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Prof. Parsi, quanto sono reali i rischi di un attacco nucleare da parte della Russia? In che modo potrebbe evolversi la guerra in Ucraina nelle prossime settimane?

VITTORIO EMANUELE PARSI: Allo stato attuale direi che l’uso dell’atomica da parte della Russia è improbabile, ma non impossibile. Più l’Occidente si mostra fermo e duro nel contrastare Mosca, più si riducono i rischi dell’utilizzo del nucleare. Ritenere che l’essere disuniti dinanzi al nemico possa favorire la nostra sicurezza ci espone solo ad ulteriori rischi e pericoli, compreso quello dell’arma nucleare.

Quanto all’andamento della guerra, osserviamo un’importante avanzata ucraina anche sul fronte di Kherson, dove conquistano terreno costantemente. Ho l’impressione che almeno fino all’arrivo dell’inverno Kiev continuerà ad avanzare e riconquistare le zone perse, dato che fino all’arrivo degli ormai celebri coscritti russi passeranno mesi.

Cambio di regime in Russia?

TADF: Ritiene verosimile che si arrivi ad un cambio di regime in Russia, magari ad opera degli stessi apparati del Cremlino? E c’è il rischio che venga sostituito da qualcuno ancor più aggressivo verso l’Occidente?

VEP: Faccio fatica ad immaginare qualcuno più aggressivo di Vladimir Putin verso l’Occidente, dato che chiunque possa sostituire lo zar non è detto si riesca a comportare in maniera dura nei nostri confronti.

Tuttavia, non possiamo pensare che sia meglio evitare di eliminare un dittatore perché ne potrebbe arrivare uno peggiore. Pertanto, speriamo che l’indebolimento della posizione dell’autocrate porti velocemente alla sua rimozione o ad un suo commissariamento, ed all’ascesa al potere di una fazione che valuti con maggiore freddezza le mosse in politica estera.

Kiev nella Nato?

TADF: Crede che l’Ucraina possa entrare a far parte della Nato già nel breve termine? È possibile che i 30 membri dell’Alleanza trovino l’unanimità sull’adesione di Kiev?

VEP: Non penso che l’Alleanza accoglierebbe un Paese attualmente in stato di guerra, perché ciò comporterebbe una serie di immediati oneri giganteschi. Penso che il sostegno militare indiretto si stia dimostrando efficace, con il sostegno finanziario che andrebbe invece potenziato.

Tuttavia, dobbiamo avere presente che in caso di attacco nucleare russo, sia anche nel solo territorio ucraino, la situazione cambierebbe immediatamente, con la ritorsione della Nato che colpirebbe duramente la Russia.

I rapporti tra Meloni e Bruxelles

TADF: Come prospetta i rapporti del governo guidato da Giorgia Meloni con l’Unione europea? In che modo dovrà relazionarsi con Bruxelles, dato che a cominciare dalla Germania quasi ogni Stato sta operando autonomamente per mitigare il peso della crisi energetica?

VEP: Consiglierei a Giorgia Meloni di allentare le sue relazioni con governi come quello ungherese, polacco o slovacco, che non possono portarle alcun beneficio ed anzi ledono la sua credibilità.

Credo che la futura premier sarà valutata per il suo operato: se manterrà le promesse elettorali, restando ferma su una linea geopolitica atlantica ed eviterà di sballare i conti pubblici italiani non vedo grandi problemi per il suo Esecutivo. È fondamentale avere i giusti interlocutori in politica estera ed operare con saggezza, secondo le proprie visioni programmatiche.

Le proteste in Iran

TADF: Le proteste popolari in Iran potrebbero portare alla caduta del regime sciita? L’Occidente dovrebbe sostenerle?

VEP: Dobbiamo calcolare che le tensioni con la Russia in Ucraina e con la Cina a Taiwan stanno già impegnando notevolmente l’Occidente. Pertanto, l’apertura di un nuovo fronte di duro scontro con Teheran in questo momento non è forse auspicabile.

Il popolo iraniano va certamente sostenuto, sperando che la situazione evolva in maniera anche per noi positiva, ma facciamo attenzione a non creare troppi fronti di tensione geopolitica nello stesso momento.

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