Commissione Covid mutilata, ma Conte e il Pd la temono ancora

Dopo le esternazioni del Colle circoscritto il perimetro d’indagine: alcune verità non potranno emergere. In Forza Italia posizioni sovrapponibili a Pd-5S

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Sembra finalmente in dirittura d’arrivo la Commissione d’inchiesta parlamentare sulla gestione Covid. Infatti, il Senato ha approvato il testo che istituisce la commissione. Ora, manca un ulteriore passaggio alla Camera (viste le modifiche apportate a Palazzo Madama) e poi i lavori potranno avere inizio. Tuttavia, si tratterà di una Commissione azzoppata dagli emendamenti approvati che hanno ridimensionato le ambiziose prospettive di chi l’ha promossa.

Perimetro circoscritto dal Colle

Infatti, dopo le esternazioni del presidente della Repubblica, la maggioranza ha deciso di circoscrivere il perimetro d’indagine, escludendo qualsiasi analisi non solo sulla compatibilità costituzionale della normativa pandemica ma addirittura quella sulla ragionevolezza, proporzionalità ed efficacia delle misure predisposte.

Peraltro, anche volendo accogliere i rilievi posti da Mattarella (a questo proposito, vale la pena richiamare un precedente intervento del 29 luglio), si poteva comunque tutelare l’autonomia del Parlamento lasciando accesi i riflettori sulla legittimità dello stato d’emergenza (prorogato a ripetizione e anche oltre i termini previsti dalla normativa) e sulle modalità con cui sono stati sospesi diritti di rango costituzionale, con particolare riferimento ai reiterati Dpcm che sono semplici atti amministrativi e mai avrebbero potuto incidere sulle libertà degli italiani.

Insomma, pur nel rispetto delle parole del Capo dello Stato, si poteva essere un po’ più coraggiosi riservandosi una valutazione politica dell’azione svolta prima dal governo Conte e poi da quello Draghi a cui – per giunta – si deve l’introduzione del contestatissimo Green Pass.

Maggioranza divisa

È probabile che sulla decisione di recepire integralmente le osservazioni del Colle abbiano pesato delle considerazioni di carattere politico. All’interno della stessa maggioranza, vi sono due partiti (Forza Italia e Lega) che hanno sostenuto l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce e, quindi, si sarebbe verificato il classico effetto boomerang se si fossero censurate norme votate in Parlamento solo qualche mese fa.

Peraltro, vi sono posizioni che, in maniera ostinata, ancora difendono divieti e obblighi. È il caso della senatrice Licia Ronzulli di FI, che in aula ha avvisato i suoi colleghi di maggioranza: “Nessuno provi a usare la Commissione in modo strumentale contro quella che è stata la svolta che ci ha permesso di uscire dal tunnel e di sopravvivere. Forza Italia non mette e non metterà mai in discussione la scienza e la decisione di rendere obbligatori i vaccini”.

Insomma, una posizione che sarebbe sovrapponibile a quella di tanti esponenti delle opposizioni e che ignora pure la problematica delle reazioni avverse ai vaccini imposti per legge o, indirettamente, attraverso la certificazione verde. D’altronde, proprio un provvedimento controverso e discutibile, come quello relativo ai trattamenti sanitari obbligatori, non sarà all’ordine del giorno dei lavori della Commissione.

La gestione Conte-Arcuri

Per cui, il lavoro della commissione sarà concentrato solo sugli argomenti ricordati da Matteo Renzi nel suo intervento in aula: gli acquisti esosi compiuti dell’autorità commissariale (in particolare, quelli riguardanti le mascherine), la prolungata chiusura degli istituti scolastici, il numero elevato di decessi tra la popolazione (a fronte delle misure più restrittive del mondo occidentale, ndr), la presenza dei militari russi sul territorio italiano durante il primo lockdown.

Naturalmente, l’ex premier ha messo nel mirino la gestione Conte-Arcuri mentre sembra più sfumato sull’era draghiana. Ma la parte più interessante del suo intervento in Senato è stata un’altra: quella in cui ha parlato di deroga ai principi costituzionali durante la fase emergenziale in nome della salute collettiva: “Se il Parlamento non ha il coraggio di andare ad approfondire quello che è successo non fa una scelta politica, ma fa una scelta di vigliaccheria istituzionale verso il futuro”. Tutto giusto salvo il fatto che quella deroga, secondo Renzi, è stata legittima.

Invece, era questo il nodo gordiano di tutta la questione che, purtroppo, sarà sottratto dall’indagine parlamentare con grande soddisfazione dei suoi detrattori.

Pd e 5 Stelle in apprensione

Emblematici, a questo proposito, gli interventi degli esponenti della minoranza, durante la discussione in Senato, che hanno tradito una certa apprensione per l’istituzione della Commissione trincerandosi dietro le solite formule banali e superate.

Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd, ha rispolverato vecchie formule care al suo collega di partito ed ex ministro della salute, Roberto Speranza: “Coloro che vogliono la commissione d’inchiesta sul Covid sono gli stessi che allora pensavano che no-vax e complottisti fossero dalla parte giusta della storia. E ora vogliono usare la commissione come una clava per meri motivi politici”.

Gli ha fatto eco Giuseppe Conte che ha affermato di non aver nulla da nascondere ma, allo stesso tempo, ha cercato di calciare la palla in tribuna parlando “di epidemia affrontata a mani nude (anche questa una metafora speranziana, ndr) dopo anni e anni di governi che hanno tagliato la spesa sanitaria”. Nessun accenno alla logica dei Dpcm, ai poteri in deroga concessi alle regioni le cui ordinanze hanno inciso profondamente su diritti presidiati a livello costituzionale o agli sconsiderati lockdown che hanno provocato danni inenarrabili.

Verità sommerse

Allora, ha ancora una volta ragione Renzi quando scrive su Il Riformista che desidera ardentemente la verità. Peccato che una parte di quella verità non potrà mai emergere perché si è deciso di lasciare in un cono d’ombra la parte più importante dell’inchiesta. Così, si impara poco dagli errori se si crea un pericoloso precedente che, in presenza di una qualsiasi emergenza, legittima un esecutivo a esercitare i famosi “pieni poteri” perfino “in deroga alle libertà costituzionali”.

Per il resto, non ci resta che attendere i risultati della commissione dimezzata. Come da insegnamento calviniano: è dell’uomo giusto attendere con fiducia, dell’uomo ingiusto con timore.

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