Anche in Molise l’effetto Schlein si vedrà la prossima volta

Dal campo largo al camposanto, l’alleanza Pd-5 Stelle fallisce un altro test. L’effetto Schlein fa volare… il centrodestra

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Il Molise, che cinque anni fa è stato ribattezzato – in maniera a mio avviso enfatica – “l’Ohio d’Italia”, regala ai pentapiddini l’ultima di una lunga serie di batoste. L’Armata Brancaleone tanto radical e poco chic, aggregatasi in Umbria nell’autunno 2019 (senza fortuna) e itinerante dalla Liguria alla Calabria, dalla Lombardia al Friuli-Venezia Giulia (con esiti persino peggiori), ha fermato la sua rotta in quel di Campobasso.

Nella piccola regione si replica un passaggio noto e ribattezzato dal campo largo al camposanto. L’unione tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle corrisponde in termini numerici ai due terzi de L’Ulivo di Prodi e ha lo stesso peso del centrosinistra di Rutelli. Se gettassimo lo sguardo ancora più indietro nel tempo, troveremmo una forchetta di voti simile (32-37 per cento) nel Fronte Democratico Popolare di Togliatti-Nenni e nell’Alleanza dei Progressisti di Occhetto. Che cosa significa?

Una vocazione minoritaria

Possiamo constatare una verità incontrovertibile: i socialcomunisti non hanno mai fatto breccia nel cuore degli italiani. Né ieri, né oggi, né (si spera) in futuro. D’altronde, una coalizione che rende la vacuità, il fanatismo e l’identity politics le sue cifre distintive è destinata a scomparire. Sinistra k.o. in partenza. Non pervenuta.

Il terzetto Schlein-Conte-Fratoianni ha un occhio di riguardo per la vocazione minoritaria. Non è un caso che il fronte giallo-rosso sembri una parodia del re Mida; mentre tutto ciò che toccava il leggendario sovrano della Frigia diventava oro, appena Pd e 5 Stelle avvicinano le mani ad una regione la perdono clamorosamente.

I mezzucci dell’ultima ora, come le sguaiatissime marce arcobaleno e i comizi pacifinti, non hanno appassionato i molisani. E la pausa caffè dei progressisti all’Otter Lounge Bar si è rivelata un fiasco. Se Schlein e l’Avvocato del popolo avessero indossato un passamontagna per non essere riconosciuti, forse la situazione sarebbe stata diversa.

Effetto Schlein?

Cosa dire del famigerato effetto Schlein? Esiste, eccome. E fa volare il centrodestra: Francesco Roberti supera abbondantemente il 60 per cento, staccando di circa 30 lunghezze il pentastellato Roberto Gravina.

Il sindaco forzista di Termoli consegue il miglior risultato da quando è stata introdotta l’elezione diretta del governatore – il record precedente era il 58 per cento di Angelo Michele Iorio nelle regionali del 2001. L’estate militante del Nazareno si è tramutata nell’ultima spiaggia per Schlein e i suoi.

Un voto d’opinione

Senza addentrarci nei numeri, in Molise individuiamo tre elementi tipici del Meridione: la scarsa omogeneità territoriale del voto, soggetto a variazioni significative anche a distanza di pochi chilometri; la forza dei partiti cristiano-democratici (a sostegno di Francesco Roberti); il traino considerevole dell’universo civico.

Il successo del centrodestra non è merito del governatore uscente Donato Toma, che ha scelto di non ricandidarsi (la sua è stata un’amministrazione non brillante, per usare una litote). Si tratta di un voto d’opinione a favore di Giorgia Meloni e del governo in carica, a cui si unisce l’onda emotiva per la scomparsa di Silvio Berlusconi: è la prima consultazione politica senza il fondatore di Forza Italia.

Sommando i partiti riconducibili al Popolo della Libertà si ottiene il 38 per cento. Segno che il Movimento 5 Stelle ha smesso di intercettare il consenso moderato al Sud, limitandosi alle campagne clientelari e all’approccio morbido (se non accomodante) verso il parassitismo. Ne vediamo i risultati: i grillini non oltrepassano la soglia del 7 per cento e perdono la bellezza di 31 punti rispetto al 2018.

Lezione del Molise

Il Molise riserva ai compagni un insegnamento: che corriate sotto un unico nome o separatamente, non c’è possibilità di recupero allo stato attuale delle cose.

La fiducia dei cittadini nei confronti del presidente del Consiglio si conferma alta e, anzi, è rafforzata da un’opposizione inadeguata, macchiettistica, grottesca. Al punto che molti ex elettori di sinistra decidono di sbarrare per la prima volta il simbolo di Fratelli d’Italia, come abbiamo visto nelle scorse comunali.

Sfuggire ai demeriti è sinonimo di immaturità. Non c’è nessun “vento di destra” o “deriva autoritaria” che tenga: sono proprio Schlein, Conte, Fratoianni et similia i responsabili del loro scempio elettorale.

La sconfitta in Molise sarà la volta buona per riflettere, invece di continuare a sbraitare contro chi è a Palazzo Chigi dopo undici anni di democrazia bloccata? Ai posteri l’ardua sentenza.

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