Contro i Boomers: la loro colpa non è essere maschilisti, ma collettivisti

“Uomini deboli cresciuti nei bei tempi”, hanno dilapidato le ricchezze create dalle due generazioni precedenti e fottuto le due generazioni successive

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Simonetta Sciandivasci Montemuro, firma de La Stampa, sulla rivista allegata Specchio ha scritto una “lettera di odio” (così lei stessa la definisce) contro i Boomers.

Tutti ormai conoscono questo termine, mutuato dall’America, con cui si identificano i nati fra il 1946 e il 1964, nel pieno del boom economico, troppo piccoli per ricordare le devastazioni della guerra, troppo vecchi per vivere le durezze delle crisi degli anni Duemila.

La rabbia femminista

Purtroppo la giornalista si fa prendere la mano dalla rabbia femminista e, di quella generazione, scrive “siete maschi anche quando siete femmine, anzi più che maschi siete maschili”. Dove per “maschili”, intende ameni comportamenti quali: “colonizzatori, protervi, pigri, patronali, inquinanti, passivo-aggressivi, vampireschi, camerateschi, infantili, scaricabarile, grevi, gretti, talvolta violenti”.

Grazie per quel “talvolta”: altre femministe, come la Murgia, lo avrebbero omesso. Il maschio è sempre violento, anche quando è femmina (ma maschile). Questa sovrapposizione della causa femminista con quella generazionale confonde molto e induce il lettore a non leggere oltre.

I Boomers che lo hanno letto, comunque, si sono offesi ed hanno promosso una petizione su Change.org per far intervenire l’Ordine dei Giornalisti.

La questione generazionale

La questione generazionale, comunque, è seria e va affrontata con la massima serietà. Uno dei meme virali preferiti dai Boomers è una citazione dallo scrittore Michael Hopf: “Tempi duri creano uomini forti, uomini forti creano bei tempi, bei tempi creano uomini deboli, uomini deboli creano tempi duri”. Ma i Boomers non si rendono conto di essere loro l’anello debole della catena, gli uomini deboli creati da bei tempi.

La Greatest Generation

Partiamo infatti dalla più anziana delle generazioni ancora viventi: la Greatest Generation, costituita da persone nate dal 1901 al 1927. La “Greatest” Generation si chiama così in un mondo anglosassone in cui i suoi appartenenti, da adulti, hanno combattuto e vinto la Seconda Guerra Mondiale.

Da noi non ha lo stesso significato, visto che la guerra l’abbiamo persa. Ma sicuramente gli appartenenti a quella generazione hanno contribuito, più di altri, a ricostruire l’Italia e a porre le basi sia della rinascita democratica, sia del boom economico.

La Greatest Generation, insomma, risponde perfettamente alla fase degli uomini forti forgiati da tempi duri. E il nostro debito nei loro confronti non è ancora del tutto estinto.

La Silent Generation

La successiva generazione è quella “silenziosa”, formata dai nati dal 1928 al 1945. La Silent Generation ha subito la guerra, pur senza averla combattuta. Poi però, in età giovane e adulta, ha contribuito alla ricostruzione e soprattutto al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta.

La Silent Generation merita ancora il nostro riconoscimento per questo. Ma non per aver contribuito, sedendosi sugli allori del boom, ad aver istituito il sistema redistributivo che ha caratterizzato l’Italia dagli anni Sessanta in avanti.

Sicuramente i “silenziosi”, sia quelli che votavano, sia quelli che agivano concretamente in politica per cambiare il sistema, lo avranno fatto in buona fede. Dopo aver vissuto la coda delle sofferenze di un’Italia in macerie hanno concepito un sistema che desse la “giusta” ricompensa a tutti. Sono stati gli uomini forti, o i loro figli, che hanno creato i bei tempi.

I Boomers

Adesso arriviamo ai Boomers. Nati dopo la guerra, troppo piccoli per ricordare le macerie del Dopoguerra, hanno vissuto tutti gli anni migliori e più attivi della loro vita nel boom economico e in un mondo in crescita.

Il problema dei Boomers non è quello di essere “ricchi” (anche se lo sono, statisticamente, più delle generazioni precedenti e successive) e neanche quello di essere “maschili” (come se fosse una colpa), ma quello di essere ideologicamente inclini alle teorie delle redistribuzione.

L’individualismo metodologico insegna che solo gli individui pensano e agiscono, non esistono caste, classi, razze, tantomeno esistono generazioni dotate di una loro coscienza collettiva.

Però, è molto facile che la persona nata fra il 1946 e il 1964 abbia maturato aspettative basate su una ricchezza che continuava a crescere. Che abbia creduto maggiormente alle teorie più diffuse allora, secondo cui la ricchezza è una torta che va divisa equamente.

E sia stata più facilmente preda delle sirene dei movimenti totalitari, convinti che si debba usare la violenza per redistribuire la ricchezza. I Boomers più arditi, non a caso, hanno riempito le file della fallita rivoluzione del Sessantotto, chi semplicemente da contestatore, chi impugnando la P38 nelle Brigate Rosse, o nei Nar dalla parte opposta, con tutte le loro numerose derivazioni terroristiche.

I Boomers, nella stragrande maggioranza dei casi, sono nati e cresciuti collettivisti e quasi sempre restano tali. Sono convinti che l’economia sia veramente una torta e che occorra sbattere forte i pugni sul tavolo (o sparare, nei casi più estremi) per ottenere quello che vuoi.

Essendo numericamente la generazione più numerosa, è anche quella che ha ottenuto di più, col voto o con la militanza. E questo non vale solo per sindacalisti, militanti estremisti o terroristi, ma per tutti i partiti di quella generazione, anche la DC, anche il PSI, anche il PLI dagli anni Settanta: tutti erano collettivisti, in un modo che ora sarebbe impensabile.

E ha veramente spartito (leggasi dilapidato) le ricchezze create dalle due generazioni precedenti. I Boomers, insomma, sono gli uomini deboli cresciuti nei bei tempi.

La generazione X

Il cerchio si è chiuso con la Generazione X, formata dai nati dal 1965 al 1980, che ha goduto della ricchezza riflessa dalla Silent Generation, nel mondo creato dalla Greatest Generation. Ma appena avviata la carriera, gli Xers hanno subito la crisi di sistema generata dalla massa dei Boomers.

E siccome i Boomers dominano ancora nella cultura e nella politica, la Generazione X non ha avuto nemmeno gli strumenti intellettuali e politici per ribellarsi.

I tempi duri sono arrivati, creati dagli uomini deboli. E i tempi duri sono quelli che i Millennials (ormai tutti in età adulta) stanno subendo ancora adesso. Finché non diverranno uomini forti.

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